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Goa7 League

Sono 16 giocatori spaziali e stanno infuocando internet: i talenti in mostra alla Goa7 League

Il torneo dell'anno si prepara per l'ultima giornata della fase a gironi: ecco chi tenere d'occhio

Romeo Baranzatese

PROMOZIONE BARANZATESE • Paolo Romeo, centrocampista biancoblù, ma anche difensore dei Blancos

Ancora un paio di giorni e poi sarà tutto pronto per il gran finale. Come colmare l'attesa? Ripercorrendo quello che è stata l'ultima giornata attraverso il nome di chi ha rubato la scena, tra portieri autori di triplette, bomber insaziabili, due centrocampisti che stanno facendo innamorare chiunque e una serie di giocatori carichi per rompere ancora una volta internet grazie alle loro giocate. È il meglio offerto dalla Goa7 League, che tra giovedì 27 e venerdì 28 giugno vedrà completarsi la fase a gironi per scoprire quali saranno le squadre che si contenderanno il titolo più ambito del web. Un trofeo nel mirino dei 16 giocatori che più hanno impressionato nell'ultima giornata, divisi in due Top 7 (+1) da sogno.

I MIGLIORI DEL GIRONE BLU

DANIELE NAPOLETANO (MUCHACHOS)

Maglia azzurra, numero 9 sulle spalle e squadra campana. Insomma, il soprannome è servito: Il Pipita, anche perché il rapporto con il gol è lo stesso di Higuain, ovvero un amore infinito. Lo dicono le due doppiette in due partite, entrambe con una perla incastonata al loro interno, la prima irripetibile: spalle alla porta si alza il pallone col primo controllo e in un nanosecondo si esibisce in una rovesciata bellissima sul primo palo. La seconda? Palla rubata al difensore, ingresso in area e cucchiaio sul secondo palo: una delizia da leccarsi i baffi.

ALESSANDRO GELSI (GOLDEN STAKE)

La maglia color canarino deve trasmettere quel qualcosa che a parole è difficile da spiegare. Non è il giallo del Brasile, ma le vibes quando gioca lui sono quelle lì, e non a caso Gelsinho è l'alter ego in campo. Vede il gioco tre secondi prima degli altri (come quando legge il retropassaggio di un difensore dei Muchachos e beffa il portiere di testa all'indietro), è un fulmine, anticipa gli avversari a centrocampo e nel tempo libero torna pure sulla riga di porta per evitare un gol. E il fútbol della playa? Eccolo servito: colpo di tacco per pareggiare la prima partita, destro all'incrocio dei pali da centrocampo e un'altra bordata sotto la traversa nella seconda (dopo aver tentato pure una rovesciata), con tanto di doppio «Yo estoy aquì», d'altronde il calcio parla portoghese, ma da ora anche un po' italiano.

STIPE SIMUNAC (BLANCOS)

Il primo appunto vedendolo giocare? Segna da ovunque. Il Brudi ne fa quattro in due gare, due nella prima e due nella seconda, ma li fa soprattutto in ogni modo. Prima riceve un rinvio di Labate, lo mette giù con la delicatezza di un numero 10 e di mancino la piazza da vero 9, poi scavalca un avversario sul lancio di Abe e sempre col mancino incrocia perfettamente da posizione impossibile, e, infine, amplia il repertorio con un timbro di testa (con deviazione decisiva di un avversario) e uno su punizione. Insomma, il pacchetto completo, anche perché due di questi arrivano con la carta bomber attiva e valgono doppio, risultando così determinanti per i 4 punti collezionati dai Blancos. Dilly-ding dilly-dong, la giostra sta chiudendo.

CARLO SPINELLA (BLACK SWAN)

Il Flagello di Dio trita e brucia il campo come un unno grazie alla sua rapidità, quella che gli permette di arrivare spesso per primo al disco di centrocampo e di teletrasportarsi in ogni zona del rettangolo di gioco. Parte dalle retrovie, ma è paradossalmente l'arma in più dei suoi quando c'è bisogno di mettere il becco là davanti, e non a caso è lui a sbucare sulla palla in mezzo di Di Mauro (altro MVP dei viola) contro i Muchachos o a riaprire di testa la sfida con i Blancos.

