Eccellenza
16 Maggio 2024
SERIE D PATERNÒ • Filippo Raciti, il maestro dell'impresa che ha condotto i siculi sul tetto d'Italia
L'Interrail solitamente è un viaggio che si decide di sostenere in seguito all'esame di maturità. Quello in cui si riuniscono gli amici più stretti del percorso liceale e si sceglie di partire utilizzando un biglietto ferroviario che permette, a modiche cifre, di visitare una grossa fetta del territorio selezionato. Insomma, si parte alla ricerca di un'avventura, senza alcuna paura dell'ignoto, una mancanza dettata molto probabilmente anche dall'irrazionalità e della spensieratezza che sono solite accompagnare l'inizio di un percorso. In questo caso, l'avventura, comincia fra le terre della «Figlia nera dell'Etna». Il protagonista, infatti, non solo è originario di Catania, ma ha anche avuto il privilegio di vestire le maglie di entrambe le squadre della sua città: l'Altetico Catania e il Catania Calcio. Ambedue, all'epoca - fine anni '90 primi 2000 - militavano in quella che fu la Serie C1. Anni in cui affronta Vincenzo Iaquinta al Castel di Sangro o Luca Toni alla Lodigiani, due Campioni del Mondo per intenderci. Esperienze che finiranno inevitabilmente per influenzare e regalare maggiore spessore alla sua carriera da allenatore. Una professione che, per giunta, a un certo punto lo vede addirittura in Portogallo, alla guida del Lusitano. Insomma, Filippo Raciti è attualmente il tecnico sulla cresta dell'onda del panorama meridionale, anche se il nome, ora, comincia a riecheggiare anche su al Nord. Grazie alla vittoria ai danni della Solbiatese, infatti, al suo palmares ha recentemente aggiunto la sua seconda Coppa Italia Eccellenza, riportando il Paternò in Serie D.
«Giù al Sud si vive di calcio. - esordisce il tecnico - In quanto a strutture e altri aspetti ci sono sicuramente delle lacune, che in qualche modo, però, vengono colmate dalla passione e dall'amore di queste piazze». Un fuoco dimostrato anche in occasione della finale di Coppa Italia Eccellenza, dove, a sostenere il Paternò nella cornice di Firenze, oltre 500 tifosi decidono di affrontare la trasferta: chi in aereo, chi in pullman e chi con la propria macchina. Solo ed esclusivamente per affiancare la squadra e spingerla verso quel sogno: tornare subito il Serie D. Sì, perché gli obiettivi della società, sin dagli inizi, sono chiari e ben delineati. Infatti, dopo la retrocessione avvenuta al termine della stagione 22/23 non si vuole perdere tempo e viene individuato quello che si ritiene il profilo adatto per cercare di riconquistare la categoria: Filippo Raciti.
«Devo ammetterlo, la pressione si sentiva, ma ho fatto ciò che la società mi ha chiesto. Era rimasto un senso di amarezza per come si era svolta l'annata precedente - il tecnico fa riferimento al fatto che l'attuale dirigenza sia subentrata soltanto a dicembre, conquistando 24 punti nel girone di ritorno, non abbastanza però, per rimediare ai danni fatti in precedenza - e tornare in D era assolutamente una priorità». La domanda a questo punto sorge spontanea: «Perché proprio Filippo Raciti?».
Vincente: Filippo Raciti mentre sorregge la sua seconda Coppa Italia Eccellenza
La risposta è semplice ed è nuovamente arrivata dal campo: «Perché è un vincente». Raciti arriva a Paternò dopo un'annata particolarmente travagliata a Ragusa, sempre in Serie D. A gennaio viene esonerato dal club dopo un inizio di seconda parte di stagione non particolarmente scoppiettante. «Avevamo conquistato 24 punti nel girone d'andata - confessa il tecnico -, chiudendo al 5° posto e questo ci ha portato a sottovalutare il giro di boa, non sfruttando appieno il mercato invernale». Nonostante ciò, il tecnico viene richiamato ad aprile, in occasione delle ultime uscite, riuscendo comunque a portare il Ragusa ai playout, dove conquista poi la salvezza.
Le strade di Raciti e delle Aquile si dividono ugualmente a fine anno, senza però il ricordo di quanto fatto prima. Cosa? Niente meno che una scalata iniziata nella stagione 18/19 dove Raciti vince con il Ragusa sia il campionato di Promozione che la Coppa Italia Promozione, arrivando poi alla stagione 21/22 dove centra nuovamente il bis, vincendo il campionato d'Eccellenza e la sua prima Coppa Italia Eccellenza, conquistandosi a pieno titolo la Serie D e alla fine, sulla carta, restandoci. Un bilancio che definire «positivo» sarebbe riduttivo. Quattro trofei e una salvezza alla prima esperienza in Serie D non sono proprio risultati che possono vantare tutti, non in così breve periodo almeno.
