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Alessandro Cardinale, il Re dell'Est; cultura, calcio e voglia di arrivare

Attività di respiro Europeo: «Preferisco puntare sulla qualità che sui numeri»

Alessandro Cardinale, il Re dell'Est; cultura, calcio e voglia di arrivare

Senigallia, Ancona, Marche, Italia, Europa. Dal piccolo al grande, dai campi regionali a quelli internazionali. Il mondo di Alessandro Cardinale parte dal noto paese marchigiano arriva fino alle competizioni internazionali. «Pochi ma buoni» è il suo motto, in una visione calcistica senza confini.

Com’è nata l’idea di fare l’Agente Sportivo?
«Ho capito che il mio tempo da calciatore era finito quando sono arrivate le regole sulle valorizzazioni e sui fuoriquota. A 28 anni le mie soddisfazioni me le ero tolte, e così dopo aver preso la Laurea in Legge ho svolto l’esame da Agente Fifa».

È cambiato il calcio rispetto a quegli anni? «Forse la mia generazione era qualitativamente inferiore a quella di oggi, ma aveva più mordente e una cattiveria agonistica diversa. Adesso ci sono calciatori fisicamente e tecnicamente più dotati, ma manca la voglia di arrivare. Colpa del cambiamento dei tempi, non dei ragazzi».

La tua attività si esprime anche in campo internazionale

«Mi piace spaziare a 360 gradi sul mercato europeo, è un’opportunità in più che diamo ai nostri assistiti. Ci sono ragazzi che magari in Italia hanno poco successo ma che altrove possono brillare, come fu ad esempio per Lanzafame che in Ungheria era diventato un idolo. Basti pensare a Hromada: alla Juventus e alla Sampdoria non è riuscito a esplodere, poi è arrivato fino al Viktoria Plzen e allo Slavia Praga. Ha fatto i quarti di finale di Europa League contro il Glasgow Rangers. Quella dell’estero è una pista che mi piace tenere aperta, è un modo per offrire un mercato alternativo alla nostra Serie B o Serie C. Ci sono paesi dove fanno giocare subito i ragazzi in prima squadra, e questo poi può aprire nuove prospettive».

E non c’entra solo il calcio… «No, è una questione anche culturale. Chi va all’estero impara una nuova lingua. Tant’è che io consiglio sempre ai club di investire sugli insegnanti di inglese: i ragazzi italiani devono parlarlo, così facendo le società creerebbero anche dei presupposti per delle cessioni internazionali e non solo nelle nostre serie minori. Spendono milioni, questo sarebbe un investimento intelligente».

Qual è il segreto per essere ancora in pista?
«Avere partner di livello, collaboratori di fiducia, conoscenze affidabili».

Cosa ti piace di più di questo mestiere?
«La soddisfazione maggiore arriva quando ragazzi che segui fin da quando avevano 15 anni ti fanno partecipe della loro vita privata. Ti invitano a matrimoni e battesimi, è un aspetto molto gratificante. Avere un rapporto stretto con i propri assistiti è poi fondamentale per le scelte che si devono fare: devo conoscere pregi e difetti caratteriali, devo sapere se sanno reggere la pressione o meno, che tipo di miglioramenti possono fare e in quanto tempo. La vera attività si fa poi nei momenti difficili, quando il calciatore è sulla cresta dell’onda è tutto facile».

Qual è lo stile del tuo gruppo di lavoro?
«Ci piace lavorare nell’ombra, i protagonisti devono essere sempre i calciatori. Difficile? A volte è più difficile non stare in televisione…».

L'Identikit

Alessandro Cardinale nasce a Senigallia, in provincia di Ancona nelle Marche, il 9 giugno 1976. Oggi ha 46 anni e svolge l’attività di Agente Sportivo da quasi 20 anni. Alle sue spalle una Laurea in Legge e un passato da portiere militando in diverse formazioni del centro Italia e non solo tra Serie C e Serie D. Ancona, Camerino, Piobbico, Bastia, Fano, Recanatese e Jesina tra le altre, con il picco di Taranto con il quale vince la Serie C2 nella stagione 2000-2001. Chiude con il calcio giocato a 28 anni con la maglia del Fossombrone in Eccellenza, e da quel momento in poi si dedica all’attività di agente. Uno dei massimi esperti del calcio dell’est europeo: Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria per lui non hanno segreti.

Il ricordo più bello: la C2 a Taranto

Alessandro Cardinale è un esperto di numeri uno, visto che quello del portiere è il ruolo che ha ricoperto da calciatore. Un percorso che lo ha visto difendere i pali di diverse squadre, con il picco del campionato di C2 vinto nel 2001 con la maglia del Taranto: «Il mio ricordo più bello, all’ultima giornata lo stadio era sold out dall’ora di pranzo». Cardinale era arrivato a stagione in corso come vice di Piergraziano Gori per i problemi fisici del secondo portiere Gianpaolo Spagnulo: «Anche se non ero un titolare mi sono sentito importante. Un calciatore deve capire che anche non giocando può essere fondamentale in altre dinamiche». Era 12 maggio 2001, il Taranto con lo 0-0 contro il Catanzaro conquistava la Serie C1 facendo esplodere di gioia lo Stadio Erasmo Iacovone.

I suoi assistiti

Tra gli altri Zsombor Senkó, che lascia la Juventus e torna in Ungheria: portiere classe 2003, era arrivato in Italia nella stagione 2018-2019 entrando a far parte dell’Under 16 bianconera. Lascia il nostro paese con 61 presenze, delle quali 5 con l’Under 23 in Serie C. Si era parlato di un interessamento del Genoa, ma il ragazzo ha preferito il trasferimento al Diosgyori VTK. Jacub Vinarcig, altro portiere, classe 2005 slovacco che la Juventus ha pescato dal Kosice. Samuel Grygar, mediano della Repubblica Ceca e punto di riferimento del centrocampo dell’Inter Primavera: «Calciatore di rendimento. Lo vidi in una selezione Under 15, mi piacque fin da subito - racconta Cardonale - perché è un calciatore che non ruba l’occhio ma che un allenatore vuole sempre in campo».

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