ECCELLENZA
13 Novembre 2025
ECCELLENZA MODICA • Alejo Romano, il portiere che ha segnato con il Messana (fonte foto: Modica Calcio)
Certe storie si raccontano attraverso le immagini: un portiere nel punto di battuta, un attimo di silenzio che taglia gli insulti, e in mezzo solo il battito accelerato del cuore. Sei lì, davanti al pallone. Vuoi calciare, devi farlo bene. Non puoi e non devi sbagliare. Uno, due, tre passi. Il tiro parte, la palla sorvola la barriera e si infila in porta. Lo stadio esplode. Il telecronista impazzisce. Tutti i tuoi compagni e lo staff si tuffano in campo per abbracciarti: sì, stavolta l'hai fatta grossa. Sei un portiere e hai segnato. E no, gli insulti non sono finiti lì, ma tu sai quel che vali e l'hai appena dimostrato. Che poi il tuo gol riapra una partita che vale il primo posto sono quasi dettagli. Che poi quel gol ridia speranza a una città che quella Serie D l’ha vista scivolare via troppe volte, è storia. E adesso, tu, sei parte di quella storia.
È portiere da sempre. Alejo quel ruolo l'ha scelto. Nasce nel 1998 a Buenos Aires, precisamente a Lanús, a cinque chilometri da dove è nato Maradona. Cresce nel Boca Juniors, dove gioca per più di dieci anni, arrivando anche in prima squadra: «Ho condiviso il campo con grandi giocatori come Tévez, Bentancur, Nández, Retegui» afferma il portiere. Il calcio è parte della sua vita da sempre: infatti, anche il padre - che ha fatto la Serie B in Argentina - e il fratello hanno sempre giocato a calcio. E quando si parla di famiglia Alejo ci tiene a ricordare: «La mia famiglia per me è stata tutto. Abbiamo fatto tanti sacrifici per arrivare fino alla prima squadra quando ero là. Sono sempre stati al mio fianco, insieme alla mia fidanzata che mi supporta ogni giorno».
Ma Alejo Romano è anche e soprattutto un profilo noto nel calcio siciliano: passa per Atletico Vieste, Jonica e soprattutto Paternò e Athletic Club Palermo, dove ha contribuito a una doppia promozione in Serie D e alla vittoria della Coppa Italia Dilettanti sotto la guida di Filippo Raciti, oggi suo allenatore a Modica. E, ovviamente, anche durante la finale di Coppa Eccellenza Paternò-Solbiatese, Alejo si era reso protagonista parando un rigore: «Per me è stata una finale da sogno» ricorda l'estremo difensore. Festa fatta, il gruppo parte per un'altra avventura, stavolta direzione Modica.
Prima il contesto. Girone B di Eccellenza sicula. Il Modica e il Messana si incontrano in casa della seconda per giocare l'anticipo di sabato 8 novembre valido per la nona giornata di campionato. Fino a quel momento sono entrambe prima in classifica a pari punto. Ma c'è di più, le due formazioni si erano incontrate qualche giorno prima per l’andata dei quarti di finale di Coppa Italia di Eccellenza, chiudendo sul risultato di 0-0. Stesso stadio, emozioni completamente diverse. Infatti, il primo tempo della sfida valida per il campionato finisce già 1-1 con le firme di Alioto - per il Modica - e Franchi per il Messana. Duplice fischio e squadre negli spogliatoi.
Inizia il secondo tempo e dopo giusto un minuto di gioco Le Mura segna il gol del vantaggio casalingo. È lì che succede tutto: Alejo si allontana dalla porta, toglie i guantoni e si ferma. Il regolamento è chiaro: il gioco non può proseguire se il portiere non è in campo. E allora passano i minuti. Gli insulti verso Alejo aumentano, la confusione persiste. Ma il portiere del Modica ci tiene a precisare la motivazione dietro l'allontanamento dalla porta: «Io mi sono fermato quando hanno iniziato a lanciare oggetti in campo». E allora Alejo protesta nel modo più classico e elegante di tutti: restando in silenzio ad osservare. La confusione aumenta, il gioco riprende. Il Modica dopo pochissimo guadagna una punizione, il numero 1 rossoblù non ha dubbi: va lui. «Mi alleno tutti i giorni. I miei compagni sanno che calcio bene e mi spingono sempre a provarci. Pensavo che avessimo bisogno di una spinta, così sono andato e per fortuna è andata bene». E allora i tifosi del Modica esplodono di gioia: al 13' della ripresa segna Alejo. Indimenticabile, per lui e per chiunque stesse intorno: «È stata un’emozione incredibile vedere tutti i miei compagni godere come pazzi, davvero una cosa bellissima». 2-2. Dopo circa 10 minuti poi ci pensa Mollica di testa su punizione di Valença a firmare il 2-3 e a completare la rimonta. La storia è scritta e il cognome di Alejo rimane indelebile nel tabellino. A prescindere da come andrà: infatti pare che il Messana abbia fatto ricorso per lamentare i minuti di gioco fermo - che sono stati poi ampiamente recuperati.
«Sono tre anni che siamo con il mister e vincere con lui non è un caso: avere un gruppo forte e unito è fondamentale per puntare a vincere il campionato e anche la coppa. Siamo consapevoli che dobbiamo portare il Modica in Serie D», conclude così l'intervista Alejo. E in queste parole c’è tutto: la convinzione, la fame e quella promessa che la città aspetta da anni. A Modica la Serie D è più di un obiettivo, è un sogno rimasto lì, a un passo. Due anni fa la finale nazionale dei playoff persa con il Pompei, l’anno scorso quella con il Real Normanna: andata vinta, ritorno amaro. Due volte sfiorata, mai davvero dimenticata.
E oggi quella speranza torna a battere forte tra le vie della Contea. Perché qui il calcio non è solo passione, è identità. Lo sanno i tifosi che riempiono le tribune, quelli che urlano «Noi siamo il Modica Calcio» come fosse un’eredità. Lo sanno i giocatori, lo staff, chi vive la città ogni giorno. Mercoledì 19, al “Pietro Scollo”, arriverà il Messana per il ritorno dei quarti di Coppa Italia di Eccellenza. Un appuntamento che sa di destino, nello stadio che porta il nome di chi, per il Modica, ha dato tutto. A “Zio Pietro”, storico massaggiatore e presidente onorario, i tifosi dedicano ogni urlo, ogni abbraccio, ogni vittoria. Perché a Modica il calcio è molto più di semplice calcio.