Legge dello Sport
10 Agosto 2023
Matteo Menarbin, presidente del Trivignano (credits foto: Friuligol)
A Roma i dirigenti federali sono partiti per le vacanze. Tronfi per i risultati ottenuti, grandi pacche sulle spalle. Come dargli torto, un risultato lo hanno portato a casa dal momento che è caduto il vincolo dei tre mandati. Se non modificano il giochino delle deleghe qualcuno rimarrà presidente fino alla morte. Sulla legge dello sport invece solo bastonate per le società che dopo mesi di rassicurazioni (tranquille, come minimo verrà spostato tutto di un anno) ad un certo punto si sono trovate a dover fronteggiare un treno in corsa e senza freni. Chi ha poi contribuito a rendere peggiore una brutta legge è stata la Federcalcio con la complicità passiva della Lega Nazionale Dilettanti che nulla ha fatto contro l'entrata in vigore delle nuove NOIF che penalizzano oltre modo la base.
Solo in un secondo momento, quando si è compreso che le società erano in fermento, che gruppi di presidenti iniziavano a fare combutta decisi ad opporsi in tutti i modi alle nuove NOIF il presidente Gravina chiedeva, nel corso di un Consiglio federale, alle leghe professionistiche e ai calciatori di mitigare le richieste in tema di premi di formazione e contratti di lavoro. Sui premi qualcosa è successo, fatto male, ma qualcosa si è mosso, sui contratti di lavoro ancora no. Non è infatti un caso che dove non si respira un'aria leggera è alle periferie del regno. Nei territori le società vivono uno dei momenti più difficili dalla fondazione della Lega Dilettanti. La Legge dello Sport decimerà i club uno dopo l'altro. Non tanto quest'anno, come dice un importante dirigente lombardo, questo è l'anno zero, dal prossimo anno, appena i presidenti si renderanno conto dei rischi che corrono allora sì, ci sarà il fuggi fuggi.
Sono comunque già diversi i presidenti che si stanno tirando indietro, uno di questi è Matteo Menarbin del Trivignano, società che milita nel campionato friulano che si è fatto capofila dei club della sua regione, organizzato riunioni, scritto alle istituzioni (qui trovate il testo completo).
«… questa riforma va a colpire in modo pesantissimo ed indiscriminato l'opera di volontariato sulla quale si fonda l'attività senza alcuno scopo di lucro delle nostre società ed in particolare della figura dei Presidenti che sono equiparati ora ad un vero e proprio datore di lavoro con responsabilità civili e penali assolutamente incompatibili con la stessa opera sociale».
Aveva chiesto ai colleghi presidenti di non iscriversi ai campionati perché «solo così possiamo far saltare il banco, far tornare sui loro passi chi ha deciso di mettere in cantiere questa riforma che porterà alla morte del calcio». Una scelta troppo drastica che alla fine non ha convinto, ma i problemi restano sul terreno. «Dal canto mio - prosegue Menarbin - ho rassegnato le dimissioni da presidente, questo non è più il mio calcio, il calcio morirà e io non mi sento di essere tra coloro che contribuiranno a farlo morire»
Nel frattempo in Piemonte le società sono ancora in stato di massima allerta: «Ho in programma di chiamare a raccolta le società per fine agosto inizio settembre e lì voglio fare la conta - ci dice un presidente - se saremo quattro gatti li manderò tutti a stendere e farò le mie riflessioni, se saremo un bel numero daremo battaglia». In Lombardia i novelli Masaniello sembrano aver tirato un po' i remi in barca passando dallo scontro frontale alle genuflessioni. Il tempo ci dirà se queste considerazioni sono troppo ingenerosi o se siamo di fronte ad una sagace tattica politica.
Il tempo come sempre è galantuomo, settembre si avvicina, vedremo come andrà a finire. Se spariranno i contratti di lavoro, almeno sotto le 200mila euro di volume d'affari per le società, e tutte le altre imposizioni di una legge assurda, si potrà dire che l'obiettivo è stato raggiunto.