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Promozione

Una storia unica: alla prima da titolare coi più grandi ha suo papà come compagno di squadra

36 anni di differenza e un momento indimenticabile per entrambi: «È stato strano, però emozionante»

Rapisardi Costamasnaga

PROMOZIONE COSTAMASNAGA • Lorenzo e Giuseppe Rapisardi, papà e figlio portieri della formazione lecchese (FOTO CASTAGNA)

Poter condividere un momento speciale con un proprio genitore è qualcosa che può sembrare banale, che si dà per scontato, però è una fortuna che non tutti hanno. A volte le strade della vita sono impervie, per mille motivi, anche inspiegabili, altre invece conducono a un lieto fine, o a un dolce inizio, o a uno di quei momenti a cui magari non si dà immediatamente un certo penso, ma che ripensandoci nel tempo assumono un altro significato. Che giorno sia stato domenica 19 novembre per Lorenzo Rapisardi, probabilmente, è difficile spiegarlo. Di sicuro quello della prima partita da titolare nel mondo dei grandi, cosa che fa sempre un certo effetto, ma quando a prepararti per quella tanto desiderata occasione è tuo papà, forse, qualcosina cambia, soprattutto se poi si siede in panchina e da lì ti segue per un'ora e mezza facendo il tifo per te.

UN PAPÀ PER COMPAGNO DI SQUADRA

Non capita spesso, è già raro averlo come preparatore, ma nel caso di Lorenzo, portiere classe 2005 del Costamasnaga, è ciò che è successo nell'ultimo weekend. Un episodio frutto del destino, quello che 7 giorni prima l'aveva visto esordire in Promozione per l'infortunio di Soldo a cinque minuti dalla fine della partita con il Menaggio. «Non una bella esperienza, ho fatto un errore sul secondo gol, però è stato emozionante», riconosce l'allora numero 12 dei lecchesi, entrato sull'1-0 in un match che ormai aveva preso un'altra direzione (quella della prima vittoria del fanalino di coda). E fa niente per il gol subito, subentrare a gara in corso non è mai facile, se poi sei un portiere che non ha mai giocato in categoria diciamo che non ti aspetti di esordire di punto in bianco in una situazione così difficile.

Dopo quella partita lì, però, c'è una settimana intera per prepararsi allo step successivo: la prima da titolare. Qualcosa di importante quando sei da 6 anni nella stessa società, e infatti Rapisardi afferma che: «Un po' di tensione prima della partita l'ho sentita, ma più nel riscaldamento, appena l'arbitro ha fischiato ero tranquillo». Merito anche di un piccolo retroscena: «La sera prima ero al bar con alcuni amici e Pellicciari (difensore classe 1990), lui sa che sono uno che in partita parla e urla tanto e aveva notato che quando mi allenavo con la prima squadra non lo facevo. Mi ha detto di non preoccuparmi, che come facevo in Juniores così dovevo fare in Promo. Questa cosa mi ha aiutato molto».

A rendere la giornata ancor più speciale, però, è un altro compagno, uno d'eccezione: papà Giuseppe. Un paio di defezioni tra i pali delle squadre del settore giovanile portano infatti il classe 1969 a vestire la maglia indossata pochi giorni prima dal figlio, ovvero la numero 12. «Quando salivo ad allenarmi con i più grandi l'anno scorso c'era lui perché fa il preparatore dei portieri in prima squadra, però in partita non mi era mai successo e vederlo in panchina è stato un po' strano. - racconta Lorenzo, che sulla settimana di lavoro in famiglia in vista del match aggiunge - In allenamento abbiamo fatto tutte le parti tecniche. Mi ha preparato un po' perché la Promozione è abbastanza diversa rispetto alla Juniores, bisogna stare più attenti nella copertura della porta per i tiri da lontano, mentre prima della partita mi ha solo detto di restare concentrato. Alla fine invece mi ha fatto i complimenti, anche perché penso di avere fatto una bella prestazione».

Il 2-1 finale in favore del GrentArcadia non cancella infatti gli interventi di Rapisardi, arrivato tra i pali dopo una prima parentesi fuori dalla porta. «Sono partito come difensore, a volte esterno, poi un'estate in spiaggia ho provato a fare il portiere, mi è piaciuto e da quella stagione ho iniziato. - racconta il classe '05, che sull'idolo d'infanzia e sui punti di riferimento attuali non ha dubbi - Il mio preferito era Buffon, anche perché tifo Juve. Ora mi piacciono tanto Courtois e Maignan». Il collega da tenere sull'attenti, invece, è un altro: «Ora dovrei rimanere in prima squadra, il mio obiettivo è che quando tornerà Nick (Soldo) sarò io a giocare». Il guanto di sfida, in amicizia, è lanciato.

