Under 19
21 Ottobre 2023
UNDER 19 LEON • Mattia Lepore, entrato al 38' del secondo tempo segna due minuti più tardi la rete della vittoria sul Lemine Almenno
Trovare le forze per rialzarsi dopo una brutta caduta non è mai facile, farlo una seconda volta, dopo che tutto sembrava ormai risistemato, è veramente difficile. Per riuscirci servono le tre P: pazienza, perseveranza e passione, soprattutto quest'ultima, vero motore della vita. Un discorso forse eccessivo per chi non mastica calcio e che leggendo le parole «rottura del crociato» non può, giustamente, immaginarsi tutto il calvario che c'è dietro l'infortunio con cui nessun giocatore vorrebbe mai dover avere a che fare. La sfortuna vuole però che Mattia Lepore abbia dovuto viverlo non in una, ma in ben due occasioni nell'arco di due anni, ingoiando tanti bocconi amari fino al piatto più dolce di tutti: il ritorno al gol 18 mesi dopo l'ultima volta.
Inizia tutto nell'agosto del 2020, quando al classe 2004, all'epoca appena arrivato al Lecco dopo aver segnato 17 gol in 21 partite con l'Under 16 della Tritium, su un contrasto spalla contro spalla in allenamento va in iperestensione la gamba destra, spaccando il primo legamento. «Sono stato operato tre settimane dopo, mentre sono tornato in campo ad allenarmi sei mesi più tardi. - spiega l'attaccante - Forse il rientro è stato anticipato, però mi sentivo bene, avevo recuperato fisicamente e meccanicamente». A marzo sembra dunque tutto pronto per calcare nuovamente il rettangolo verde, ma arriva la rottura con l'Aquila bluceleste: «Mi avevano chiesto di restare un altro anno, però non si sono comportati in un modo adeguato e ho scelto di andare alla Leon. Ho fatto tutta la preparazione in prima squadra da sotto età, poi essendo appena rientrato ho fatto fatica e mi sono unito alla Juniores Nazionale. Fino a febbraio ho giocato poco, poi è stato esonerato Rivoltella ed è arrivato un altro allenatore (Giorgio Frigau) che ha cambiato proprio tutto a livello di squadra. Abbiamo fatto una roba come 18 punti nelle ultime 8 partite, andavamo fortissimo, fino a che nel 2022, ad aprile, il giorno dopo pasquetta in un allenamento mi sono rotto il secondo crociato con un doppio passo al portiere. Quella è stata una botta tremenda».
Superato ormai l'infortunio alla gamba destra, quello al legamento sinistro è una storia psicologicamente diversa. «L'anno prima tutti mi dicevano di stare tranquillo e di aspettare l'ortopoedico prima di trarre conclusioni affrettate, per cui ero caduto in una sorta di illusione, mentre quella volta ho subito capito che si trattava di quello per cui avevo già sofferto, e così è stato. - racconta Lepore, che aggiunge - Purtroppo quando la sfiga ci vede, ci vede da Dio, e con la risonanza si è scoperto che nel momento in cui il legamento si era rotto la rotula era andata a sfregare contro un pezzettino di femore, quindi mi si era formato un edema osseo e bisognava mettere una vite per fissare il nuovo crociato. Non mi sono potuto mettere in lista per l'intervento, ho dovuto fare prima un mese e mezzo di magnetoterapia a giugno, poi fatta la visita con l'ortopedico è iniziata un'attesa snervante».
Un momento non semplice in cui, però, il giovane attaccante decide di non allontanarsi dal pallone, in attesa di una svolta che, quasi per magia, arriva sotto Natale: «Mi sono allenato lo stesso, fino a che a dicembre mi hanno chiamato e mi hanno detto che si era liberato un posto per il 23 dicembre. Lì mi sono trovato davanti a un bivio perché c'erano Natale, capodanno, l'epifania, tutte le feste che avevo già prenotato con gli amici, però se non avessi accettato di operarmi sarebbe andato tutto a febbraio e avrei perso altri due/tre mesi. Così otto mesi dopo l'infortunio mi sono operato, a giugno mi sono allenato con un preparatore privato e ho fatto un sacco di lavoro sul fisico perché avevo preso 10 chili stando fermo. Mi sono fatto un bel mazzo anche a correre e poi ad agosto sono rientrato ad allenarmi concretamente quando è ripresa la preparazione. Non nego che ancora ad oggi ho qualche problemino con il ginocchio e non sono ancora in forma, nel senso che più di 25 minuti non ne ho. Spesso mi sembra di giocare con un corpo che non è il mio».
