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Facce da derby - Pergolettese: una macchia sulla tela, ma il quadro ha orizzonti ben più lontani 

Pergolettese

I tifosi della Pergolettese

Dischetto maledetto. E maledetto il recupero. Così per la Pergolettese la storia cambia. E cambierà il ricordo di un derby atteso, preso, condotto fino a un nonnulla dal triplice fischio. Giù, dopo quarantadue anni tocca vedere bianco ma soprattutto nero. Giù. Ma basta osservare il volto di Curti : misurato, comunque, come sempre. Ciò che serve ora. Ciò che ha portato i gialloblù a stupire l’anno scorso. E a disegnare una squadra che ha tutto per farlo ancora. Perchè questo derby è sì, in fin dei conti, una macchia. Ma il prima ed il dopo poggiano su radici profonde. Per il momento serve un digestivo. Luce, ieri sera: forte, fortissima. In un amen il buio. Un lumicino poi. Spento anche quello. La Pergolettese, in cinque giorni, è passata dal battere una squadra di C (la Giana) a dover fare i conti col fattore C: un gol subito all’ultimo minuto, dal Crema poi. Anche se a ben vedere la rete di Tomas, trattasi di errore. Non di malasorte. Dice infatti Curti, a proposito della stecca del suo portiere Leoni: «Sono arrabbiato non tanto perchè non ha tenuto la palla, ma per la lettura della punizione. Ha voluto solo due uomini in barriera, ne avesse messi quattro… E’ stato un colpo morbido, avrebbe impattato sulla barriera. Non c’era uno spillo nè un buco per passare durante la partita, non ho avuto la sensazione che il Crema potesse segnare». Ma questa Pergolettese arriva da lontano. Ha vissuto un campionato, quello scorso, che sembrava destinato all’anonimato. Tutt’altro: Curti è artista riconosciuto, ma le sfumature le lascia sulla tinozza, perchè in campo dà in primis quadratura. Si pensi al suo Fanfulla, quello portato in Serie D battendo proprio il Crema ai playoff, quello che si infiammava in ripartenza, quello del «ogni partita è come una stanza. Dobbiamo aprire la porta, prendere tutto quello che c’è dentro e uscire. Un concetto zen, no?». Curti ha (ri)lanciato Carletti, ha ridisegnato Piras. Esempi. Poi i dati: ha visto i suoi vincere otto partite su otto in avvio di campionato, scomodando i nostalgici di Venturato. Non il miglior attacco del campionato, non la miglior difesa. Tutt’altro. Ma lì. Playoff. Quest’anno? Dentro i 13 gol di Poesio da Chieri a centrocampo, dentro i chilometri di Dragoni da Renate. In avanti Ferrario, in doppia cifra nel Monza che ha tritato il campionato. In difesa, ora, anche Contini: curriculum che dice, tra le altre, Parma, Napoli, Real Saragozza, Siena. Per la Pergolettese, insomma, tutto profuma di anno della consacrazione. Il derby va archiviato. E’ stato in fin dei conti un attimo, un minuto. E’ molto di più ciò che c’è dietro. E davanti.
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