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Under 19

Salva un gol allo scadere, poi ne fa uno stupendo per vincere e lo dedica all'amico scomparso

Una giornata indimenticabile per il terzino: «Volevo far rivivere un ricordo a chi lo conosceva»

Mandaradoni Mariano

UNDER 19 MARIANO • Simone Mandaradoni, autore di un'incredibile rete al volo di sinistro, dedicata a un ex compagno di squadra

Perdere un amico è qualcosa che ti cambia la vita per sempre, a qualsiasi età, però se ti capita quando hai appena 16 anni probabilmente assume un valore ben diverso. Diventa qualcosa che ti accompagnerà per sempre e che difficilmente si può spiegare a parole, ma non a gesti. Quelli, anche se apparentemente piccoli per chi vive tutto da spettatore, nascondono invece significati profondi ed è così che anche una semplice esultanza per un gol, seppur bello e importante, può diventare qualcosa di speciale. Lo è quella maglia bianca con un volto stampato sopra mostrata con gioia da Simone Mandaradoni, classe 2005 del Mariano che dopo aver salvato sulla linea il gol del 2-1 del Bresso si spinge in attacco e con un mancino al volo sotto la traversa porta i suoi compagni alla vittoria all'undicesimo minuto di recupero. Un momento di per sé assurdo, reso unico quando il primo gesto del terzino è levarsi la maglietta giallorossa per far vedere quella incollata sulla sua pelle ormai da due anni, ovvero quella con il viso di Marco Rigato, suo amico e compagno di squadra alla Folgore Caratese scomparso per una grave malattia.

La maglia indossata da Simone dalla scomparsa dell'amico e mostrata alla tribuna dopo il gol vittoria

IL RICORDO E LA DEDICA

«Marco era un mio amico, lo siamo stati per un po' di anni. Ci conoscevamo già prima di giocare insieme, era venuto a un torneo che avevo organizzato io e da lì siamo rimasti in contatto, poi lui si è rotto il crociato quando ero alla Folgore, ma durante gli allenamenti scherzavamo e ci facevamo delle battute. - racconta Mandaradoni - Eravamo molto simili, parlavamo tanto e se ci beccavamo in giro a Seregno ci fermavamo anche mezzora a chiacchierare. Mi ricordo che una volta durante l'allenamento mi disse: "Quanta tecnica che hai", e io gli risposi: "Va che sto aspettando te, muoviti a tornare". Purtroppo non abbiamo mai giocato insieme, abbiamo fatto in tempo a fare solo un allenamento perché poi ci siamo fermati per il Covid, e lui non è più tornato».

Un legame connesso al mondo del calcio, quello in cui il giovane terzino non si limita a portare con sé un ricordo del compagno a ogni partita, ma dove Simone contribuisce a organizzare un torneo in sua memoria, e di un altro amico salutato troppo presto: «Quella maglia me l'aveva data la mamma di Marco, che aveva organizzato un evento per lui. Io avevo organizzato un torneo per un altro ragazzo che ho conosciuto a scuola - Jason Borbona, scomparso a soli 12 anni per un'altra malattia fulminante nel 2018 - e parlando con lei abbiamo deciso di farlo per entrambi. Di amici di Marco ne conosco tanti, poi è un impegno che mi piace, quindi abbiamo scelto di dedicarlo a tutti e due».

Clicca l'immagine per consultare il profilo Instagram del torneo organizzato a Seregno

Dal primo memorial tenutosi nel 2019 per Jason nasce così a Seregno un evento per i due ragazzi, che si tiene ogni estate da ormai due anni. Un lasso di tempo in cui Mandaradoni difende i colori di Folgore Caratese, Lissone e Mariano, indossando sempre sotto la maglia da gioco quella bianca di Marco, già mostrata in qualche occasione dopo una rete, ma mai come nel match di sabato. «L'anno scorso ho avuto l'occasione di farla vedere perché ho segnato 4 gol, e probabilmente qualcuno l'ha fatto lui perché io non segnavo da un po'. Dedicargli il gol è stata la prima cosa che ho pensato, ora mi viene naturale, ma è la prima volta che mi tolgo proprio la magliettaDi solito esulto con i compagni, poi mi stacco e la faccio vedere. - spiega infatti il classe '05, che sul motivo del gesto prosegue - Mi piace fare questa esultanza per dare modo a chi lo conosceva, chi l'ha incontrato sui campi, a scuola o nella vita, di rivivere un ricordo di lui, magari anche per un secondo. Può essere anche un momento inaspettato perché non ci conosciamo tutti e quindi non tutti sanno le nostre storie».

A portare avanti quella di Rigato, però, ci pensa il terzino, insieme ad altri giocatori dell'Under 19 comasca: «Manu (Ragusa) sa che faccio questa cosa, e anche altri compagni. C'è chi vede la maglia e non dice niente per rispetto, altri invece mi hanno chiesto. Dopo il gol negli spogliatoi nessuno mi ha detto nulla perché magari si pensa a mille cose, poi però agli allenamenti mi hanno fatto i complimenti, mi hanno detto che era un bel gesto e sono contento»

L'esultanza di Simone dedicata all'amico Marco

UN GOL INDIMENTICABILE

Per il significato, indubbiamente, ma anche per la realizzazione e per il contesto. Sì perché evitare il gol della sconfitta all'ultimo e fare quello della vittoria nella stessa azione è qualcosa di assurdo, farlo da terzino e con il tuo piede debole al volo sotto la traversa probabilmente non ha neanche senso di esistere. Nel ricordare le emozioni del finale di partità, però, Mandaradoni fa un passo indietro: «Negli ultimi minuti abbiamo giocato poco perché c'è stato un litigio in tribuna, in campo hanno iniziato a litigare tra loro e il nostro mister è stato espulso, anche se non ho capito in quale circostanza. Da lì il gioco è ripartito con una punizione per loro da sinistra, così siamo scalati verso il centro. Il mio esterno è rimasto scoperto, l'avversario ha tirato preciso sotto le gambe del nostro portiere e io sulla riga l'ho spazzata fuori».

