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Cinque anni nel femminile, ora la nuova avventura a Renate: «Un'esperienza magica, che mi ha fatto maturare»

Da quattordici a oltre duecento atlete, la Rhodense è cresciuta con Andrea Fornari, da quest'estate con l'Under 15 Serie C

UNDER 15 SERIE C RENATE •

UNDER 15 SERIE C RENATE • Andrea Fornari, arrivato con le Allieve alle fasi nazionali, ora in panchina coi Giovanissimi del Renate

Milleottocentoventisei giorni. Cinque anni alla Rhodense. Un'eternità, in un momento storico, decisivo, del club di Via Luigi Cadorna: partito con 14 ragazze nel 2021, arrivato a oltre duecento nel 2025. E Andrea Fornari, lì, c'è sempre stato. Da allenatore, da direttore. Uno sviluppo costante, continuo, per un club che nel femminile ci crede veramente. A luglio l'arrivederci, almeno per ora. Perché, se è vero che del futuro non c'è mai certezza, mai dire mai. Il ritorno al maschile, il salto a Renate: come vice in Under 15, portando la sua esperienza e cercandone di nuova. «Sono una figura che porta il suo bagaglio di idee, ma che deve ancora imparare tanto». Con una peculiarità: quella di aver conosciuto i due mondi e di fatto averli uniti: «Il calcio è calcio; e così deve essere vissuto». Differenze? Certamente. Ma di fondo non c'è altro che lo sport ed è così bisogna approcciarsi: «Negli anni alla Rhodense ho sempre avuto lo stesso approccio: di fronte ho delle atlete che hanno voglia di performare. E chiunque venisse a vedere le mie categorie mi diceva sempre la stessa cosa: un ritmo altissimo, "sembra quasi di vedere giocare una maschile". Ma è normale: ci son delle differenze, che mi hanno portato a crescere, a maturare come allenatore, ma l'importante è che ci si renda conto che abbiamo di fronte degli atleti e delle atlete. L'obiettivo rimane lo stesso».

ANALOGIE E DIFFERENZE

Calcio maschile e calcio femminile, due mondi opposti o estremamente simili? La domanda da un milione di dollari. Difficile avere una risposta univoca, interessante però chiedere a chi ha vissuto entrambi. Maschile - femminile - maschile per Andrea Fornari, che riprende un po' ciò che aveva detto anche Anita Coda. «Tante persone che ci vengono a vedere per la prima volta notano subito che qui c'è passione; si ritrovano quei valori che nel calcio dei maschi si sono un po' persi» raccontava l'ex Milan. Una sensazione che emerge fra chi lo vive da fuori, ma che si ritrova anche in chi questo calcio lo vive da dentro: «La prima cosa che ho notato - sottolinea l'ex Rhodense - è che le ragazze giocano perché vogliono, spesso i ragazzi si trovano a giocare perché devono. E questo influenza anche il modo in cui poi si rapportano allo sport: le mie giocatrici, dovendo anche in qualche modo andar contro lo stereotipo, mettevano in campo tutto loro stesse. Non c'era nemmeno bisogno di dirglielo. Gli atleti li devi spronare, li devi seguire un po' di più sotto quest'aspetto». Il trucco, se così si può chiamare, è trovare il modo, sapendo toccare il tasto giusto. E fermo restando che ogni atleta ha le sue peculiarità e il lavoro dello staff sta anche nell'individuare quei correttivi che permettono a tutti di capire nel modo migliore, c'è un valore comunicativo che nel femminile è centrale: «Le ragazze ti danno sempre il tutto per tutto: lo capisci quando aumenti il carico di lavoro. Non mollano mai, fin tanto che non sono stremate. Ma questo loro impegno e questo loro desiderio si trasmette su di te in forma anche di richiesta: di essere chiari, di essere coerenti. L'attenzione che rivolgono a ciò che dici è davvero altissima: loro vogliono migliorare, e se non lo fanno non sono contente. E per questo devono capire il perché di ogni esercizio. E per noi allenatori è un rischio: se anche ci contraddiciamo su ciò che abbiamo detto molto tempo prima, rischiamo di perdere la stima della squadra».

Cinque anni di crescita, per tutta la Rhodense. Che partita da quattordici ragazze, è arrivata a disputare la fase nazionale con le Allieve guidate proprio dal Fornari. «Io ho iniziato questo percorso affrontando nel 1° anno le realtà oratoriali circostanti, per poi concludere l’esperienza in un girone pari età under 17 con Inter, Milan, Juventus, Genoa, Sampdoria, Torino e Parma. Di strada ne abbiamo fatta tanta ed è stato molto complicato arrivare fin lì, con alcune atlete che sono rimaste con noi da quando abbiamo iniziato a giocare a 7 fino ad arrivare a 11». Una linea che punta verso l'alto, a caccia di un costante miglioramento. Per tutta la società, per lo stesso tecnico: «Queste ragazze mi hanno dato tanto: voler sempre comunicare con loro è stata la chiave per migliorare come allenatore. Non sono cambiato per lavorare con le ragazze, sono cresciuto». Un'estate di cambiamento; guardandosi indietro per voi volgersi in avanti: «Ho passato 4 anni ad insegnare il mio sport preferito senza mai dovermi limitare o modificare per il fatto che allenavo delle ragazze; ritengo questa parte di carriera la più importante della mia vita». Salutando Via Cadorna per un salto radicale - dal femminile al maschile, da una società dilettante a una professionistica - direzione Renate. «Un'esperienza magica, quella con gli arancioneri: mi porto tutto dentro, dalle relazioni, a ciò che con la Rhodense ho costruito. Ora una nuova avventura, sempre con lo stesso desiderio: che tutto ciò mi aiuti nel mio percorso. Sono stato accolto bene, in un ambiente che per me è molto stimolante. Mi sto mettendo in gioco, so che ancora devo imparare tanto e sono contento di essere qui».

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