Calcio e Infortuni
28 Marzo 2025
La pubalgia è una sindrome clinica “dolorosa” molto diffusa tra gli sportivi, soprattutto nei calciatori e in numerosi altri sport in cui siano previste attività fisiche di corsa, di salto e cambi di direzione.
Nella maggior parte dei casi può essere considerata una patologia da sovraccarico, vale a dire conseguente a microtraumi ripetuti che nel tempo portano a una sofferenza di muscoli, tendini o tessuto osseo nella regione pubica-inguinale e a una risposta di tipo infiammatorio. Nel calciatore, per esempio, alcuni gesti tecnici quali il calciare la palla con l'interno del piede, possono determinare una maggiore tensione e uno stress dei muscoli adduttori e della loro “attaccatura” al bacino.
Sono state identificate almeno 72 condizioni cliniche legate alla comparsa di “algia”, cioè dolore, a livello pubico: accanto a una vera tendinite degli adduttori, abbiamo cause traumatiche acute quale il dolore che insorge come conseguenza di un movimento brusco o di un contrasto e in cui l’origine del disturbo è spesso da attribuirsi a una lesione muscolare (di adduttori, addominali bassi, retto femorale, ileopsoas).
Altre possibili cause sono da ricercare in patologie dell’osso (osteopatia pubica, fratture da stress) o della parete addominale (ernie inguinali) ma sono da escludere anche patologie uro-ginecologiche e le compressioni dei nervi addominali.
In tutti i casi conviene effettuare una valutazione di tipo medico fisiatrico e indagare la presenza di uno squilibrio muscolare, dismetrie degli arti inferiori o alterazioni strutturali ossee che possono essere alla base e favorire la comparsa della malattia: quasi sempre esiste una correlazione tra pubalgia e problemi di tipo meccanico della colonna vertebrale e del bacino.
Altri fattori predisponenti sono legati all’uso di calzature inadeguate, al terreno di allenamento “troppo molle” o “troppo duro”, a un errore nella preparazione fisica e dei carichi di lavoro imposti in allenamento.
Il dolore è il sintomo principale: localizzato all'inguine o sul pube, monolateralmente o su entrambe le cosce, presente a freddo diminuisce con il riscaldamento; nelle fasi più avanzate tende a farsi continuo e fastidioso anche nei movimenti più semplici. Prima di eseguire qualsiasi esame è opportuna una visita medica specialistica.
Il trattamento varia ovviamente da caso a caso: nelle situazioni in cui il problema è determinato da una patologia erniaria, la soluzione sarà più spesso chirurgica; nelle forme legate a una sofferenza delle strutture miotendinee, l'approccio è di tipo conservativo e impone un riposo sportivo che talvolta può essere molto lungo (anche più di 6 mesi) e non accettabile, pertanto, per atleti di alto livello.
Nel tentativo di limitare il più possibile la fase di “stop”, inizialmente è necessario mettere in atto tutte le misure possibili, farmacologiche e fisioterapiche, per il controllo del dolore e dello stato di infiammazione. A tale scopo risultano molto utili la crioterapia (ghiaccio) e le terapie strumentali (ultrasuoni a freddo, laserterapia, ipertermia), la mesoterapia e le onde d’urto. Ovviamente la risoluzione del dolore non può essere considerata l’unico obiettivo della terapia.
Non appena possibile e nei limiti di movimento consentiti dal dolore, potranno essere iniziati gli esercizi volti alla mobilizzazione, al rinforzo muscolare e al recupero della coordinazione. Largo spazio deve essere dato agli esercizi di allungamento dei muscoli ischio-crurali (posteriori della coscia) e al rafforzamento degli addominali, meglio se in allungamento (lavoro di tipo eccentrico), ponendo grande attenzione alla correzione dei compensi e degli atteggiamenti posturali sbagliati, soprattutto durante il gesto sportivo. Infine, è indispensabile ricercare e rimuovere gli eventuali fattori predisponenti che hanno favorito l’insorgenza del sovraccarico studiando il pattern motorio attraverso il test di analisi del movimento.
In conclusione, la pubalgia è una sindrome molto frequente in chi pratica sport: poiché il dolore risulta essere spesso invalidante per l’atleta, tanto da costringerlo a lunghe assenze dagli allenamenti e dalle gare, è fondamentale fare una corretta diagnosi e iniziare il più precocemente possibile le cure per evitarne la cronicizzazione.
Il trattamento conservativo (cure mediche e fisioterapiche) risulta essere efficace nella maggior parte dei casi mentre l’intervento chirurgico dovrà essere preso da subito in considerazione solo nel sospetto di cause determinanti che interessano la parete addominale, di tipo non traumatico o funzionale.
La miglior cura della pubalgia è però come sempre la prevenzione che si realizza tramite l’inserimento, durante le sedute di allenamento settimanale, di adeguati esercizi di forza e flessibilità; ogni allenatore dovrebbe inoltre fare attenzione allo stato di forma dei propri atleti e, quando possibile, personalizzare il programma di allenamento in modo da evitare i sovraccarichi.
In quest’ottica, i test di valutazione funzionale e il consulto con un medico specialista possono essere di fondamentale importanza per identificare e correggere eventuali fattori di rischio.
Il Dr. Luca Tomaello si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma nel 2000 e si è specializzato, a pieni voti con lode, nel 2005 in Medicina Fisica e Riabilitazione. È autore di pubblicazioni scientifiche riguardanti patologie del rachide e del ginocchio. Nel 2000 è stato medico sociale della squadra di baseball serie A1 "Cantine Ceci", a Parma. Nel 2005 ha collaborato con il centro ISICO di Milano, specializzato nelle patologie della colonna vertebrale. Dal 2005 è medico del Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic di Torino e dal 2006 ne è il Direttore Sanitario. Dal 2010 al 2016 è stato consulente medico fisiatra della squadra Juventus F.C. Dal 2012 al 2014 è stato Consigliere del Comitato Sport SIGASCOT. Dal 2020 Consigliere del comitato Riabilitazione SIAGASCOT.