Nella splendida avventura di Raciti con le Aquile c'è un buco. Uno spazio vuoto in cui il tecnico non compare sui radar italiani e dove, per ritrovarlo, bisogna puntare il cannocchiale più ad ovest, in direzione Portogallo. Procediamo con ordine. Nel Paternò Campione D'Italia - con la lettere D rigorosamente in maiuscolo, esattamente come sulla maglia celebrativa dei rosazzurri - sono ben 9 i giocatori che arrivano dal Ragusa e che decidono di seguire il loro condottiero nella sua nuova esperienza, coronando quindi un percorso di ben 3 anni assieme. Uno di loro, però, David Floro Valenca, è il metronomo dei centrocampi di Raciti da ben 5 anni, e, com'è naturale in questi casi, questi intrecci non sono mai casuali. Nell'anno in cui l'allenatore domina nel campionato di Promozione il procuratore di Valenca gli parla del Lusitano, squadra allora militante nella quarta divisione portoghese e alla ricerca di un nuovo nome per la propria panchina.
Festeggiamenti: la Coppa ben protetta da Raciti e i suoi rosazzurri
«Mi disse che stavano cercando un profilo giovane con idee fresche». Le idee di Raciti sono infatti ciò che lo hanno portato in pochi anni ad affermarsi nel panorama dilettantistico del Sud Italia. Il 3-5-2 che ripropone da ormai 3 anni è la chiave di volta che ha permesso al Paternò di trionfare contro la Solbiatese. Esterni a piedi invertito - vedasi i ripetuti cross dalla destra dell'esterno mancino Angelo Panariello - capaci di scappare alla spalle della difesa, come in occasione della rete arrivate proprio da quinto a quinto. Un playmaker come Valenca in grado di accelerare e decelerare a sua preferenza, sgonfiando il pallone dopo il vantaggio senza mai perdere la calma. E, infine, la collaborazione costante fra i tre centrali di difesa, capaci di non lasciare spazio alcuno negli ultimi 15 metri. «In Portogallo ho trovato dei ragazzi affascinati prima di tutto dalla voglia di apprendere. - rivela Raciti - La quarta divisione la è già professionistica, ma non ho visto una voglia spasmodica di emergere ad ogni costo. Il mio rapporto si è chiuso per questione extra-calcistiche, fra cui anche la mancanza della famiglia». Si ritorna quindi a Ragusa, per arricchire la bacheca come già raccontato.
In campionato i rosazzurri chiudono al secondo posto, e già a metà stagione diventa chiaro come per perseguire l'obiettivo del salto di categoria sia necessario puntare anche sulla Coppa. «Qui l'Eccellenza è molto competitiva. - spiega Raciti - Vai a giocare contro realtà come Modica o Enna, con tifoserie bollenti come la nostra. La stessa situazione si ripropone non solo qua in Sicilia, ma anche in altre regioni come Puglia o Calabria. Insomma, più che delle Eccellenze giù al Sud si vivono quasi delle Serie D2, se così possiamo definirle, anche perché fra molti dei nomi che scendono in queste categorie ce ne sono tanti che conoscono bene la D, ma anche la C».
Ed ecco quindi che si arriva quindi alla finalissima con la Solbiatese, dove la tensione è palpabile e lo si evince anche dalle parole del DT rosazzurro, Emanuele Merola, nel pre-partita: «La promozione è il nostro obbiettivo dall'inizio della stagione, quindi sì, oggi la vittoria è assolutamente l'unico risultato con cui vogliamo rientrare a casa. Ringrazio i tifosi. Sapevamo che ci avrebbero seguiti in questa trasferta, ma vederli qui, con gli striscioni e la bandiere, rimane comunque speciale».
Euforia: il dt Emanuele Merola mentre corre verso i tifosi
La finale? A senso quasi unico.Un match dove il Paternò è padrone del campo per quasi un'ora, con i nerazzurri che sono vittime proprio di quelle idee e di quei principi tanto cari a Raciti. «Il cambio a inizio secondo tempo? - afferma il tecnico - Salvo (Salvatore Maimone), capitano dei rosazzurri e altro grande, grandissimo protagonista dell'incontro - non stava bene, Viglianisi è riuscito comunque a sostituirlo egregiamente». Infine, al termine dei 90 minuti, il tecnico non si sbilancia su quello che sarà il suo futuro: «Sicuramente più avanti ci siederemo ad un tavolo con la società e discuteremo. Adesso preferisco godermi questa feste e quella che verrà nei prossimi giorni».
Sì, perché parte dello staff del Paternò ha prenotato il volo di ritorno per la sera stessa, mentre un altro gruppo, fra cui Raciti e alcuni giocatori, ha preferito acquistare due biglietti: uno con partenza nelle ore successive alla partita, uno per il giorno successivo. I soldi del primo sono probabilmente andati persi, ma alla fine, quella rimane l'unica sconfitta del weekend.