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Under 19

L'eroe del Triplete lascia dopo più di 5 anni: «È stata una bella chiusura, con qualche lacrimuccia»

Meno di un mese fa vinceva praticamente tutto, adesso l'allenatore punta al calcio dei grandi

Passoni Cisanese

UNDER 19 CISANESE • Stefano Passoni, vincitore con i bergamaschi del campionato, della Coppa Lombardia e del titolo regionale in questa stagione (FOTO CASTAGNA)

Una leggenda incisa sulla pergamena del calcio giovanile, fatta di tre trofei che nessuno prima d'ora aveva mai sollevato al cielo in una sola stagione: campionato, Coppa e titolo regionale. Qualcosa di storico, qualcosa legato per sempre al nome della Cisanese, ma soprattutto a quello di chi c'è dietro a tutto questo: Stefano Passoni, allenatore dei bianconeri, pronto a salutare la piazza in cui ha fatto la storia per cercare una nuova sfida.

DOVE TUTTO EBBE INIZIO

La stagione 2022/2023 è stata sicuramente l'apice dell'avventura in terra bergamasca della guida dell'Under 19, categoria presa in mano tre anni fa, ma l'approdo a Cisano risale addirittura al 2017. «Dai Giovanissimi, dopodiché ho fatto due stagioni con gli Allievi per poi uscire e allenare la prima squadra a Calusco, prima di essere richiamato alla Cisanese per fare la Juniores per tre anni di fila, dal pre-Covid a ora. - racconta Passoni, che sul rapporto creatosi in cinque e passa anni in bianconero prosegue - È una società che ti permette di fare l'allenatore, senza distrazioni e problematiche. Hanno un'organizzazione perfetta su tutte le linee, su tutte le figure, dal magazziniere fino al presidente, sia l'ex Roberto Regazzoni che l'attuale Michele Bonaventura. Ci tengono, seguono la squadra sempre in prima linea, coadiuvati dai direttori sportivi - prima Giuseppe Nervi ora Roberto Pennati - e dal direttore generale Franco Forliano, che a Cisano fa, guarda, valuta e promuove tutte le iniziative che ci sono. A livello di calcio puro chi va ad allenare ha la fortuna di avere un impianto moderno e, soprattutto, avere alle spalle tutto il materiale sia umano che non per lavorare bene. Le squadre che si costruiscono fanno parte del settore giovanile, si eredita sempre un materiale importante, poi sta a te mettere il manico e far vedere cosa può fare la tua squadra, come quella di quest'anno, che con lo staff abbiamo portato a tutti i successi della stagione».

Prima di arrivare a Cisano, però, non mancano altre preziose esperienze. «Ho cominciato a fare l'allenatore con l'ACD Brianza, con gli Allievi e poi per tre anni con la Juniores, con cui abbiamo vinto un campionato provinciale. - spiega Passoni - Ho fatto anche la Prima Categoria con l'Aurora Olgiate e nell'anno in cui è retrocesso il Merate mi hanno chiamato per riportare su la squadra, con cui abbiamo vinto il campionato e il titolo provinciale Under 19». Una parentesi ques'ultima abbastanza significativa per il tecnico, che infatti aggiunge: «È il mio paese d'origine. È stato un orgoglio e un vanto allenare lì».

Nel 2017 il salto nell'universo bianconero, «una società differente, con idee, obiettivi chiari e che ci tiene ai risultati anche nel settore giovanile», descrive Passoni, che a proposito dell'aver prevalentemente avuto a che fare con i giovani spiega: «Ho iniziato da lì, poi già quando ho fatto la prima esperienza nei grandi a Olgiate non mi sarebbe dispiaciuto continuare, però ho preferito lavorare in campionati regionali importanti. In Juniores poi si ha a che fare con dei ragazzi ormai pronti per andare in prima squadra, quel fattore mi ha fatto restare lì, rifiutando Seconde e Terze Categorie. Sono rimasto nel settore giovanile perché c'erano società di livello, negli ultimi tre anni fatti ho visto una competitività diversa, ma è chiaro che dopo questa intensa parentesi si arrivi al punto in cui senti di aver dato quasi tutto, anche a livello di obiettivi: più di quest'anno non saprei cosa fare».

IL FUTURO

Da qui la scelta di salutare la Cisanese per puntare al mondo dei grandi, da approcciare con un bagaglio ricco di successi al timone di ragazzi poi fatti approdare in Eccellenza - lampanti gli esempi di Comi e Sottocornola - e con quelle due esperienze pregresse. «Dopo il percorso che ho fatto penso sia giusto valutare una prima squadra. Ho comunque 48 anni e, anche se mi dicono che sono un allenatore giovane, il tempo passa anche per me. - scherza l'ormai ex allenatore dei bergamaschi, che prosegue - L'esperienza ormai credo ci sia, anche perché prenderei delle classi di ragazzi che ho sempre allenato, dai '96 ai 2004, poi è chiaro che in una prima squadra ci sono dinamiche diverse. Si è chiuso un bel capitolo nel settore giovanile, ora vediamo se riusciamo a fare il passo in avanti e avere un'opportunità». Resistendo magari alla tentazione di finire nei Nazionali, sempre giovanili: «Sarebbe un altro gradino, uno stimolo nuovo, però sto valutando più seriamente il mondo dei grandi. Non mi preoccuperebbe neanche lavorare con una squadra giovane, di certo non voglio affrettare la scelta»

