Ottima stagione fin qui disputata dall’Orione, che prima dello stop forzato a causa dell’emergenza sanitaria, si trovava a otto punti dalla prima in classifica nel girone D della categoria Under 19 di Milano. Queste le parole del tecnico biancoblu Russo sull’obbiettivo che si erano prefissati per quest’anno e sulla qualità della rosa a disposizione: «Siamo partiti con l’idea di poter vincere il girone, poi durante una stagione accadono tante cose e in classifica pesano sicuramente i due pareggi con Aprile 81 e Arca. Sono indigeste anche le sconfitte nei due scontri diretti con Afforese e Villapizzone e quando perdi questo tipo di partite, poi è difficile rincorrere e recuperare. La squadra possiede un ottimo potenziale e devo dire che l’abbiamo costruita molto bene, con quattro classe 2000 e il resto composto solamente da 2001 e 2002. È un peccato che il campionato sia terminato così, avevo voglia di chiudere in bellezza la mia carriera da tecnico, poiché ho deciso di smettere di allenare, anche a causa di problemi di salute. Non penso però di stare lontano dal calcio, anzi vorrei rimanere in società, magari con un incarico dirigenziale». Arrivato a questo punto il tecnico si guarda indietro e ricorda il suo percorso: «Ho iniziato ad allenare nel lontano 1983, come vice del tecnico Alzani, nel San martino di Bareggio. Dopo due stagioni buone, Alzani è stato chiamato per dirigere il Lecco in serie D e io sono andato con lui. Poi mi sono sposato e ho deciso con mia moglie di tornare ad allenare in categorie più basse. Sono andato alla Lorenteggio, allenando il settore giovanile e vincendo anche un campionato con la categoria Allievi. Dopodiché, insieme al tecnico Terno, per due anni, siamo andati ad allenare i Giovanissimi regionali dell’Alcione. Infine sono arrivato all’Orione, dove ho allenato un po’ tutte le categorie, partendo dai giovanissimi e arrivando sino alla prima squadra, dove ho collezionato anche due promozioni, dalla Terza alla Seconda Categoria». Russo infine spiega qual è il suo modo di fare calcio e soprattuto qual è la differenza che c’è nell’allenare un gruppo del settore giovanile rispetto ad una prima squadra: «Non ho un modulo prestabilito, ma lo interpreto in base ai giocatori che ho a disposizione. Il più semplice da insegnare e da far capire è il 442 ma in queste ultime stagioni sto giocando con il 4312. Adottando questo schema di gioco, cerco di partire dalla difesa e di arrivare al gol attraverso azioni manovrate. Fondamentali i terzini che devono essere in costante proiezione offensiva, infatti il nostro esterno basso, Michelin Andrea, fin qui è riuscito a segnare anche diverse reti. Per quanto riguarda la differenza tra i gruppi, parto col dire che sono due ambienti totalmente diversi. Personalmente preferisco allenare un gruppo come Allievi o Giovanissimi, dove posso insegnare molte cose ai ragazzi. Cosa invece, molto difficile da fare con gli adulti, perché c’è poco da fargli capire, sono già arrivati ad un livello alto e l’unica cosa che conta sono i risultati».
Under 19 Milano: Russo, addio amaro dopo una vita dedicata alla panchina
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