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«Si può fare? No, si deve fare», in campo per un calcio senza ostacoli

Lo sport è di tutti, l'inclusione è l'epicentro la formazione dei ragazzi la base, il Progetto Elisabetta raccontato all'Università

Progetto Elisabetta

Il prof Matteo Milani, la prof.ssa Maria Teresa Mara Francese, Vice Presidente Vicario della Lega Nazionale Dilettanti Christian Mossino e Responsabile Nazionale del DCPS Giovanni Sacripante

«Si può fare. Anzi, si deve fare». Il Progetto Elisabetta, di cui la professoressa Maria Teresa Mara Francese è responsabile, ha una missione precisa: l'inclusione dei giovani con disabilità cognitiva lieve-moderata. L'obiettivo di questo progetto è quello di formare, attraverso un percorso di tre anni, coloro che non posseggono i requisiti ministeriali minimi necessari all'immatricolazione universitaria. Il mondo del calcio mostra sensibilità riguardo l'argomento. Nella giornata di giovedì 15 febbraio presso l'Università degli studi di Torino sono state ospitate diverse realtà calcistiche per trattare l'argomento dell'inclusione nel mondo del pallone. Varie le rappresentanze presenti ospiti dell'ateneo: la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), il Comitato Regionale LDN Piemonte e Valle D'Aosta, la Divisione Calcio Paralimpico Sperimentale e la Lega Nazionale Dilettanti. L'incontro presso l'aula magna del complesso Aldo Moro dell'Unito si è aperto con un discorso della protagonista di questo progetto: Elisabetta, la figlia della prof.essa Francese che dà il nome al progetto. Luci soffuse e commozione generale aprono le danze all'incontro. Tra i vari ospiti presente anche l'ex calciatore Antonio Asta che ha preso subito la parola. «Soprattutto nel calcio bisogna includere» queste le parole dell'ex calciatore del Torino. Tra gli ospiti lustri presente, anche se tramite videomessaggio, la leggenda della Juventus Claudio Marchisio. L'ex calciatore azzurro si scusa per non essere presente di persona ma porta i suoi saluti sposando il progetto. L'altro protagonista di giornata è stato proprio il pallone. Un pallone da calcio è stato messo al centro dell'aula per essere firmato dagli ospiti dopo ogni intervento per poi essere donato all'ateneo come simbolo della giornata. Una trafila di saluti e ringraziamenti prima dell'inizio vero e proprio della «lezione», così ha definito l'incontro la prof.essa Francese. Tra i vari saluti e ringraziamenti quelli di: Mauro Foschia (Presidente regionale Lega Nazionale Dilettanti), Luciano Loparco (Coordinatore Regionale FIGC settore giovanile e scolastico), Vitantonio Zaza (Presidente AIAC, di Torino), Gioacchino Annaloro (Presidente AIA sezione di Collegno), Aurelio Giorgianni (Presidente AIA sezione di Torino) e Giovanni Spina (Delegato della Delegazione del comitato di Torino). Dopo gli interventi istituzionali si è passati al cuore dell'incontro.

Ad aprire il convegno è stato Marco Chessa (Presidente Associazione “Etica e Sport” e Vice Presidente Comitato per l’Organizzazione dei Giochi Mondiali Universitari Invernali di Torino 2025): «Bisogna passare dal "Si può fare" al "Si deve fare"». Parole forti dell'ex assessore della città di Torino ma che lasciano trapelare il suo pensiero riguardo l'argomento, un pensiero pratico e volto all'impegno concreto da parte di tutti. L'ex arbitro (tra i tanti ruoli rivestiti) presenta anche una serie di dati che fanno riflettere sul divario tra le persone che praticano sport in Italia e le persone diversamente abili che lo praticano. Lascia il pulpito rafforzando l'invito al concreto. Anche il Responsabile Nazionale del DCPS (Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale), Giovanni Sacripante, segue a ruota Chessa riportando dati importanti sottolineando l'importanza della pratica sportiva. Tra gli altri dati, Sacripante sottolinea anche il fatto che la FIGC è stata la prima federazione calcistica al mondo ad instituire una sezione dedicata ai ragazzi con disabilità. Christian Mossino, Vice Presidente Vicario della Lega Nazionale Dilettanti, va a braccio portando un «pensiero che viene dal cuore», come detto da lui. Anche Mossino invita alla pratica spronando le istituzioni definendo il Progetto Elisabetta come una splendida iniziativa. «Si parla di progetti ma dovrebbe essere la normalità», parole toccanti che rimarcano il fatto che la disabilità non dovrebbe essere un argomento sul quale discutere ma una cosa normalissima. Chiude i primi interventi il Consigliere LND Piemonte e Valle d'Aosta, Agostino Guarnieri. Il Consigliere si sofferma sul fatto che oltre i ragazzi bisogna costruire il contorno, dalle infrastrutture alla formazione dei coach. «Ho visto cose che pensavo impossibili: ragazzi non vedenti e ipovedenti giocare a calcio con utilizzo di strumenti specifici come palloni sonori, sono rimasto colpito».

La prova vivente di tutte le belle parole degli ospiti sono state le società sportive: Torino For Disable e Juventus For Special. Presenti anche le associazioni: Insuperabili e Terzo Tempo. Terzo Tempo è un'associazione che si occupa di ragazzi con ritardi cognitivi medio-gravi che si impegna a far divertire i propri giovani. Insuperabili nasce 10 anni fa, parte da Torino ma ora ha sedi in tutta Italia. Accolgono ogni disabilità formando l'atleta (circa 700 nella Penisola) attraverso allenamenti e affiancamenti di psicologi professionisti. Altrettanto fa la Juventus For Special con un progetto sociale prima che sportivo con l'obiettivo di formare il calciatore. La parola per il Torino For Disable la prende il tecnico Michele Delvecchio spiegando il progetto speculare alle associazioni precedenti non riuscendo a trattenere la forte commozione: «Il progetto ti emoziona non solo a livello sportivo, io alleno i normodotati ma le emozioni e le soddisfazioni che mi trasmettono questi ragazzi è indescrivibile».

Gli ultimi interventi sono stati di ex sportivi e dei docenti. Giancarlo Camolese tra questi. L'ex tecnico del Torino, attualmente docente della scuola allenatori del Settore Tecnico della FIGC a Coverciano, spiega come funziona il settore dedicato ai ragazzi con disabilità, illustrando i vari step da seguire per diventare professionista. La FIGC accoglie i ragazzi dagli 8 anni facendogli allenare e svagare fino ai 12, età in cui possono iniziare a giocare partite vere e proprie. Alfredo Trentalange è l'ultimo nome illustro dello sport. L'ex arbitro rimarca l'importanza dello sport: «Ricordo un incontro in carcere, un ragazzo che non parlava da molto tempo riuscì tranquillamente a parlarmi quando l'argomento trattato era il calcio, questa cosa mi stupì, attraverso lo sport si fanno grandi cose». Prima delle foto di rito chiudono l'incontro la prof.essa Silvia Ulrich, coordinatrice del Progetto Elisabetta, riportando la storia del libro «La domenica che vinsi i mondiali» di Friedrich Christian Delius e la responsabile prof.essa Francese che rimarca il ruolo del calcio come mezzo di comunicazione per far arrivare il messaggio dell'inclusione. Al termine dell'incontro come da prassi: saluti e foto con i ragazzi delle associazioni che sono usciti contentissimi di questo incontro.

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