Il caso
21 Novembre 2025
Attribution 4.0 International
La mano che vibra tra forchetta e telefono, il brusio di un ristorante nel cuore di Medellín, le luci al neon riflesse sul piatto. È la sera del 31 gennaio 2025 quando un uomo – identificato dagli inquirenti come un potenziale testimone in un procedimento federale – viene raggiunto da colpi ravvicinati, in pieno locale. Secondo gli investigatori, l’ordine di uccidere parte da un ex protagonista della neve: Ryan Wedding, snowboarder della squadra canadese alle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, oggi inserito nella lista dei Ten Most Wanted dell’FBI e accusato di guidare una delle più aggressive reti di narcotraffico del Nord America. L’omicidio, per gli inquirenti, è l’ennesimo tassello di un mosaico fatto di intimidazioni, appalti di violenza e flussi di denaro che attraversano tre continenti.
Il nome di Ryan James Wedding – classe 1981, cresciuto a Thunder Bay – emerge nei registri sportivi come promessa dello snowboard: parallelo gigante, Salt Lake City 2002, 24º posto. Poi il buio. Gli atti giudiziari e i dossier federali descrivono un passaggio di campo: dalla neve alle rotte della cocaina. La metamorfosi, sostengono le autorità americane, prende forma negli anni successivi, fino a tradursi in un’organizzazione che, “routinariamente”, avrebbe movimentato centinaia di chilogrammi di droga a viaggio dal Colombia–Messico–California verso il Canada e altri hub negli Stati Uniti. Nel marzo 2025, l’FBI lo inserisce tra i dieci latitanti più ricercati.
Nel frattempo, tra giugno 2024 e settembre 2024, a Los Angeles una super‑accusa federale si allarga: a Wedding vengono contestati capi d’imputazione che includono la direzione di un’impresa criminale continuata, la cospirazione per il traffico di stupefacenti, omicidi e tentato omicidio “in connessione con un’impresa criminale”. Nelle carte compaiono anche alias – “El Jefe”, “Giant”, “Public Enemy”, “James Conrad King”, “Jesse King” – e l’indicazione, ribadita più volte, del suo presunto legame operativo con il cartello di Sinaloa.
Nel novembre 2025 la taglia su Wedding viene aumentata fino a 15 milioni di dollari, cifra che sottolinea l’urgenza della cattura e la pericolosità attribuita al latitante. Il comunicato dell’FBI indica che il 44enne è ricercato per la gestione di un traffico transnazionale e per aver “ordinato” omicidi, incluso quello del testimone ucciso a Medellín. Nello stesso quadro, vengono offerte ricompense aggiuntive per informazioni sugli esecutori materiali del delitto: un motociclista che avrebbe pedinato la vittima, un secondo sicario entrato nel ristorante per sparare “circa cinque colpi alla testa”, e un autista che avrebbe facilitato la fuga.
La definizione più cruda arriva dalle parole attribuite alle autorità statunitensi: sotto la regia di Wedding, l’organizzazione avrebbe movimentato fino a 60 tonnellate di cocaina l’anno, risultando “il più grande distributore in Canada”. Sono affermazioni investigative, non sentenze, ma danno la misura dell’allarme e della scala economica ipotizzata: si parla di flussi fino a “oltre 1 miliardo di dollari annui” di proventi illeciti, secondo alcune ricostruzioni diffuse in conferenza stampa.
Le pagine “Wanted” dell’FBI ricostruiscono con scarne parole la dinamica dell’omicidio del 31 gennaio 2025. Tre sconosciuti: un motociclista che segue la vittima; un secondo uomo che entra nel locale e spara; un autista che aspetta per il recupero e la fuga. Una procedura “professionale”, rapida, visibile. Per gli inquirenti, l’omicidio è la conseguenza diretta della strategia del gruppo: colpire testimoni, concorrenti, debitori o chiunque, nella loro visione, possa disturbare il flusso di merce e denaro. È l’intreccio classico di un apparato di narcotraffico moderno: logistica, finanza, intelligence rudimentale su bersagli, violenza mirata.
Da Washington a Los Angeles, le agenzie federali parlano da mesi di una manovra coordinata battezzata “Operation Giant Slalom” – omaggio amaro alla disciplina olimpica dell’indagato. Nella seconda metà del 2025, il Dipartimento di Giustizia annuncia una nuova tranche di arresti, 10 in un solo giorno, che porta a 11 il totale dei fermati collegati a quell’indagine. Tra i nomi compaiono figure canadesi e colombiane, e – secondo gli atti – persino un avvocato penalista dell’Ontario. Il quadro accusatorio parla di money laundering, intimidazione di testimoni, cospirazioni per l’esportazione di cocaina e – nel capitolo più grave – omicidio di un testimone federale.