UN FIGLIO PER COMPAGNO DI SQUADRA

I guantoni, però, sono sempre due, e se uno è quello indossato da un ragazzo accompagnato dal proprio padre in un giorno speciale, l'altro è quello un po' più usato di un papà al fianco del proprio figlio in un momento unico. «È stato stranissimo perché è nato tutto all'improvviso. - racconta Giuseppe Rapisardi, chiamato a sedersi in panchina come eventuale sostituto di Lorenzo - In una settimana abbiamo perso il portiere della prima squadra e un 2007, e andando a scalare sempre per coprire la Promo siamo rimasti con un portiere in Juniores e solo un altro '07. Una combo che ha portato a far sì che facessi il sostituto, anche se le partitelle non disdegno a farle. Domenica ho fatto un po' di polemica con Invernizzi (l'allenatore) perché volevo essere titolare, spero mi faccia giocare questo weekend».

Battute a parte, Giuseppe ha così l'occasione di vivere da vicinissimo la partita del figlio, sia in settimana che sul campo: «Abbiamo preparato la gara sulle parti più tecniche perché in Promozione si trovano calciatori già completi, qualcuno anche con una grossa esperienza e capace di vedere il portiere fuori posizione. Devo dire che Lorenzo ha fatto veramente bene, sia dal punto di vista tecnico che tattico. Era sempre nelle posizioni giuste e ha fatto un paio di interventi importanti». Oltre all'occhio del preparatore, però, c'è anche quello del genitore, e Rapisardi non nasconde che «da papà è sempre emozionante. Stare insieme durante il riscaldamento, avere tuo figlio e dargli i consigli è sicuramente diverso, dentro di te speri che faccia bene e ne sei orgoglioso. Anche in settimana l'emozione c'era, però ci siamo preparati in maniera tranquilla, senza farci coinvolgere troppo da questa cosa e devo dire Lorenzo è stato bravissimo in questo: non ha mai fiatato, ha sempre accettato tutto quello che gli ho detto ed è così che si deve fare».

A rendere il tutto ancora più significativo è il legame con il Costamasnaga, di cui Giuseppe è anche vicepresidente. «Sono qui da quasi 10 anni, ho abbracciato questa passione e questa voglia di fare ancora sport. - spiega infatti il preparatore dei lecchesi, arrivato dalla Sicilia negli anni '90 - La mia storia in Lombardia inizia nel 1992. Arrivavo da un paesino in provincia di Enna, mi sono trasferito per motivi di lavoro e nel '95/'96 ho iniziato ad allenare i portieri, sono sempre stato un po' fissato facendo corsi e diplomi. Ho girato un po' di squadre per poi arrivare al Costa, dove ho trovato un ottimo ambiente e dove è nata un'amicizia con il presidente Stefano Limonta. Da lì ho messo da parte tutto, mi sono legato in maniera assoluta, anche al di là del calcio».

Un mondo quello del pallone vissuto in prima persona tra i pali. «Ho giocato fino ai 23 anni, prima che arrivassi in Lombardia, arrivando fino in Promozione e giocando anche un anno nella Berretti del Messina. - ricorda Rapisardi, che sulla passione per il pallone aggiunge - A casa mia ero solo io ad averla quando ero bambino. Giocavo ovunque, sempre come portiere, poi nel tempo ho smesso e dopo due anni in cui sono stato completamente fermo la passione si è moltiplicata e ho iniziato un percorso diverso rispetto a quello del calciatore, però con una voglia molto più forte e continua. A 54 anni per arrivare ad allenarti alle 20 dopo il lavoro se non hai passione non lo fai».

E proprio quest'ultima è quella trasmessa a Lorenzo, anche se Giuseppe svela sorridendo che «da bambino era uno che storceva il muso per il calcio. Per me è stata una pugnalata, devo dire che mi sono un po' impegnato, poi pian piano anche lui si è appassionato e da lì non ha mai smesso». Sul ruolo in campo, invece, nessuna indicazione: «Non gli ho mai detto niente, ma nel momento in cui mi ha detto che voleva fare il portiere mi ha trovato d'accordo, e devo dire che a mio parere è un ottimo portiere».

Da quella spiaggia nasce così una storia culminata con la gara di domenica scorsa, ma ora all'orizzonte c'è la sfida con la Canzese e il duo Rapisardi è pronto a ripresentarsi tra i pali, sperando di trovare il prossimo lido: festeggiare insieme la prima vittoria nel mondo dei grandi.

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