01 Luglio 2020
Il Città di Varese
La fusione con il Busto 81 ufficializzata nel pomeriggio ha portato in dote la Serie D al Città di Varese. Al "Franco Ossola" si tornerà a respirare aria di grande calcio, i colori biancorossi torneranno a dar vita a sfide affascinanti in grandi piazze: insomma Varese si avvicinerà alla sua dimensione, quella conosciuta in decenni di professionismo che ha portato a lanciare numerosi campioni e far vivere delle grandi emozioni a tutti.
All'Ossola si rivedrà il «grande calcio» dopo aver visto, per un anno, il «calcio vero»: quello di Terza Categoria. Quello di campi in condizioni precarie con i tifosi assiepati attorno alla rete, di campi squadrati male o con gli spogliatoi angusti. Un calcio romantico, quello dove per un'ora e mezza sei "avversario" del tuo migliore amico col quale torni assieme a casa dopo la partita; un calcio dove l'arbitro è costretto a fermare la partita per identificare un ritardatario e permettergli di accomodarsi in panchina. Un «calcio vero», perché vera è la passione di chi per due volte a settimana è lì ad allenarsi con vento, pioggia, caldo o freddo. Il calcio è passione; è sentimento; è uno "strumento" per continuare a inseguire i sogni fatti da bambini. E i nostri «eroi» sono, e rimarranno, loro. Quelli che, anche da grandi, conservano quello spirito e inseguono quei sogni.
La passione e la volontà di vivere un sogno, quello di indossare i colori biancorossi, sono stati la stella polare di staff e giocatori che, la scorsa estate, hanno accettato la sfida proposta da Stefano Pertile e Stefano Amirante di tenere vivo il calcio a Varese. Il 26 agosto 2019, giorno del raduno delle Bustecche, non c'era praticamente nulla. Nemmeno sei mesi più tardi quella squadra guidata da Stefano Iori, vincendo lo scontro diretto con l'Oratorio Cuvio, ha vinto il campionato. Nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe stata l'ultima uscita e che quel campionato, causa gli eventi che conosciamo, non ha potuto essere festeggiato. Di quella vittoria non c'è, purtroppo, nessuna foto con i tifosi o con la Coppa, ma i ricordi sono tali anche se non immortalati. Il ricordo più grande è uno: restare nel cuore della gente. E i "pionieri della rinascita" resteranno, per sempre, nel cuore di tutto il popolo biancorosso.