Un calvario tostissimo da affrontare per chiunque e una condizione mentale sopportabile solo per chi ha un animo forte, per chi dopo tanta pazienza e perseveranza decide di continuare acceso dalla terza P: la passione. «Ho pensato di smettere, ma fino al primo rientro mi ero ripromesso di non mollare mai e anche quando mi sono rotto il secondo crociato mi sono detto che se avessi fatto tutto questo da capo sarebbe stato per amore di questo sport e che quindi sarei dovuto rientrare a tutti i costi. Poi il dirlo e il farlo sono due cose completamente diverse», ma alla fine Lepore ce la fa, anche dinanzi ad alcuni problemi più psicologici che fisici. «Una volta rientrato ho visto gente più piccola di me di due anni che andava al doppio, cosa che non mi era mai capitata. Ho sempre giocato a un buon livello e già mi dava fastidio da pari età, ora con i 2006 è abbastanza dura. - spiega il classe 2004 della Leon, che aggiunge - Fino a un mese fa ho parlato con il nostro secondo allenatore, Andrea Lodi, che per me è come una sorta d'amico, un fratello a cui confido tutto, e gli ho detto che mi sentivo male. Non mi divertivo più agli allenamenti, quando giocavo quei 5 minuti ero più nervoso di prima che iniziasse la partita. Erano delle bruttissime sensazioni che non mi era mai capitato di provare. Il calcio è sempre stata una valvola di sfogo ed era diventata una cosa che influiva negativamente sul mio umore».
Il tempo, però, si sa, è la medicina di tutti i mali, e anche questo brutto periodo sta volgendo al termine grazie all'ambiente di Vimercate, come spiega l'attaccante dell'Under 19 brianzola: «È una serie di emozioni che pian piano sta svanendo. Non vedendomi a un livello a cui ero abituato faccio fatica a dire che mi sto divertendo da matti, però la cosa importante è che lo staff e i compagni mi vogliono bene e mi sono vicini. Questa è una delle forze che mi spinge ad andare avanti».
Una delle altre, poi, si chiama famiglia. «I miei genitori mi sono sempre stati vicini. - dichiara Lepore, che prosegue - Mio papà devono farlo santo perché mi accompagna sempre, non è mai, e sottolineo mai, stato assente a una mia partita. Non è mai mancato e non mi ha mai fatto mancare niente neanche sotto il punto di vista calcistico. Ho un tatuaggio di un bambino e un papà con il pallone in mano, che riassume perfettamente quello che ho detto». Attenzione però a lasciar fuori la mamma: «Anche lei mi è stata molto vicina, però papà ha giocato anche a lui a calcio, anche lui si è rotto entrambi i legamenti ed è milanista sfegatato come me, quindi siamo ancora più legati». Un supporto costante che dopo mesi travagliati ha portato finalmente a una gioia da condividere tutti insieme a tavola.
Minuto 83 di Leon-Lemine Almenno: i brianzoli sono sull'1-1 in casa contro un avversario sopra di due punti in classifica. Minuto 85: i ragazzi di Marangi intercettano un pallone a centrocampo e verticalizzano per Mapelli, che di tacco libera in area Lepore, bravo a saltare un difensore prima di incrociare con il mancino il gol che vale la vittoria della sua squadra e tre punti fondamentali per rilanciarla in classifica. Una rete di un subentrato che già di per sé non passerebbe inosservata, ma se alle sue spalle ci sono 18 mesi di astinenza dall'ultimo timbro e tutto quello passato da un ragazzo di appena 18 anni allora la storia cambia.
«Sabato quella palla finalmente è entrata. - racconta la punta orange, quasi a cristallizzare quanto successo - Mi è salita un'adrenalina in tutto il corpo, è stata una liberazione che mi ha impedito di esultare dalla gioia. Ho pensato di essermi tolto un peso, poi ho realizzato che avevo segnato e che avevamo vinto. Giocando 8 minuti a partita, se va bene, per una punta avere una palla pulita da buttare dentro è difficilissimo, quindi per me quel gol ha significato tanto, talmente tanto che non sapevo neanche come esultare, volevo sono andare ad abbracciare tutti».
Una rete, come detto, non proprio inutile, come sottolinea anche Lepore: «Segnare in questo modo è diverso rispetto a farlo su un 4-0 per noi o per gli altri. È stato un gol pesante, che ci ha dato la vittoria e mi ha fatto rivivere delle emozioni che non provavo da tantissimo. Ero contento io ed ero contento di vedere mio padre emozionato in panchina, prima che venisse ad abbracciarmi. Ero contento di vedere tutti i miei compagni felici perché penso che quest'anno ci tengono più di me alla Juniores». Ritrovarsi in un gruppo di due anni più piccolo dopo l'esperienza di Lecco subito stroncata dall'infortunio e dopo aver giocato nei Nazionali deve infatti aver lasciato un po' di rammarico nell'attaccante di Ornago, che aggiunge: «Ho la sensazione che quest'anno gioco per me stesso, per recuperare la mia forma. Mi sentivo un po' estraniato dalla squadra, ma vedere i ragazzi contenti perché avevamo vinto mi ha reso soddisfatto. Ora posso solo augurarmi che questo sia l'inizio di una discesa a suon di gol e prestazioni, anche se resta solo una speranza».
