SportivaMente
09 Ottobre 2022
Riprendiamo l'argomento trattato nel numero del 3 ottobre, eravamo arrivati a parlare dell'importanza della memoria (memorie) sotto l'aspetto funzionale e ci eravamo fermati al fatto che in presenza di una degenerazione naturale (invecchiamento) oppure a seguito di un trauma (incidente) di una certa significatività, i neuroni subisco delle alterazioni. Nel primo caso per quanto difficilmente lo si accetti o almeno non tutti, l'usura che corrisponde al tempo trascorso (meno elegantemente l'invecchiamento) non sempre viene accettato e giustificato, l'altra condizione è quella di un “trauma vero e proprio” ovvero uno o più incidenti che nel corso della vita possono accaderci.
Con il termine di trauma non per forza ci dobbiamo riferire ad un incidente automobilistico o di altro genere ma a volte anche una semplice caduta in casa, per strada o l'aver ricevuto un colpo da oggetto contundente al capo o ad altre parti del corpo, involontario per disattenzione o provocato da terzi, il cui risultato può essere causa di una criticità funzionale che si traduce in una condizione oggettiva-soggettiva organica che limita la normalità dei movimenti, del pensiero, nonché delle emozioni e dei comportamenti che di conseguenza vengono agiti.
Quante volte in presenza, presso un impianto sportivo o comodamente seduti in poltrona, abbiamo assistito ad un trauma cranico tra due atleti (giocatori) che nell'impeto del gesto di prevalere sull'avversario finiscono vicendevolmente con il darsi un colpo di testa tra loro, mentre il pallone va da tutt'altra parte.
In tutti questi casi a prescindere dal luogo, dalle condizioni o dall'evento, ne derivano risposte comportamentali che fanno emergere la diversità nel comportamento attuato rispetto al precedente e che a volte può essere rappresentato da un rallentamento nella deambulazione o da quello di un rallentamento generale nelle azioni, nel ragionamento, nella capacità di cogliere e focalizzarsi sul momento, concentrandosi sull'elemento oggetto di argomentazione. Tutto questo avviene poiché l'accesso alle informazioni acquisite sono alterati o di difficile acquisizione in quel dato momento e, in alcuni casi più gravi, la compromissione può risultare anche su di una durata a medio lungo termine.
Di fronte ad una ed a volte più di queste condizioni, la prima cosa che la nostra mente elabora è quella dell'incapacità a fare, lo sconforto prende il sopravvento, la motivazione scende di livello, il ritiro sociale diventa il primo vero meccanismo reattivo di difesa con sé stessi e in relazione con gli altri ma anche la vergogna dovuta al disagio, fa la sua parte. L'autostima ne paga l'insieme delle conseguenze, la qualità della vita viene inficiata e appare critica e senza senso.
Una cosa della quale però è importante tenere bene a mente è che il nostro corpo in realtà non dimentica, soprattutto a riguardo delle capacità e delle funzioni apprese, siano esse atti motori puri (camminare, correre, muovere le braccia, girare la testa in una direzione o nell'altra, chinarsi, sedersi, alzarsi etc) che di sopravvivenza, quali ad esempio la respirazione automatica, lo stimolo della fame e della sete etc. Ed è per questa ragione che in presenza di un comportamento inadeguato in queste o altre funzioni che lo richiedono, si ricorre alla “Fisioterapia” che è un ramo della medicina della quale ci si avvale, per procedere alla cura di determinate malattie o degenerazioni sopraggiunte attraverso l'intervento di uno specialista che con l'ausilio di mezzi fisici (acqua, stimoli elettrici, luce etc) effettua interventi sul corpo che nel bisogno, di solito prevedono altresì massaggi e/o ginnastica mirata.
Allenando i movimenti corporei attraverso il processo fisioterapico, anche la mente ne trae beneficio in quanto va a rivedere e/o a memorizzare ex-novo le attività alle quali si è ricorso. In questo modo il processo dell'apprendimento appreso riprende ad essere al centro delle azioni di interesse dell'individuo. Azioni che vengono concretamente attuate con cadenza automatica, senza alcun ricorso al pensiero o a quanto immagazzinato nelle memorie a lungo termine in precedenza. Ma è opportuno far presente che, gli automatismi della mente umana non si esauriscono con quelli indicati sin qui, per cui ne proseguiremo l'approfondimento nel prossimo articolo.
di Pietro Tranchitella
Psicologo e Psicoterapeuta