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Giovani, adulti e anziani: le emozioni non hanno età!

Ognuno gestisce ed esprime le proprie emozioni a secondo delle sue capacità di manifestarle o meno

Giovani, adulti e anziani: le emozioni non hanno età!

Quando si parla di emozioni è difficile fare un distinguo preciso di chi si emoziona di più: i giovani, gli adulti o gli anziani? Di sicuro nessuno è escluso, ogni individuo gestisce ed esprime le proprie emozioni a secondo delle sue capacità di manifestarle o meno, qualunque esse siano, piacevoli o spiacevoli. Nell'intergenerazionalità, sono i nonni che spesso hanno un ruolo importante nelle relazioni con i nipoti in quanto trasmettono loro delle emozioni autentiche che traggono origine proprio dalle esperienze del vissuto. Per i minori i nonni sono come una enciclopedia vivente, restano affascinati dai racconti fantasiosi o reali che siano, stanno ore ad ascoltarli e si lasciano coinvolgere in quella emotività che arricchisce nel momento il tempo condiviso.

Ma anche i nonni ne hanno un beneficio, si sentono ascoltati visti e valorizzati sia come individui che nel legame di appartenenza alla famiglia, si sentono dei pionieri che con la loro esperienza possono essere utili ai giovani nipoti orientandoli a muoversi nel mondo che li circonda. Tra attenzioni, avvertimenti e inviti ad esplorare mantenendo sempre viva la curiosità, incitano i nipoti a non arrendersi mai ma a sviluppare le capacità personali nella gestione delle emozioni spesso fonte di comportamenti adeguati o inadeguati a secondo del contesto e delle azioni attuate nel dato momento.

Ora se consideriamo che i nonni non hanno un dovere preciso nell'educare in quanto forti del fatto che i minori hanno dei genitori ai quali spetta tale compito, ecco che si lasciano andare e manifestano liberamente la tenerezza, trasmettendo emozioni ai nipoti i quali si fanno rapire dal sentimento e manifestano una reciprocità verso i nonni restituendo loro un senso di benessere emotivo di grande significatività.

L'affermazione non ci deve indurre a pensare che solo i minori e gli anziani provano delle emozioni escludendo gli adulti, se così fosse, commetteremmo un grosso errore. Gli adulti, a livello sociale sono presi da una molteplicità di impegni che non lascia loro il tempo di lasciarsi andare così come possono fare gli anziani ed i bambini, la differenza sostanziale sta proprio in questo. La gestione del tempo influisce sulla qualità della vita, a volte è necessario non mollare, non prendersi del tempo da dedicarsi e viversi al meglio le emozioni che ben conoscono, di contro, attuano un contenimento delle stesse. Non a caso alcune volte ci è capitato di sentir dire “...non posso lasciarmi andare alle emozioni...”, altre volte “...non riesco a regolare le emozioni, preferisco ignorarle o reprimerle...”. Ma c'è anche chi sostiene che emozionarsi è come dare un'immagine di sé debole, di non avere carattere o di non sapere essere distaccato.

Di sicuro, reprimere le emozioni non è un bene, qualunque sia l'età dell'individuo, imparare a gestirle ed esprimerle correttamente è la scelta migliore. C'è chi sostiene che piangere se si è adulti è segno di debolezza, si ritorna ad essere bambini ma non è così, nel corso della vita non si piange solo per eventi negativi, si piange anche di gioia, le emozioni non hanno età e possono essere condivise attraverso il coinvolgimento del prossimo, vicino o lontano che sia, bimbo, adulto o anziano.

PietroTranchitella

Psicologo e psicoterapeuta

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