Il tempo trascorso insieme, la condivisione di obiettivi, di gioie e di dolori fa di ogni squadra un piccola famiglia dove con il tempo ci si impara a conoscere e si iniziano a valorizzare non solo le qualità prettamente tecniche e calcistiche ma anche quelle umane. Ed è proprio sull'aspetto umano che l'allenatore degli
Under 14 della
VeroleseGiuseppe Sabaini ad oggi si concentra maggiormente probabilmente spinto anche da questo stop che ormai sembra non finire più: «
La più grande paura in questo momento è che i ragazzi possano rimanere indietro a livello relazionale. In questo lockdown ho capito l'importanza della condivisione di obiettivi che purtroppo in questo momento sta venendo meno a causa di questo fermo». Non bisogna stupirsi quindi della scelta che Sabaini ha dovuto prendere per quanto rigurada il ruolo di capitano: «
Nelle poche partite che abbiamo potuto giocare ho dato la fascia a Maccagnola, Legati e Regazzini. Ho scelto loro perché sono tre ragazzi che a livello tecnico sicuramente spiccano ma hanno anche a livello umano sono a dir poco fantastici». Pare quindi che questo allenatore abbia molto a cuore questi giocatori ma è anche affezionato al resto della squadra: «
Si tratta di un gruppo con un potenziale enorme che ad oggi resta comunque inespresso a causa della situazione che stiamo vivendo. Ho potuto allenare questi ragazzi solamente per il mese di settembre quindi il percorso formativo che mi ero prefissato è venuto meno». Nonostante questo allenatore valorizzi e premi chi dimostra di avere particolari doti umane ciò non lo distoglie anche dall'aspetto tecnico che in questo sport ha comunque la sua importanza: «
Per quanto riguarda il modulo non ne ho uno preferito ne prefissato. Solitamente li vario molto in base sia alle esigenze della squadra sia all'obiettivo della giornata. L'occupazione degli spazi resta per me la cosa fondamentale». L'importanza dell'aspetto tecnico si ripercuote anche suoi valori che Sabaini giorno dopo giorno cerca di trasmettere ai suoi giocatori: «
Sono una persona che si focalizza sugli errori ma che non li percepisce come degli sbagli ma anzi secondo me devono essere degli imput affinché nei miei ragazzi cresca la voglia di migliorarsi. Questo aspetto è indipendente dalle caratteristiche motorie di base di ciascuno di loro perché a parer mio con la passione e la costanza si può arrivare ovunque». E questo allenatore di questo aspetto è la prova vivente: «
Ho giocato a calcio in Promozione, Seconda e Terza Categoria prima come centrocampista e poi a fine carriera come punta. Non sono mai stato un calciatore che a livello tecnico eccelleva ma ho sempre dimostrato amore per ciò che stavo facendo e questa cosa nel tempo mi ha ripagato. Infatti sono stato il capitano di molte squadre in cui ho giocato». Un percorso che gli ha dato comunque molte soddisfazioni e che si è interrotto all'età di 43 anni quando Sabaini ha preferito dedicare la maggior parte del suo tempo libero alla sua famiglia. Nonostante ciò lo sport è sempre stato presente sia nel suo tempo libero nel ruolo di allenatore sia nella sua vita professionale essendo un insegnante di scienze motorie. E non c'è esempio più significativo quando si parla di fare della propria passione il proprio lavoro.
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