MATTIA LABATE (BLANCOS)

Come un vero supereroe, anche lui ha una doppia identità, alternando mantello e maschera. Il primo lo indossa in combo coi guantoni quando deve vestire i panni di LaBatman per aiutare la capolista con le sue parate, soprattutto agli shootout, dove si rivela fondamentale negandone due alla Fucina nella seconda ruota (coincidenza vuole i due gol di scarto utili per vincere) e altri due nel pareggio con i Black Swan. La seconda, invece, è il tipico gadget del pipistrello. Tolto il mantello, la maschera è quella del regista dai piedi delicati, che imposta il gioco con una precisione invidiabile, come quando spara il rampino perfettamente sul mancino del Brudi. Assist? No, LabAssist.

ANTONIO GIULIO PICCI (LA FUCINA)

Nella giornata forse più difficile della sua squadra, alla fine, a prendersi i riflettori è sempre lui. Lui che probabilmente soffre un po' coi Blancos in una partita dove a brillare sono più Mateucci, Loiodice e Spina, ma che intanto la puccia agli shootout, lui che però nel momento più delicato si carica la squadra sulle spalle e la trascina nel derby del Barrio segnando prima con la classica zampata da bomber e poi con un siluro su punizione. Non basta per tornare a vincere, ma il poker all'esordio con la maglia della Nazionale Creators contro la Spagna degli ultimi giorni può essere l'incipit per vederlo fare ancora una volta fuoco e fiamme.

ANTONIO PRISCO (MUCHACHOS)

Tra lui, Labate e Di Mauro (un altro da non sottovalutare tra i pali) si cade sempre in piedi quando si punta il dito in porta. E puntarlo su di lui sarebbe facile quando Gelsi lo anticipa di testa sul retropassaggio di un compagno, ma un grande portiere sa sempre come rialzarsi. In che modo? Facendo tre miracoli di fila nella prima ruota, quando deve usare piedi e guantoni per respingere il due contro uno proprio dei Golden Stake, e volando sotto la traversa a tempo scaduto. Evidentemente, però, non gli basta, perché anche nel secondo match tira giù la classica saracinesca con altri due interventi superbi (sempre uno di piede e uno con la mano di richiamo) e para ben quattro shootout.

PAOLO ROMEO (BLANCOS)

A proposito di puntare il dito, quel cartellino blu con La Fucina rischia di costargli grosso, ma è l'unica sfumatura di una giornata in cui diventa l'incubo degli attaccanti avversari. Lì dietro si fa sentire nei contrasti e chiude molti spiragli, lui che di ruolo in realtà farebbe il centrocampista e non il difensore. Quel vizio per il gol visto in Promo con la Baranzatese, però, non poteva restare tacito, e allora ecco che proprio contro la squadra di Picci nella prima ruota parte da solo e scarica un mancino a incrociare imparabile. Nel finale, invece, salva sulla riga un gol già fatto prima degli shootout, per poi far capire nella seconda gara le origini del soprannome: King Kong, di lì non si passa.

I MIGLIORI DEL GIRONE BIANCO

ANDREA PORRINI (OLYMPO)

Lassù Atena deve essere fiera del suo mezzosangue. Ormai ha gli occhi di tutti addosso, eppure gioca con una calma olimpica, quella di chi è semplicemente fuori categoria, o fuori corso, per restare in tema «Prof». Un epiteto degno di chi porta a scuola gli avversari e insegna un calcio leggiadro, ma consistente. Supera con il massimo dei voti il test con il «Rettore» Conte segnando una tripletta e consegnando assist tra i banchi, poi fa un'altra rete con i Red Lock per prendersi quella vittoria sfumata con la Furia Roja. La scalata verso la cima del Monte è ancora lunga, ma con un Porrini così basta poco per diventare divini.

