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Under 19

Due magie in semifinale e un gol nella finalissima: a 18 anni fa il panico ed entra nella storia

Tre reti per condurre la squadra al suo primo titolo di sempre: «Andrei dappertutto con queste persone»

Mocellin Morazzone

UNDER 19 MORAZZONE • Claudio Mocellin, decisivo in semifinale e finale regionale

Non era la partita più importante dell'anno, era la partita più importante degli ultimi tre anni. Non era un avversario qualunque, era quello che per due stagioni di fila ti ha rubato lo scettro in campionato, costringendoti a due secondi posti. Non era una finale qualunque, era quella per diventare la squadra più forte di tutta la regione, per la prima volta nella storia. E no, per arrivarci non si è passati da una semifinale qualunque, ma dalla prima in tutta l'esistenza del club. Quindi sì, Claudio Mocellin potrebbe sembrare un nome qualunque, però no, è quello di chi scolpendo due opere d'arte tra andata e ritorno in semifinale e aggiungendo la sua firma pure in finale ha fatto sembrare normalità quello che normale non è, riscrivendo la storia del Morazzone, e non solo.

IL GHIACCIAIO

Dribbling ubriacante, destro fatato, bagaglio tecnico stracolmo e una capacità di leggere il gioco in maniera profetica, il tutto agendo sulla trequarti da esterno e indossando la maglia rossoblù, o bianca all'occorrenza, con quel capello rasato di controtendenza rispetto alla classica capigliatura esotica da baller. Capito l'identikit? No, non si parla di Albert Guðmundsson, anche se la somiglianza è inevitabile, ma di Claudio Mocellin, classe 2005 che nella provincia di Varese non è affatto uno qualunque, e ormai neanche in tutta la Lombardia.

«Da piccolino giocavo a Varese, poi sono andato alla Varesina, dove però alla fine non mi sono trovato più bene e mister Dallo mi ha chiamato a Morazzone. Sono riuscito subito a trovarmi come in una vera e propria famiglia, sempre presente», racconta Claudio, che nella stagione 2021/2022 gioca in Under 17 ed esordisce in Under 19, diventata poi campionessa del Girone A. Un primato che vale ai rossoblù il pass per la fase finale e per il sogno di un titolo regionale infranto però ai quarti, perdendo ai rigori contro quell'Accademia Pavese che avrebbe poi vinto il trofeo. Una sconfitta che l'esterno non vive di persona, ma che si ripresenta un anno dopo, il primo di un biennio difficilissimo per Mocellin e compagni. Da campioni in carica, infatti, i rossoblù di Dallo arrivano secondi nel campionato successivo alle spalle della neopromossa Solbiatese, perdendo proprio lo scontro diretto con i nerazzurri alla penultima giornata, quella decisiva. La medaglia d'argento vale comunque la qualificazione ai quarti per la corsa al titolo, ma la scena si ripete: 1-1 in casa della Calvairate e seconda eliminazione consecutiva ai rigori.

Sembra l'incipit di una maledizione che continua anche l'anno dopo, quello corrente, chiuso dai varesotti di nuovo al secondo posto in campionato, questa volta con addirittura un solo punto di svantaggio dalla capolista. Quale? Sempre lei, sempre la Solbiatese. E come sempre, Mocellin e compagni strappano il pass per i quarti di finale, dove l'avversario è semplicemente la Cisanese campionessa in carica e reduce dal primo Triplete della storia. Il copione sembra già scritto: 2-0 per i bergamaschi a un quarto d'ora dalla fine e, anche dopo l'incredibile rimonta del Morazzone, quel 2-2 sancito dal triplice fischio dell'arbitro costringe i varesotti alla terza sequenza di rigori in tre anni, ma è qui che tutto cambia. I rossoblù, infatti, spezzano la maledizione, battono i favoriti dagli undici metri e raggiungono la prima semifinale della loro storia.

IL VULCANO

E Mocellin? Segnati 3 gol in campionato, tra cui uno nella vittoria proprio con la Solbiatese a inizio girone di ritorno, l'esterno varesotto esplode definitivamente nel momento più importante, quello dove le vere stelle brillano. È l'andata della semifinale in casa della Vis Nova, il Morazzone è sotto di un gol, ma al 28' Ottoboni mette la testa su una rimessa laterale e il pallone rimbalza poco fuori l'area di rigore neroverde, dove il numero 10 si libera dal difensore in pressing con un colpo di tacco e dal nulla tira fuori un destro che si incastona nell'incrocio lontano. Roba che non si vede proprio tutti i giorni, eppure l'esultanza è di quelle a braccia aperte, come a dire: «Lo faccio sempre».

