Under 19
06 Luglio 2023
UNDER 19 NAZIONALE PORTICI • Luca Nocerino, a segno 7 volte nella fase finale e decisivo pure nell'ultimo atto
Robinho al Milan e Sorrentino al Chievo, molto probabilmente sono solo questi i due nomi che vengono in mente quando si pensa a un calciatore che ha indossato la maglia numero 70. Due esempi magari non così altisonanti come possono evocare un 7 e un 10, associabili però alla classica frase: «The streets will never forget», utilizzata per quei giocatori che storicamente non si sono affermati come tra i più forti di sempre, ma che per un motivo o per l'altro hanno lasciato un segno nel cuore dei tifosi. Ecco, a Sesto Fiorentino c'è un ragazzo che è riuscito a unire le due cose: fare una prestazione che nessuno potrà dimenticare e guadagnarsi un posto nell'Olimpo del calcio giovanile. Il suo nome? Luca Nocerino.
Quando fai 6 gol in una fase finale, ovvero in appena 7 partite, è normale che nel momento in cui c'è da giocarsi uno Scudetto gli occhi siano puntati su di te. È naturale dunque che, anche in un match ricco di talenti come la finalissima di Under 19 Nazionale tra Alcione e Portici, già prima dell'inizio della partita ci sia un po' di curiosità sull'ala campana, e anche chi non lo conosce nota fin da subito le sue qualità: controllo palla, rapidità, dribbling, tutte armi che, ogni volta in cui il pallone passa dai suoi piedi, mettono in apprensione un'intera squadra altrimenti in controllo del gioco. L'1-0 dei milanesi è infatti lo specchio di una buona mezzora degli orange, ma la sfida resta aperta, e poi si sa: i giocatori, quelli davvero forti, si fanno sentire nel momento del bisogno. E se la respinta di Lombardo sul tiro al volo di Nocerino al 34' sembra il classico pericolo scampato per l'Alcione, ecco che un minuto più tardi il numero 70 fa capire di essere di un'altra categoria: palla strappata a due avversari sulla fascia sinistra del campo, dribbling in mezzo ad altri due, sgasata sull'ultimo difensore e pallone in mezzo che, complice la smanacciata rivedibile di Russetti, carambola sulla schiena di Caremoli per la rete che vale l'1-1.
La grandissima giocata in occasione della rete che vale il momentaneo 1-1
Recuperato lo svantaggio, per il Portici la partita si rimette sui binari dell'attenzione dinanzi a un Alcione più in possesso della sfera, ma al 10' del secondo tempo il sogno dei campani subisce una deragliata non indifferente: Rebaudo, migliore in campo fino a quel momento, si conquista con intelligenza e qualità un calcio di rigore, accompagnato dall'espulsione di Signoriello - probabilmente - per qualche parola di troppo rivolta all'arbitro. Dal dischetto Vecchi non sbaglia, rimandando Nocerino e compagni sotto di un gol, e questa volta pure di un uomo, o così sembra. Al di là dell'immediata reazione napoletana - un colpo di testa di Elberti alto di poco -, la formazione milanese spreca un'incalcolabile serie di occasioni per blindare il risultato, dimostrando di non aver quel qualcosa in più, che nel Portici ha invece un numero preciso: il 70. Al settimo minuto di recupero, infatti, capitan Amendola conquista un calcio di punizione perfetto per un 10, e la realizzazione è quella che ci si aspetta.
La perla del talento del Portici e tutta la gioia dei compagni
«Appena ho visto la mattonella e la posizione del portiere ho pensato molte volte ti metterla sul suo palo, poi mi sono detto: «Va beh, vada come vada, la metto lì», ed è andata bene», racconta proprio Nocerino, che con il suo destro fatato manda la finale direttamente ai calci di rigore vista l'assenza dei tempi supplementari. Dagli undici metri, poi, va tutto benissimo: il talento campano realizza pure il suo penalty piazzando la sfera nell'angolino, mentre Poerio ne para due e consegna lo Scudetto al Portici, ma quella del portiere è un'altra storia.
Vivere da giocatore due finali in cui fai gol, vai ai rigori e poi vinci non accade molto spesso, ma anche in questo caso Nocerino è un'eccezione. Al termine di una partita sofferta, giocata in 10 per più di mezzora e ripresa all'ultimo secondo, infatti, il numero 70 afferma con calma: «Diciamo che l'anno scorso ne ho vissuta un'altra simile in Primavera 4 per salire in Primavera 3, quindi ero già abituato. Non l'ho sofferta tanto a livello di pressione, ero tranquillo in campo». Una calma glaciale rivedibile in quel calcio di punizione e maturata dopo la finale giocata con la maglia della Turris, squadra con cui il classe 2004 ha collezionato 5 presenze tra i professionisti - tre in Serie C, una nei playoff di Serie C e una in Coppa - prima di andare a segno nella finale di Cesena dell'8 aprile 2022, quando un suo timbro apriva la sfida con la Fiorenzuola. Quella volta a subire il pareggio all'ultimo secondo fu proprio la squadra dell'ala campana, promossa però di categoria grazie a quei rigori che sorridono ancora una volta a Nocerino, arrivato a gennaio in prestito al Portici, con la cui prima squadra in Serie D ha collezionato 14 presenze e un gol.
L'avventura in Under 19, invece, è di quelle brevi, ma intense. Per arrivare allo Scudetto, infatti, i biancoblù hanno dovuto superare praticamente ogni step, partendo dal secondo posto in campionato e vincendo soltanto tre partite nei tempi regolamentari, di cui appena una nella fase a eliminazione diretta. Un viaggio iniziato sabato 6 maggio con il 2-2 nella finale playoff del Girone L contro la Matese, continuato con i successi per 1-0 e 4-0 - con doppietta di Nocerino - contro Bitonto e Fano nei gironi pre-ottavi, dove i campani battono 3-1 il Sorrento all'andata e perdono 3-2 nel match di ritorno - un doppio faccia a faccia in cui il numero 70 sigla altre 3 reti. Da qui l'approdo ai quarti, superati con un doppio pareggio (1-1 e 2-2) con la Cavese - in cui l'ala aggiunge un altro timbro - e poi la semifinale con l'Ostiamare, bloccata sullo 0-0 e vinta ai rigori, gli stessi che mandano il Portici sul tetto d'Italia. «È bello perché nessuno ci credeva. - racconta Nocerino dopo la sfida con l'Alcione - All'inizio ci davano tutti per vinti, anche quando abbiamo iniziato i playoff dovevamo uscire subito, invece con la forza del gruppo siamo riusciti ad arrivare fino a qui e a vincere». Il segreto dopo tutte queste peripezie? Il numero 70 non ha dubbi: «Abbiamo un cuore enorme».