Parallelamente, i comunicati ufficiali ricordano che Wedding è stato formalmente aggiunto alla lista dei Ten Most Wanted il 6 marzo 2025 – numero 535 dall’istituzione dell’elenco nel 1950 – e che, almeno fino ad oggi, risulta ancora in fuga. Gli investigatori ritengono che **viva in Messico, dove potrebbe contare su protezioni e logistica, ma non escludono spostamenti in Stati Uniti, Canada o Colombia. Per chiunque disponga di informazioni, sono stati attivati canali dedicati, inclusi numeri e piattaforme di messaggistica, oltre al portale tips.fbi.gov.
La sovra‑struttura delineata dagli atti è la stessa che ricorre in molte inchieste sul traffico di cocaina: acquisti in Colombia, transito e protezione logistica in Messico, sbarco in California del Sud; poi la risalita verso il Canada grazie a courier networks su mezzi pesanti e depositi intermedi nascosti nelle metropoli (le cosiddette stash houses). L’organizzazione avrebbe un core canadese e proiezioni operative in più Paesi, oltre a una catena di comando capace – è l’ipotesi investigativa – di attivare killer quando serve. Il nodo critico, per chi indaga, resta la resilienza della rete: sostituibilità degli autisti, compartimentazione dei corrieri, pseudonimi e documenti falsi per i capi, pagamenti frazionati attraverso money mules e canali di crypto. Tutto, come sempre, retto da un calcolo costi/benefici: se un carico salta, un altro è già in viaggio.
Uno degli elementi più inquietanti riportati dalle autorità è l’asserita centralità del Canada come mercato di destinazione e base di redistribuzione. La frase – “il più grande distributore di cocaina in Canada” – rimbalza nelle note federali, insieme alla stima‑simbolo di 60 tonnellate l’anno. Va sottolineato: si tratta di accuse e valutazioni investigative, che finora non hanno trovato un contraddittorio in aula perché Wedding non è stato arrestato né processato. Per gli Stati Uniti, il tema è anche sanitario e sociale: il fentanyl inonda i mercati, mentre la cocaina torna a crescere per purezza e offerta. Inserire un profilo ad alta visibilità come quello di un ex olimpico nella Top Ten serve anche a mobilitare opinione pubblica e segnalazioni.
La traiettoria di Wedding non comincia dal nulla. Cronache e documenti richiamano un precedente negli Stati Uniti: una condanna per traffico di cocaina circa 15 anni fa; poi – sempre secondo gli atti recenti – un presunto ritorno all’attività con un salto di scala. L’indagine federale collega alla sua cerchia almeno quattro omicidi fra Canada e America Latina nell’arco di due anni, inclusi episodi che avrebbero colpito civili fuori dal circuito criminale. Alcune ricostruzioni giornalistiche citano, ad esempio, l’attacco del 2023 a Caledon (Ontario), con due vittime appartenenti alla stessa famiglia: un episodio di ritorsione generato – nella lettura investigativa – da un carico di droga rubato. Sono tasselli che concorrono alla narrazione univoca: un gruppo ruthless, indifferente ai danni collaterali. Anche qui, vale la premessa: sono accuse, sulle quali la parola definitiva spetta ai tribunali.
Il soprannome “Giant” nasce sulle piste; oggi evoca altro. Nella narrazione pubblica, l’abisso tra Olimpiadi e latitanza amplifica l’impatto del caso. Ma la notizia non è il “caduta dell’eroe”: è l’investigazione su una supply chain criminale che, se provate in giudizio le accuse, avrebbe trasformato il capitale simbolico dello sport in schermo e leva per costruire reti, fiducia e coperture. Il fatto che i federali abbiano scelto un nome in codice come “Giant Slalom” dice molto della strategia comunicativa: ricordare che, dietro l’icona sportiva, c’è un presunto boss da catturare. E – soprattutto – che la catena non si regge su un solo uomo: la lista degli arrestati è lunga, con ruoli che vanno dal legale al corriere, dalla logistica alla mediazione.
In questa storia, il dettaglio che resta addosso è il contrasto: un ragazzo che a 20 anni sfilava nello stadio olimpico, e che oggi – secondo la ricostruzione accusatoria – avrebbe commissionato un omicidio tra un tavolo e l’altro di un ristorante. Il resto è lavoro per polizia, magistrati e difese. Per chi, leggendo, si chiede “come finisce”, la risposta – per ora – è solo una: finisce quando Wedding comparirà davanti a un giudice. Fino ad allora, il suo nome resterà nella lista dei dieci che gli Stati Uniti vogliono, più di tutti gli altri, fermare.