Urbano Cairo, presidente del Torino e principale editore italiano
Il presidente del Torino Urbano Cairo, nonché uno dei più importanti editori del nostro Paese, ha esternato che il calcio italiano è rimasto indietro perché non ha saputo riformarsi. In particolare, riprendiamo dal più importante e autorevole quotidiano sportivo italiano, che sarebbero sostanzialmente quattro i punti in questione e nell'ordine:
Le società italiane devono avere uno stadio di proprietà
Investimenti sui vivai
Tetto agli ingaggi
Nuova governance per la Lega di Serie A
Un manifesto in parte condivisile, ma vediamo come viene messo in pratica dal presidente dei granata.
Stadio di proprietà. Il Comune di Torino ha provato in tutti i modi ad assegnare lo Stadio Olimpico al Torino, ma non c'è stato nulla da fare. Nemmeno quando ad un certo punto sembrava disposto a darlo per la cifra esorbitante di 1,00 euro. Il Toro è stato irremovibile: niet. Un capitolo a parte meriterebbe poi lo stadio Filadelfia dove si allena la Prima squadra: costruito in ritardo di anni, estetica discussa e discutibile, ma soprattutto non di proprietà del Torino, ma di una Fondazione a cui il club versa un affitto. La storia del Torino, il Filadelfia, non è di proprietà.
Investimenti sui vivai. E qui la storia fondamentalmente si ripete con una aggravante. Le giovanili del Toro, oltre alla netta flessione sul lato meramente sportivo, non hanno una casa. Potrebbero averla dal momento che il Comune gli ha assegnato (ormai da tempo immemore) la concessione dell'ex impianto del Nizza Millefonti in Strada delle Cacce, ma i lavori non sono mai di fatto partiti. Cosa si aspetta? Non è dato saperlo. Quello che è certo che le squadre del settore giovanile stanno peregrinando nei vari centri sportivi di Torino subendo anche qualche umiliazione, in particolare quando arrivano i cugini, fanno l'affiliazione alla società proprietaria dell'impianto, e loro sono costretti a raccogliersi i conetti e traslocare. Nelle ultime due stagioni abbiamo visto due passaggi di vessilli (da granata a bianconero) emblematici: il caso del Volpiano, feudo per altro granata anche nel midollo, diventato punto Juve con la Primavera granata che ha dovuto andarsi a cercare un campo che quest'anno è stato niente meno che Biella; il caso Spazio Talent Soccer della Pellerina, l'impianto più grosso di Torino ripittato in breve tempo di bianconero lasciando non poche squadre granata a spasso.
Tetto agli ingaggi. L'idea è a prima vista geniale, per spendere meno facciamo cartello e tutti devono sottostare ai limiti che imponiamo. La Uefa non ci sta riuscendo con il Fair Play Finanziario, Michel Platini nel 2009 aveva lanciato la proposta del Salary Cup ma poi mai applicato, e questo è il primo scoglio. O riesce la Uefa ad imporre il tetto agli ingaggi oppure non è attuabile, al massimo si corre il rischio di impoverire ulteriormente il nostro calcio perché i migliori calciatori del nostro campionato andranno all'estero.
Nuova governance per la Lega di Serie A. La maggioranza qualificata, perché poi è questo che paralizza la Lega, sulla carta vorrebbe essere a protezione degli interessi dei club più piccoli, ma a lungo andare ha trasformato la Lega di Serie A in una palude. Gli interessi non possono essere coincidenti tra la Juventus e la Salernitana, con tutto rispetto per la squadra che anche quest'anno sarà guidata in panchina dal "nostro" Davide Nicola, ma fino a quando non ce ne faremo una ragione non se ne esce. Per di più, in questa palude, Urbano Cairo è spesso in prima linea nella scelta della Governance.
I punti di per sé non sono malvagi. Detto questo, se l'elenco lo avesse compilato il presidente della Juventus Andrea Agnelli, nessuno avrebbe potuto obiettare nulla, perché i bianconeri, i primi due punti li hanno messi a terra già 25 anni fa. Che lo dica il presidente del Torino che nel suo club fa l'esatto contrario provoca per lo meno un certo disorientamento.
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