Il pungiglione
17 Giugno 2024
Il momento della forma di Antonio Conte con il Napoli di Aurelio De Laurentiis (foto Facebook SSC Napoli)
Gli imprenditori sono coloro i quali creano un'impresa per generare profitti. Il calcio, proprio per la capacità di raggiungere milioni di persone, è diventato sempre più un'industria, e ogni club è diventato un'impresa in grado di produrre fatturati elevati. Nel nostro calcio professionistico i nostri 100 presidenti - quasi tutti imprenditori di successo, senza una laurea sul calcio (non esiste, ma per alcuni autoassegnatasi ad honorem), abituati a guadagnare anche quando dormono, e che vogliono intascare anche con il calcio, cercando non solo utili, ma soprattutto grande visibilità. Questo dopo aver investito corposi capitali e scelto, dopo un lungo lavoro di casting, direttori sportivi, allenatori adatti al modulo di gioco scolpito nelle loro menti, acquistato calciatori con il supporto di procuratori fidati (i quali, conoscendo i loro polli, esaltano le qualità dei loro assistiti.
Il periodo più bello dei presidenti è quello dove da protagonisti gettano le basi della nuova stagione calcistica, lì tutti vincono il campionato o qualche coppa, lì tutti non retrocedono. Il calciomercato è alle porte. I loro direttori sportivi (tutti senza portafoglio) li chiamano ad ogni minima trattativa. I giornali parlano solo di loro, i tifosi stufi di promesse aspettano la famosa bomba di mercato. I presidenti presentano i propri allenatori come scienziati del calcio, facendosi vedere nei migliori ristoranti della città, o nelle proprie sedi con i mister, che sorridenti firmano contratti milionari, chi viene presentato in conferenza stampa dove promesse e obiettivi da raggiungere si sprecano. Sì, è proprio il periodo dell'amore tra presidenti e allenatori, per quasi tutti un nuovo amore. Solo pochi di loro si rinnovano fedeltà prolungando i contratti facendosi fotografare felici e contenti, magari, davanti ad un trofeo appena vinto, dimostrando così a tutti una felice convivenza. Si parte per il ritiro, i primi allenamenti, i Presidenti felici a bordo campo, o stravaccati in panchina controllano, si informano, ascoltano, fanno sentire la loro presenza. Le prime amichevoli importanti, i primi dubbi, le prime incertezze, i primi commenti e le prime smorfie. Il campionato parte ma non con il botto, e davanti a qualche risultato negativo i president iniziano a far sentire velatamente il proprio malumore, i più presuntuosi si affacciano negli spogliatoi prima della partita, e se non contenti tra il primo e il secondo tempo fanno irruzione chiedendo spiegazioni. In caso di sconfitte, senza confrontarsi con i propri allenatori, spediscono tutti in ritiro. Cominciano le prime avvisaglie, i primi sintomi di insoddisfazione, le informazioni quotidiane sulla squadra raccolte al telefono con i mister da loro scelti e considerati il meglio per le proprie squadre si diradano o addirittura cessano. Se chiamano loro non si fanno più trovare.
Inizia il periodo più brutto per gli allenatori, i malumori si fanno sempre più sentire, le paure incombono. Vincere subito e in fretta è l'unica medicina che può evitare i tanti saluti e grazie. Le classifiche, i gol fatti, e i gol subiti sono inguardabili, i tifosi contestano giocatori e presidenti. È l'ora delle decisioni, le porte girevoli si aprono: allenatori che escono, allenatori che entrano come in un grand hotel. I tecnici non vengono esonerati, licenziati, sollevati, no: vengono cacciati.
Miei cari presidenti, grandi imprenditori nella vita, spesso a disagio e senza risultati nel calcio, è tanto difficile capire che sono solo i grandi giocatori che fanno rimanere nella storia voi e diventare grandi gli allenatori? Pagate 10 milioni l'anno i vostri condottieri per sentire dire dalla panchina “Calma, calma, calma!” o vedere mettersi un dito sulla tempia ed urlare "ragioniamo". O sentire tra il primo e il secondo tempo urlare: stiamo alti c...o, non pressiamo da soli, questa c...o di partita la dobbiamo vincere. No, non è possibile, con tutti quei soldi mettete a contratto tre grandi giocatori che fanno gonfiare le reti, riempire gli stadi, trovare sponsor e televisioni! È così che si investe e si vince. Gli schemi sono figli di allenatori che preferiscono mettere se stessi al centro di un progetto invece dei loro calciatori. Inter e Sassuolo possono utilizzare lo stesso modulo e la stessa tattica ma non avranno mai la stessa classifica. Convincetevi che non ci sia ancora oggi schema migliore che acquistare fuoriclasse. Investite su giovani ex calciatori diplomatisi al Supercorso di allenatore a Coverciano. Faccio un esempio: Ribery e Handanovic sono due campioni tra i 20 altri bravi calciatori professionisti che attualmente partecipano al corso di prima categoria. Confrontare le loro esperienze di calcio giocato, di moduli, di schemi, di tattiche, di preparazione atletica, con chi allena da anni, senza aver mai messo un paio di scarpe bullonate, è improponibile. Il curriculum parla sempre chiaro, è una garanzia. Date a loro una squadra, e, come prima esperienza, meno soldi, ma più campioni. Vi stupiranno.