Il pallone diventa così oggetto di un flipper in cerca della punta giallorossa, prima di essere ribattuto dal Bresso verso l'area comasca, dove il numero 3 spicca ancora e fa ripartire l'azione in prima persona: controllo di tacco sull'out di sinistra, due tocchi e scambio con Bocchi, che gli restituisce la sfera all'ingresso dell'area avversaria con un rimbalzo troppo invitante per non calciarla di prima intenzione. «Ho spinto perché sapevo che ne avevo ancora per andare in avanti, è una di quelle cose che ti senti in campo. Sentivo che l'avremmo tenuta noi perché ci facevano giocare tanto a centrocampo e lì c'era dello spazio. Quando mi è tornata la palla ho sentito qualcuno chiamarmi in area, però Bocchi è stato bravissimo a mettermela così, lenta con il rimbalzo giusto, così mi sono detto: "Calcio".  - afferma Mandaradoni, che sulle emozioni del gol aggiunge - Appena ho visto che il pallone scavalcava il portiere sono proprio esploso. Ho pensato: "È entrata, abbiamo vinto". Ero contento perché è una vittoria che abbiamo voluto tutti, dal primo all'ultimo, e lo si vede anche dall'esultanza perché eravamo tutti e 20 a festeggiare insieme. È da lì che si capisce che la squadra voleva i tre punti. Ci servivano perché le qualità le abbiamo, il mister ce lo dice sempre. Siamo una bella squadra e durante la partita non meritavamo di pareggiare soltanto, il loro portiere è stato molto bravo».

Segnato il 2-1 e finita la partita, poi, è tempo di festeggiamenti anche negli spogliatoi, dove l'unione dei ragazzi di Ferri si manifesta in scherzi e complimenti al difensore, che racconta: «Sono uno che fa molta autoironia, ho detto agli altri: "Avete visto tutti? Perché col cavolo che lo faccio un'altra volta" (citando Jack Sparrow ne I Pirati dei Caraibi). Ho colto l'occasione per stemperare la tensione che c'era, gli altri mi hanno preso in giro o venivano a stringermi la mano, ma erano tutti contenti».

Il bacio alla maglia dopo il triplice fischio della sfida con il Bresso

DALLA SQUADRA AI PROPRI IDOLI

Parlando della squadra, il Mariano si sta confermando una delle big del Girone B dopo il terzo posto dell'anno scorso, quando però Mandaradoni ancora non faceva parte del club. Cresciuto da piccolo a Seregno, prima di passare alla Vis Nova, alla Pro Sesto, alla Manara e alla Folgore Caratese, il classe 2005 nell'ultima stagione ha infatti vestito la maglia del Lissone, lasciata all'ultimo giorno di mercato. «Ho avuto qualche problema lì, non sono voluto rimanere e sono venuto qui a Mariano. - svela il terzino, che nel comasco ritrova tante vecchie conoscenze, con le quali spera di fare una grande stagione - Mi hanno detto che l'anno scorso c'era una bella squadra, che è andata vicina a vincere. Per ora non abbiamo ancora perso e abbiamo già giocato contro avversari come la Vis Nova e in Coppa con il Cantù, che è quarto. Le qualità ci sono, possiamo giocarcela fino alla fine, però serve quel qualcosa in più che abbiamo messo in campo sabato, quando non abbiamo mai mollato. Una partita non sempre può andare bene, puoi attaccare e attaccare senza segnare, ma non devi mollare perché rischi di perdere e da primo ti ritrovi terzo, e gli altri scappano».

Un'analisi ancor più azzeccata in un campionato equilibrato come quello dei gialloblù, che nelle retrovie possono contare sulle qualità di un giocatore nato principalmente come difensore centrale, ma con una vena offensiva da non sottovalutare, e il gol di sabato lo dimostra. «Ho sempre avuto questa cosa di spingere e andare in avanti, infatti quest'anno sono stato preso per fare il terzino, destro o sinistro non mi cambia. - spiega lo studente di Relazioni Internazionali e Marketing, che sulla passione per il ruolo prosegue - Il difensore per me è quello che tiene su la squadra a livello morale, anche nello spogliatoio. È quello che ha tanta personalità, poi in campo vede ogni cosa e può dare una mano a tutti i compagni».

E a proposito di personalità, il giocatore modello non può che essere uno: «Sergio Ramos. È il punto di riferimento, un difensore completo e decisivo. In Serie A però mi piace la grinta di Acerbi. Non sarà un campione, ma è un ottimo giocatore e secondo me molto sottovalutato. Si è visto in finale di Champions cosa ha fatto con Haaland». E se l'ex Lazio rappresenta un modello più che altro dal punto di vista difensivo, la leggenda del Real Madrid ha quel feeling con il gol che a Mariano di certo farebbe comodo, anche perché ci sono una storia e dei ricordi da mostrare ancora in giro per i campi da calcio.

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