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Under 19

Conquistano il primo titolo della loro storia da sfavoriti: «Per loro era un'ossessione, per noi un sogno»

Tutta la gioia del capitano: «Gli attimi dopo la vittoria sono stati di pura felicità perché nessuno all'inizio credeva in noi»

Amendola Portici

UNDER 19 PORTICI • Mattia Amendola, capitano del Portici campione d'Italia

In quel di Sesto Fiorentino si è consumato uno dei colpi di scena più impensabili dell'intera stagione. Il Portici, sfavorito e sotto di un gol e di un uomo, è riuscito a recuperare una partita all'ultimo pallone disponibile con una punizione al bacio di Nocerino, per poi portarsela a casa ai rigori grazie alle gesta eroiche di Poerio, che per l'occasione si è messo il mantello da Superman, volando per togliere il pallone dalla sua porta e regalando il successo ai suoi. Il tutto, però, non sarebbe stato possibile se, al 52' del secondo tempo, il capitano dei campani Mattia Amendola non si fosse fiondato su un pallone vagante al limite dell'area degli Orange, conquistandosi il piazzato trasformato poi dal capocannoniere dei napoletani: «La squadra non ha mai mollato e ci ha creduto fino all'ultimo» commenta il giocatore a riguardo.

UN INIZIO INTRICATO

Il viaggio verso la finalissima, senza dubbio, non è tutto rose e fiori ma, al contrario, è costellato di ostacoli estremamente complicati da valicare, soprattutto nelle sue fasi iniziali. «La nostra cavalcata è iniziata il 22 agosto, eravamo un gruppo di 50/60 persone, eravamo proprio poco organizzati e, infatti, abbiamo trovato diverse difficoltà e nessuno credeva in noi proprio perché questa squadra è stata costruita in fretta e furia. Però, grazie al mister e grazie alla nostra voglia, siamo arrivati fino a qua» commenta Amendola riguardo ai primi momenti di un viaggio che, poi, si rivela essere storico per la società napoletana. «Per arrivare qua ne abbiamo passate tante» aggiunge il capitano.

La postseason inizia con una nota positiva per i campani, vista la possibilità di saltare il primo turno di playoff a causa del vantaggio di 8 punti sulla quinta della classifica, giocandosi direttamente la finale dei playoff del girone contro la Matese. «Qui c'è stata la prima svolta della nostra stagione, perché noi eravamo nettamente inferiori a loro nonostante fossimo arrivati sopra di loro in classifica, ma la nostra grande grinta ci ha dato una grossa mano a livello di tenacia per la gara. Siamo arrivati al pareggio ed essendo arrivati sopra di loro in classifica siamo passati», commenta Amendola, parlando dell'inizio di un mese e mezzo di fuoco (la sfida si è giocata il 7 maggio), che si concluderà poi in maniera trionfale.

Poi arriva il triangolare con Bitonto e Fano: «Vista la vittoria del Fano contro il Bitonto con il risultato di 2-1, noi, per assicurarci la possibilità di giocare per il pari con i marchigiani, dovevamo vincere di almeno due gol coi baresi, ma la partita è finita 1-0, quindi col Fano dovevamo per forza vincere per la questione dei gol fatti e, alla fine, siamo andati avanti con un bel 4-0».

LE GRANDI SFIDE

Il bello però è arrivato dopo, perché il Portici si è ritrovato a dover affrontare delle vere e proprie corazzate per giungere alla partita della vita di Sesto Fiorentino. «Senza voler togliere niente a nessuno, abbiamo dovuto affrontare le due squadre più forti della Juniores Nazionale: il Sorrento - superato con un parziale complessivo di 5-4 - e, soprattutto, la Cavese, che era nettamente superiore a noi ed è quella che ci ha messo più in difficoltà. - spiega Amendola che si sofferma sulla doppia sfida con la società di Cava de' Tirreni - Abbiamo sofferto parecchio, soprattutto nel primo tempo dell'andata, poi ci siamo sciolti e siamo riusciti a portare a casa un bel 2-2, ottimo per noi vista la regola dei gol fuori casa. Questo ci ha aiutato molto, visto che al ritorno abbiamo potuto approcciare la sfida in maniera ultradifensiva, simile a come il Bari ha giocato contro il Cagliari nel ritorno della finale dei playoff di Serie B, ma noi non abbiamo preso gol al 90'».

Una partita con un lieto fine dunque, a differenza di quella di quella dei Galletti, che ha dato dei grossi segnali al gruppo allenato da Volpe: «È stata la sfida che ci ha fatto capire maggiormente che potevamo arrivare fino alla fine, abbiamo capito di essere una grande squadra e, soprattutto, un grande gruppo di persone pronte a sostenersi nei momenti di difficoltà».

Poi è il turno della semifinale e a frapporsi tra il Portici e la finale c'è l'Ostiamare e, nel merito della sfida contro i laziali, il capitano del Portici racconta: «Con loro è stata una partita ostica, perché a differenza della Cavese, che giocava molto, loro erano molto più fisici di noi. Siamo riusciti a tenere botta nonostante un secondo tempo tra i peggiori a livello offensivo dell'intera stagione, ma anche uno dei migliori a livello difensivo. La forza di questa squadra è che sa soffrire, che è ciò che ci ha portato fino a qui e, infatti, siamo riusciti ad arrivare ai rigori, che sono il nostro cavallo di battaglia avendo degli ottimi tiratori, portandoci a casa la vittoria».

IL SUCCESSO

Ed eccoci arrivati al grande momento, quello di giocarsi tutto e di sognare una vittoria storica: da una parte l'Alcione schiacciasassi, dominatore della regular season e con un percorso netto per arrivare alla finale, dall'altra il Portici che, a giudicare dallo status delle due squadre, parte con tutti gli sfavori del pronostico. «Prima della partita avevamo obiettivamente un po' di paura, però la nostra forza, oltre che essere una grande fonte di motivazione che ci ha fatto sperare in una possibile vittoria, è il fatto che nessuno credesse in noi all'inizio e, invece, noi siamo arrivati fino a qui. L'Alcione ha vinto il campionato con 20 punti di vantaggio sulla seconda, noi siamo arrivati secondi nel nostro girone; loro, poi, giocano anche un gran bel calcio, quindi partivamo in netto svantaggio. - commenta Amendola che, poi, riprende le parole di Federico Dimarco nei giorni precedenti alla finale di Champions League tra Inter e Manchester City - Per loro questa partita era un'ossessione, per noi un sogno e, alla fine, è stato proprio questo: siamo riusciti a vincere. Loro probabilmente erano superiori a livello tecnico, ma noi l'abbiamo vinta con la nostra grinta e la nostra tenacia».

E così si arriva al gran finale, con Petrone che scaraventa in porta l'ultimo rigore dando inizia alla grande festa partenopea: «Gli attimi dopo la vittoria sono stati di pura felicità, perché nessuno all'inizio credeva in noi e questo ce lo ha fatto meritare più di tutti». Una vittoria che lascia nel cuore dei giocatori del Portici anche un grande insegnamento: «Ci ha fatto capire che la squadra è più importante del singolo, perché uno può farti la giocata e far vincere la partita, ma se non c'è una squadra che si supporta l'uno con l'altro, è difficile arrivare a questo traguardo. Da noi non ci sono tanti singoli forti come magari ci potevano essere nell'Alcione, ma la squadra non ha mai mollato e ci ha creduto di più di quanto ci potessi magari credere io da capitano».

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