UNA STAGIONE INDIMENTICABILE

In attesa di capire quale sarà il prossimo capitolo della storia di Passoni, il tecnico sfoglia le pagine del libro dell'ultimo incredibile anno al timone dell'Under 19 della Cisanese. «L'ho detto anche ai ragazzi: non so in quanti avranno l'occasione di ripetere un percorso del genere. - racconta l'allenatore, che scendendo nel dettaglio del Triplete analizza - Prima dell'inizio del campionato abbiamo perso i classe 2002, che erano forti tecnicamente e di testa, e sono saliti 12 ragazzi del 2005 chiaramente da formare, da far entrare in un gruppo che aveva sfiorato tutto per un punticino - campionato perso all'ultima giornata di un punto e finale di Coppa Lombardia persa ai supplementari -, per cui bisognava far capire gli obiettivi che avevamo. Sapevamo che era dura, visto anche il girone, però abbiamo cercato di prepararli bene per le prime uscite stagionali e già lì ho visto molto sacrificio, dedizione, voglia di mettersi in gioco. Avendo questa disponibilità da parte loro dovevo solo caricare la testa giusta, mettendo la situazione a step: facciamo le prime 5 partite con Leon, Olginatese, Manara, Pozzuolo e Mapello e vediamo che percorso passiamo. Ne abbiamo vinte 4 e persa solo una, e siamo partiti molto forte anche in Coppa - girone dominato con una giornata d'anticipo -, lì abbiamo capito cosa aevamo tra le mani: una buona realtà su cui costruire parecchio».

Come Michelangelo Buonarroti, Passoni vede nel blocco di marmo bianconero la scultura della sua creatura e pian piano la fa emergere insieme al suo staff: «Con Alessandro Crippa, Silvio Magni e Paolo Macchia, partita dopo partita abbiamo visto che la squadra cresceva e chiusa l'andata con una sola sconfitta ci siamo detti che avevamo l'obbligo di provarci, restando più concentrati in alcune gare, facendo meno sbavature e trovando più solidità tra i reparti. A fine febbraio avevamo ormai vinto il campionato».

Con un vantaggio di 14 punti alla 19esima giornata il titolo non è ancora matematico - la certezza arriverà a metà marzo -, ma è ormai nelle mani dei bergamaschi, che intanto vanno avanti pure in Coppa. «È stato un percorso abbastanza netto, con alcune battaglie, come quella di Tribiano. I ragazzi c'erano, avevano capito come entrare in certi campi. - ricorda l'ex tecnico bianconero, che passa poi a ripercorrere la fase verso il titolo regionale - Con il Rozzano avevo detto loro che approcciando il ritorno in maniera differente potevamo vincere, l'abbiamo portata a casa in maniera netta e gli avversari sono venuti a farci i complimenti: è stato uno dei successi più belli. Contro la Solbiatese invece è stata una gara tosta. Secondo me si poteva fare meglio, però l'avversario era importante, poi ai rigori so che ho un piccolo mantra. Ci ha impiegato un po' quella volta, però Comi ha parato 10 rigori su 12 in tutta l'annata - di cui uno pure nella finale di Coppa Lombardia col Club Milano -, tenendo a galla le partite e facendo uscire così la determinazione della squadra. Spesso da una cosa positiva fatta da un compagno dopo gli altri dicevano: «Ok, adesso facciamo noi». Negli spogliatoi poi se la cantavano a vicenda».

La chiosa di Passoni non può che essere proprio sui suoi ragazzi, quelli che sul campo si sono conquistati un posto nell'Olimpo. «Ho avuto la fortuna di avere un gruppo corretto, coeso, e questa è stata una delle armi vincenti di quest'anno. - spiega l'allenatore  - Non c'è mai stato un diverbio in allenamento o nello spogliatoio, in tribuna non c'era l'obbligo di venire, il sabato i ragazzi potevano anche fare altro, e invece no: 24/25 giocatori a fare il tifo. Chi ha giocato meno è stato importante lo stesso perché era lì a dare una mano, e questo è stato veramente importante».

Un gruppo, però, da cui è tempo di separarsi. In settimana è arrivato infatti il saluto tra i leggendari bianconeri e il loro condottiero, che conclude raccontando: «L'altra sera abbiamo fatto una cena tra di noi, con i ragazzi e i direttori, non di società. Era anche il compleanno di Marchetti, un motivo in più per festeggiare. È stata una bella chiusura, con qualche lacrimuccia mia personale perché c'erano delle situazioni importanti. Li ho salutati in maniera serena, augurando loro un ottimo futuro e dicendo di non abbassare mai la guardia, di sfruttare l'occasione di andare in prima squadra e di ascoltare i più grandi. A quelli che sono stati confermati ho detto di fare il loro con il nuovo mister e di aumentare l'intensità negli allenamenti, come già hanno fatto bene quest'anno, per arrivare ad altri successi. C'era un clima sereno, chiudere tra di noi è stato molto bello». Un manuale, dunque, è stato ormai inserito nella biblioteca del calcio giovanile, ma adesso l'obiettivo è scrivere il sequel con i più grandi.

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