Intanto il destino sembra aver fatto il suo corso, vista anche la coincidenza con l'ultima rete segnata prima dei 18 mesi di digiuno. «Me la ricordo benissimo, è stato il sabato prima che mi facessi male. - riavvolge il nastro l'ex Monza e Seregno - Eravamo con il Legnano, partita di ritorno, in casa, e anche lì eravamo sull'1-1, proprio come questa volta. Sono entranto e su angolo ho segnato al volo da fuori, uno di quei gol che metto tra i più belli che abbia mai fatto. Mi ero tolto la maglia perché l'ultima rete l'avevo fatta tre/quattro mesi prima con il Novara, quindi anche quella è stata una liberazione, ma mai come questa volta, dove forse sarebbe stato più giustificato levarsi la maglietta».
E a proposito di coincidenze, i due giorni separati da un anno e mezzo ne hanno un'altra ancora, come svela il bomber: «Indosso sempre un braccialetto che ho comprato quest'estate con la mia fidanzata, di solito gli metto sopra un pezzo di nastro. Lei è sempre in tribuna a vedermi e supportarmi, c'era quando ho segnato l'ultimo gol nel 2022 e c'era anche a questo».
Da un attaccante di 90 chili alto circa un metro e 90 non ci si aspetterebbe un giocatore così acrobatico come primo amore, ma Lepore non ha dubbi sul suo idolo: «Da piccolo era Kevin-Prince Boateng. Ho lo stemma del Milan tatuato sul polpaccio e lui mi ha fatto innamorare sia quando è arrivato in Italia sia quando è tornato». Per lo stile di gioco e la posizione in campo, invece, il riferimento è a tinte giallorosse: «Ora come ora non c'è nessuno che interpreti il mio ruolo meglio di Lukaku. Mi fa impazzire». Se si guarda però agli attaccanti che hanno indossato la maglia rossonera c'è un nome che il classe 2004 cita senza ripensamenti: «Da milanista ho sempre avuto un debole per Ibra, non ce n'è. Gli invidio questa sua capacità di essere decisivo in qualsiasi momento della vita, anche quando è tornato a 39 anni».
Dallo svedese, poi, la punta della Leon prende come riferimento il carattere. «Io l'anno scorso ero infortunato, ma andavo a vedere tutte le partite e facevo sempre il discorso nel pre-gara, nonostante potessi starmene a casa. - spiega lo studente del Liceo Scientifico Einstein di Vimercate, che aggiunge - È stata un'annata un po' particolare, non eravamo molto uniti, però mi faceva stare bene essere quasi un aiuto dello staff. Sapevo che nel mio piccolo caricare i compagni mi poteva rendere felice, quindi ho preso questa scelta per rimanere vicino alla squadra e aggiungere un aspetto della partita che era l'unico che potessi vivere».
Ora però sembra che Lepore le gare possa viverle dal campo e anche da protagonista all'interno di una squadra che si sta risistemando in campionato - quinta con 10 punti fatti in 6 giornate - e che sogna in grande in Coppa, dove un passo verso il passaggio del triangolare dei quarti di finale è già stato compiuto battendo 4-1 la Trevigliese. «Con la squadra che abbiamo secondo me si può arrivare nelle parti alte della classifica. - esordisce il centravanti - Purtroppo abbiamo già buttato via troppi punti rispetto a quelli che dovevamo avere, ma so che possiamo giocarci le prime posizioni e a quello dobbiamo puntare. Per quanto riguarda la Coppa, invece, l'anno scorso siamo usciti in semifinale perdendo 4-0 in casa contro il Club Milano facendo una brutta prestazione. L'obiettivo deve essere fare meglio, quindi arrivare in finale. È qualcosa che se azzecchi due partite nelle semifinali arrivi a giocarti il titolo, e lì può succedere di tutto».
Dal punto di vista personale, infine, dopo due anni così complicati il pensiero non può che essere uno: «L'obiettivo più vicino a me è recuperare la forma, recuperare la confidenza con il campo, che mi manca da un po', e tornare a segnare come ho sempre fatto. Come secondo obiettivo, più lontano, quello di raggiungere una prima squadra e un buon livello, qualsiasi esso sia».