C’erano una volta le bandiere… Già perché ad oggi, nel mondo del calcio, purtroppo, sta diventando sempre più raro che un giocatore o un allenatore resti legato, per scelta sua ma anche della società, ad una stessa squadra, con un vincolo che non è quasi necessario mettere nero su bianco, perché sentito profondamente come un amore indissolubile. Ecco, se a livello professionistico, se ne possono contare sulle dita di una mano, anche scendendo nel mondo dei dilettanti, non sempre è frequente trovare un uomo che si possa definire una vera e propria
“bandiera”; una caratteristica rara, ma che è viva e luminosa nella persona di
Giacomo Tenti, allenatore navigato che ha intrecciato la sua carriera ai
colori rosso-blu dell’Accademia Varesina. Cresciuto a Venegono, Tenti lega la sua esperienza calcistica al club del suo paese prima da calciatore, militando nel
Venegono Calcio fino all’età di 28 anni, quando sceglierà di appendere al chiodo gli scarpini, per infilarsi al collo il fischietto da allenatore, iniziando, sempre al Venegono, come allenatore delle giovanili. Nella
stagione 2002/2003 arriva per lui un’occasione speciale, con una persona speciale: sulla panchina della prima squadra, allora in Eccellenza, arriva
Giorgio Dossena, che inserisce Tenti nel suo staff, e dopo due stagioni entusiasmanti ecco arrivare il coronamento di questo lavoro, con la
promozione in Serie De la gioia di dare al suo paese una grandissima gioia calcistica. Le numerose vicende extra-calcistiche porteranno poi nel 2010 alla nascita dell’attuale
Varesina, cambiando il nome e l’organizzazione della società, ma non il legame di Tenti, che fa parte fin da subito di questa nuova avventura guidando numerose annate, ma soprattutto portando numerosi risultati, come la
vittoria del campionato con l’annata ’96, la
promozione della Juniores ai regionali, ed il successo di tre stagioni fa con gli
Allievi 2002 con cui si è laureato
campione provinciale, crescendo anche giovani importanti, come Mattia Sala, tra le colonne di quel gruppo e che è ora un elemento fisso della prima squadra. Amore per la società, ma anche molta competenza, che dall’anno scorso è a disposizione del nuovo gruppo guidato da tenti, gli
Allievi 2004, per i quali l’allenatore esprime un giudizio più che positivo: «Quest’annata l’ho ritrovata dopo averla già avuta nella categoria Esordienti.
Penso che come squadra sia molto competitiva, ed anche se rispetto alla passata stagione abbiamo avuto delle uscite importanti, la società si è mossa egregiamente per mettermi a disposizione una rosa che a livello provinciale può essere protagonista.
È una squadra che nella sua omogeneità il suo punto di forza, essendo molto bilanciati in ogni reparto, e con la presenza di un ottimo reparto offensivo, in cui è stato molto importante per noi il recupero di
Riccardo Vaccaro; paradossalmente invece, tra il maggior punto debole che vedo siamo proprio noi, perché quando non riusciamo a portare le nostre qualità in campo diventiamo una squadra che può perdere contro chiunque». Qualità a cui Tenti cerca di dare una forma in campo affidandosi ad un offensivo
4-3-3, in cui oltre a dei fattori calcistici, prevalgono soprattutto
fattori mentali: «Ritengo che per le caratteristiche dei giocatori questo sia il modulo più ottimale, anche se la cosa su cui premo di più e che
in campo si presenti una squadra determinata e con una gran forza interiore. Credo che se ci si mette queste caratteristiche a livello psicologico, poi anche le capacità calcistiche vengono esaltate. Poi il calcio si sa è imprevedibile, però penso che
gran parte del risultato si decida grazie allo spirito di sacrificio e di determinazione che una squadra mette in campo». Filosofia chiara e precisa, per un allenatore che sa bene cosa vuol dire giocare per questa società, con la quale non ha alcuna intenzione di separarsi: «Ritengo di far parte di una società che è il fiore all’occhiello del calcio lombardo a livello giovanile, per cui già nella mia posizione, occupandomi di squadre provinciali, trovo un’organizzazione che è raro trovare da qualsiasi altra parte; se a questo aggiungiamo che è la squadra del mio paese, con tantissimi ricordi, con tantissimi amici, e che mi senta stimato da tutti, questo fa sì che non abbia nessuna esigenza di trovare altre situazioni.
Spero di rimaner qui fino a quando non smetterò». Una motivazione semplice, perché in fondo è dalla semplicità che si apprezza sempre più tutto quello che rappresenta una “bandiera”.
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