Eccellenza
17 Maggio 2024
COPPA ITALIA ECCELLENZA PATERNÒ • Alessio Asero, a segno due volte in semifinale e una, quella decisiva, nella finalissima con la Solbiatese
Casa è quel posto in cui sei cresciuto con mamma e papà. Casa è quel posto dove rivedi i parenti durante le feste. Casa è quel posto che senti stretto quando ci resti, ma che ti manca quando parti. Casa è quel posto dal profumo inconfondibile, quello che ti fa rilassare istantaneamente quando torni da un viaggio o da un giornata di lavoro. Casa può anche non essere un luogo, è quel qualcosa che ti fa sentire al sicuro, che ti trasmette tranquillità e ti fa stare bene. Casa è quel gruppo di amici che si è formato al liceo, o alle medie, e con cui condividi tutto. Casa è la tua famiglia, o quella che verrà. Casa, nel calcio, è quell'oratorio dove hai iniziato a giocare, o il parco sotto casa, o il campetto da raggiungere in bici. Casa è la maglia della tua città, quella che sogni di indossare da piccolo, quella che pieghi con cura prima di metterla nel borsone, quella che baci dopo aver segnato un gol, quella che mostri con fierezza dopo aver vinto una partita o, meglio ancora, un trofeo. Casa per Alessio Asero è Paternò, ma, forse, lo è un pochino anche Firenze. Sì perché è lì che a 23 anni entra per sempre nella storia della sua città segnando il gol che consegna la Coppa Italia Eccellenza e il ritorno immediato in Serie D. Una categoria persa dopo una stagione difficilissima, soprattutto per lui, cresciuto osservando il Castello Normanno e andando a vedere le partite della squadra rosablù, quella di casa, quella onorata diventando campione d'Italia da assoluto protagonista.
Sorriso stampato in faccia, braccio che si allarga verso la tribuna, come se fosse un presentatore sul palco di un teatro, e una frase: «L'emozione è tanta, tanta, tanta, direi enorme perché guarda che c'è qui». Lì, sugli spalti dello stadio Gino Bozzi, c'è una parte di casa sua, quel Paternò condotto sul tetto d'Italia realizzando il gol vittoria nella finale di Coppa con la Solbiatese, ma non solo. Sembra scritto nelle stelle, ma se i siciliani arrivano a giocarsi il trofeo è anche e soprattutto grazie ad Asero, eroe già in semifinale. Fondamentale a Teramo, dove realizza il momentaneo 1-1 nella sconfitta del match d'andata (2-1), il classe 2000, destino vuole, blinda la qualificazione in casa. È la sfida di ritorno, è 1-0 per i rosablù, è il secondo minuto di un recupero in cui un solo gol degli avversari costerebbe la finalissima, meglio allora scattare sulla fascia sinistra come se fosse inizio partita, fulminare il portiere con una rasoiata di mancino e correre a esultare sotto la curva.
Una scena indimenticabile, ma per diventare iconica bisogna riproporla su un altro palcoscenico: quello della finale. Questa volta sono per davvero i primi minuti della sfida - per l'esattezza è il 15' - quando da destra parte l'ennesimo cross di Panarello e sul secondo palo Asero in spaccata di mancino incrocia la sfera, battendo Seitaj prima di scalare la recinzione per esultare con quella parte della sua città. «Il gol è stato emozionante. La prima cosa che ho fatto è stata salire sulle grate, mi sono graffiato tutto perché volevo festeggiare con i tifosi. Un'emozione veramente unica», anche se poi ci sono quelle del triplice fischio, che sancisce l'1-0 siglato proprio dal numero 11, la conquista della Coppa Italia e la promozione in Serie D. Un mix di per sé da brividi, ma per Alessio è qualcosa di più.
Esatto, due gol in semifinale e uno in finale sono di base qualcosa di pazzesco, però la vittoria di Firenze è quell'altra favola, quella speciale per Asero: «Io sono paternese come loro, la sento mia. Oggi abbiamo fatto la storia, abbiamo scritto un pezzo importante della storia di Paternò. È andata bene, ho segnato e sono contento di aver contribuito a questa magnifica giornata». Un contributo fondamentale già nella doppia sfida col Teramo, segnando «sia all'andata che al ritorno, sono superfelice. Questa però vale doppio perché vale pure la promozione. Torniamo dove l'anno scorso, io per primo, abbiamo fallito e siamo retrocessi. Questa la sento come il mio riscatto, il loro - indicando i tifosi - riscatto e il riscatto della città, perché io sono uno di loro».
Alessio Asero con la Coppa e alcuni tifosi
Un legame fortissimo, con i colori, con la maglia, con la città e con il tifo, quello di cui una volta faceva parte pure lui: «Sono andato allo stadio un sacco di volte, essere qui a Firenze e vederli felici...». Emozioni difficili da spiegare a parole per Asero, cresciuto nel settore giovanile dei siciliani, trasferitosi poi in altre squadre come Siracusa e Biancavilla, prima di rientrare a Paternò nella scorsa stagione, perché si sa, casa è sempre casa, un po' come la mamma: «Sono tornato qui e oggi diciamo che sono stato ripagato di tanti sacrifici perché l'anno scorso ho preso una bella delusione, come l'hanno presa i tifosi. Io purtroppo quando gioco per questa maglia non mi sento un calciatore, mi sento uno della città, quindi dopo la delusione dell'anno scorso questa è stata proprio una gioia incredibile».
Qualcosa di indescrivibile, raggiunto dando veramente tutto per la maglia. «Nei sei anni in cui ho giocato con i grandi ho fatto tutti i ruoli, tranne il difensore centrale. Sono stato un po' "sfruttato", sai com'è l'Under: giochi un po' qua, giochi un po' là. - racconta l'esterno - Quest'anno però devo ringraziare mister Filippo e mister Pino, mi hanno dato una fiducia incredibile. Sono arrivato, mi hanno detto: «Tu sei forte, fai questo, stop» e oggi siamo stati ripagati di tutto, dal 30 luglio all'11 maggio. Questa data sarà sempre nel mio cuore». Quello un po' rosa e un po' blu, quello dedicato tutto alla sua Paternò, anche se del domani non v'è certezza: «Il mio cuore è qua, poi cosa mi riserva il futuro non lo so, ma tutta questa gente e questa Coppa saranno sempre nel mio cuore».