L'esultanza di Claudio Mocellin dopo la magia di Giussano

Ed effettivamente, quando conta, Mocellin lo fa sempre. Ritorno della semifinale, al Morazzone serve almeno un gol per andare ai supplementari, ma a dieci minuti dalla fine il risultato è ancora sullo 0-0. Serve lo spunto, la giocata del fuori categoria, e all'81' eccola servita: rimessa di Pedrotti, sponda di Casella, tacco di Gjergji e palla per Mocellin, che in un centimetro quadrato nasconde il pallone a un avversario, ne salta un altro accentrandosi verso il dischetto e in scivolata fa riapparire la sfera sotto la traversa. È la gemma dell'1-0, quella che sblocca i tempi supplementari, dove i rossoblù eliminano anche i brianzoli grazie al colpo di testa di Casella e conquistano la prima finale della storia. Non una qualunque, già, perché dall'altro lato c'è proprio la Solbiatese.

La classica finale tesa? Per niente. Sì, i nerazzurri approcciano meglio la sfida nei primi minuti, ma poi il Morazzone alza il volume. Nessuna musica stonata o invadente, è semplicemente una sinfonia d'archi armoniosa, quella diretta dalle giocate di Mocellin e dai compagni di reparto Castrovillari, Manzato e Casella, con cui il numero 7 si scambia il pallone a suon di veli e tocchi eleganti, come se fosse una danza ipnotica. «Abbiamo cominciato a prendere il ritmo, a far girare la palla, a prendere gli spazi e a trovare anche le nostre punte, che sono formidabili. - racconta Claudio, che sul resto della banda aggiunge - Io e Castro giochiamo insieme ormai da tre stagioni, poi quest'anno sono arrivati Casella e Manzato. Siamo riusciti a trovare subito un feeling, un nesso tra di noi, e riusciamo sempre a muoverci e trovarci in qualsiasi situazione».

Se infatti a sbloccare il match ci pensa capitan Caporali su calcio d'angolo e a raddoppiare lo Squalo Casella con un rigore guadagnato e realizzato, la sensazione di controllo del match da parte dei rossoblù passa anche dai continui dribbling dell'esterno destro e dalle sue letture, oltre che dall'alchimia di tutto il reparto offensivo. Il 2-0, però, non è un risultato totalmente sicuro, soprattutto contro una Solbiatese ben nota ai ragazzi di Dallo, che hanno bisogno di mettere in ghiaccio la finale. Inutile dire chi ci pensa: Casella inventa l'imbucata per Manzato, cross in mezzo e destro in rete di Mocellin, che fa tre gol nelle tre partite più importanti delle ultime tre stagioni.

A braccia aperte per volare verso il titolo regionale dopo la rete del 3-0

«È un'emozione importante. Sono due anni che ci proviamo, non siamo mai riusciti ad andare oltre i quarti di finale, abbiamo perso anche due campionati con la Solbiatese. Questa era un'occasione per farci valere, per prenderci una rivincita e così abbiamo fatto. Siamo emozionatissimi per questo risultato. - dichiara dopo la finale Claudio, che come i compagni ha iniziato a pensare all'ipotetico ultimo atto con i nerazzurri solo dopo il match della svolta - Non ci è venuto in mente quando è uscito il tabellone, ma dopo, perché innanzitutto i quarti di finale sono stati tosti dato che abbiamo incontrato i campioni in carica della Cisanese. È stata una partita difficilissima, che siamo riusciti a ribaltare in due minuti. Non ci saremmo mai aspettati di arrivare qua, per noi era già una vittoria arrivare in semifinale dato che nessuno mai l'aveva fatto al Morazzone».

Una consapevolezza quella di aver riscritto la storia dei rossoblù che ha reso più leggeri anche i giorni precedenti la finalissima: «Li abbiamo vissuti sempre con il sorriso e a testa alta perché per noi essere arrivati in finale era una vittoria, a prescindere da come sarebbe andata». Aggiornato l'albo d'oro della Lombardia, però, adesso i varesotti hanno l'opportunità di sognare ancora più in grande partendo alla volta di uno Scudetto che coglie forse un attimo impreparati. «Questa cosa non l'ho ancora capita bene, però mi ispira tanta emozione andare a incontrare squadre di altre regioni. - dice infatti Mocellin, pronto però a brillare anche sul palcoscenico nazionale e a dare tutto per la sua maglia, a prescindere dalle prossime mete - Andrei dappertutto, basta continuare con questa squadra e queste persone, che sono formidabili».

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