Serie D
23 Aprile 2024
Le lacrime di Giulio Gallazzi, eloquenti. La posa di Marcello Montini, iconica. Le parole di Giovanni Cusatis, il condottiero. Il podcast di Mario Piccinocchi e Antonio Palma, i due "play". I TikTok di Tommaso Caremoli e Christian Foglio, la nex gen. Il volo di Francesco, il mitico "Curva Alcione". Gli occhiali di Andrea Pio Loco e Davide Petito, ma chi aveva i capelli migliori? Le birre di Francesco Manuzzi, il nuovo Charles Leclerc. La profezia di Matteo Mavilla, mai banale. Gli autografi di Karim Laribi, l'ex Serie A.
Tante, troppe cose. Tutte storie da raccontare, tutte storie da vivere. 21 aprile 2024, l’inizio di una nuova era.
Sono le lacrime di Giulio Gallazzi. Era lì, tutto solo in mezzo al campo. Esattamente al centro, in quel cerchio bianco meglio conosciuto come dischetto. Prima inginocchiato, poi seduto: due pose, due pose iconiche. «È un sogno che si avvera. Ci abbiamo creduto, lo abbia voluto». Poche parole, infiniti significati.
È quella foto di Marcello Montini, sdraiato a terra come in un calendario degli anni ’90: «Era il nostro obiettivo» e no, non se lo dimenticherà mai. Sulla carta presidente, nei fatti uomo di sport e appassionato fino al midollo. Sicuramente dal suo insediamento nell'estate del 2017, probabilmente dalla nascita. Uno che prende la macchina, si lascia alle spalle Milano e guida per mezz'ora abbondante sulla A8, direzione Caronno. «Voglio sostenere la squadra, se lo meritano». Era la tripletta di Villa Santa, era il battesimo tra i grandi di Voceri, era la vittoria del campionato dell'Under 17. Chi, anzi cosa te lo fa fare? La passione, semplicemente la passione.
Sono i sorrisi di Giovanni Cusatis, il condottiero e sì, il "CEO" della tanta agognata costanza: «Vincerà chi ne avrà di più». Lo dice da settembre, quindi da tempi non sospetti. E l'ha detto e ripetuto sempre, quindi ribadito in qualsivoglia momento, da quelli più belli (tanti, tantissimi) a quelli più brutti (pochi, pochissimi). È la sua vittoria, il suo capolavoro. Il figliuolo è diventato grande ma no, la maggiore età non è ancora arrivata. Toccherà tenerlo stretto ancora per un po', dopotutto lo dice o non lo dice Liga: «Il meglio deve ancora venire».
Sarà quella puntata speciale di "Doppio Play"? Forse sì, forse no. Ma la raccolta firme online è già partita e quindi no, non c'è altra strada. Sono loro, i due "play" e la doppia "P": Mario Piccinocchi e Antonio Palma, il capitano e il numero 10. Qualcuno ha detto geometrie? Qualcuno ha detto fantasia? Talenti, talentissimi in campo. Talenti, talentissimi dall'altra parte del microfono. A proposito di obblighi, la puntata con Karim Laribi è roba da non perdere. Ma niente spoiler...
È quell’abbraccio tra Tommaso Caremoli e Christian Foglio, compagni dentro lo spogliatoi e amici nella vita di tutti i giorni. Per i boomer i più giovani, per i millenials la next gen, per gli addetti ai lavori i classici "capolista" sui vari taccuini. E che dire di quel TikTok: «Se andiamo virali…» e niente, non è dato saperlo. Chissà qual è stato il fioretto, intanto da domenica a questa parte non si parla d'altro.
È il "volo" di Francesco, il mitico "Curva Alcione". Che sia benedetta quella partita del 2022, dove tutto ebbe inizio: «Mi sono innamorato lì». Dopodiché passione a catinelle e tanto, molto altro. Uno sguardo che parla da sé, il classico viso da bravo ragazzo. Più semplicemente la genuinità, quella capacità (innata, sicuramente innata) di entrare nel cuore delle persone e non uscirci più. Infine il consiglio di mercato: «Chi vorrei all'Alcione? Dico Antonio Donnarumma». E chissà se Matteo Mavilla non stia prendendo appunti.
Sono gli occhiali di Andrea Pio Loco e Davide Petito, entrambi... iconici, null'altro. Diverso il discorso per i capelli, ma questa è un'altra storia. Anzi, doveroso raccontarla. Foto? Foto, ovviamente. «Come sono i capelli?» chiede il primo, quindi la risposta: «Non male, ma meglio i suoi (Petito, ndr)».
Sono le quattro birre in una sola mano per Francesco Manuzzi. Sì, su per giù quattro e tutte in una sola mano. Da qui la domanda, il dubbio amletico: ma come ha fatto? Toccherà chiederglielo, intanto non se la cava affatto male anche negli ultimi sedici metri. E che dire dell'abilità alla guida del mitico "trattorino", divenuto ormai un'estensione del corpo di Lorenzo Tadini? Doppio chissà, ovviamente. Chissà se glielo avrà restituito, chissà se Frederic Vasseur (boss della squadra F1 della Ferrari) non stia prendendo appunti...
È una dichiarazione e anzi, la dichiarazione per eccellenza di Matteo Mavilla, il direttore sportivo: «Non ci siamo mai nascosti, io personalmente l'ho sempre detto che saremmo partiti per vincere». Detto, fatto. Tra il dire e il fare una virgola. Sì, una semplice virgola. Ma né sottile né breve perché al suo interno racconta di lavoro, lavoro e ancora lavoro. «Andiamo avanti da tre anni, fa strano pensare che nell'aprile del 2021 giocavano ancora in Eccellenza».
Sono gli autografi di Karim Laribi («Me le regali le scarpe?»), letteralmente circondato dai ragazzi del settore giovanile. E infine sono proprio quest'ultimi, immancabili dal giorno zero. Per non parlare del derby contro il Città di Varese, il big match contro il Chisola e tutte, ma proprio tutte le partite casalinghe. Appuntamento all'Area Civica il 5 maggio? Forse sì, ma sicuramente il gioiello meneghino incastonato tra gli alberi di Parco Sempione sarà la casa dell'Alcione dal prossimo anno. Niente domenica, bensì il sabato. Niente Serie D, la Serie C. E scusate se è poco...
Tutto finito? Non ancora perché sono soprattutto loro, gli artefici di un'impresa leggendaria e senza precedenti. Signore e signori, i protagonisti del miracolo: giocatori, staff e società, tutti cuori orange.