MATTEO MARENCO (ORAGON)

Basterebbe dire che realizza una tripletta per piazzarlo tra i candidati a essere nella top di giornata, ma forse andrebbe specificato il ruolo. Sì perché non è un attaccante, non è un centrocampista e non è neanche un difensore. La matematica non mente: è un portiere, però neanche questo basta. Esatto, perché i tre gol arrivano da centrocampo in un crescendo culminato con un arcobaleno di prima intenzione semplicemente perfetto, a scavalcare il portiere avversario nel due contro due della seconda ruota. A posto così? No, perché da buon numero 1 il repertorio del guardiano del castello orange è fatto anche di parate, come quella a una mano sulla spizzata ravvicinata di Massella, come quella di piede nello shootout ancora contro il Cobra, come quelle sempre di riflesso su un calcio di punizione o in uscita bassa con gli Eternals: se gli Oragon volano in vetta è anche grazie al suo paio d'ali.

FALLOU NIJE (RED LOCK)

Tra il Massella e il Fiche davanti, tra Citterio e Iuliano nelle retrovie, la qualità nella bukeyashiki rossa non manca mai, ma il samurai che la occupa, questa volta, è lui. In difesa è un guerriero difficilissimo da superare, che sa come lavorare con il fisico sia per andare a contrasto dell'avversario sia per sgusciargli via e prenderlo d'anticipo. È sempre ben posizionato, come quando intercetta un cross sul secondo palo e gettandosi a peso morto evita subito dopo un tap in vincente. L'armatura sakuretsu non passa mai di moda.

LUCA PALESI (OLYMPO)

Un giocatore capace di stupire veramente tutto il mondo perché, scontato dirlo, ma è palese che abbia una marcia in più. Trovargli una cattedra adatta, però, è difficile perché fa qualsiasi cosa, e la fa sempre bene. Serve un gol di testa? Eccolo. Serve un assist? Nessun problema. Serve una doppietta? C'è anche quella, ma negli archivi c'è pure una tripletta, quindi doppio dribbling nell'uno contro uno ed ecco che arriva la consegna. Altro? Un salvataggio sulla riga e una magia su punizione per completare il servizio. Viaggia talmente forte che relegarlo in un posto fisso sul Monte Olympo sarebbe restrittivo, forse perché è più un Ermes col dono dell'ubiquità: presente in ogni parte del globo.

ALESSIO DAMIANI (ORAGON)

43 gol in una stagione non si fanno mai per caso, ma quando ti ritrovi a giocare un altro sport con compagni che devi imparare a conoscere è normale che serva del tempo per lasciare il proprio marchio. Quanto? Ad alcuni qualche partita, a lui giusto una, prima di infiammare la Goa7 League. A secco con il Red Lock, non solo fa tripletta e assist con gli Eternals, ma mette in mostra tutte quelle qualità intraviste poco prima. Protegge bene palla, dialoga alla grande con i compagni e poi fa gol, per nulla banali, come quando spara la sfera sotto la traversa dalla linea di fondo. Una fucilata, ma i top player la differenza la fanno nei momenti cruciali, come quando si ritrova da solo contro due avversari negli ultimi 30 secondi di gioco e si inventa una rete stupenda girandosi in mezzo a loro sulla linea laterale. L'assolo di tecnica inatteso, prima di murare una conclusione, partire in contropiede da solo e incendiare ancora una volta la rete. Il Lanciafiamme si è acceso.

SAMUELE DI SPARTI (FURIA ROJA)

In una squadra che può contare sui gol di Bertocchi, sulla tecnica di JPata, sulla completezza del «Rettore» Conte e su un De Petri devastante nella prima partita, la costante biancorossa è chi veste quel numero che indica, non a caso, l'uomo in più. Sui 4 punti conquistati dalla Furia, infatti, c'è la firma soprattutto del numero 12. È lui che dà il via all'incredibile rimonta con gli Olympo segnando due gol frutto della sua capacità di farsi trovare sempre al posto giusto, prima spedendo sotto il montante un cross a rimorchio e poi approfittando della respinta corta del portiere. Semplice ed efficace come pochi, segna una rete simile anche con gli Eternals, sbucando alle spalle di due avversari per poi girare la sfera in rete. Gol pesanti, ma non i classici da compilation, per entrarci serve la giocata, quella che chiude i conti: controllo, tocco di suola tornando verso la linea laterale e poi colpo di tacco per fare tunnel all'avversario (con rimpallo vinto) e servire l'assist del 6-4 definitivo. Una Furia, sì, ma con calma.

GABRIELE QUITADAMO (ORAGON)

Se Damiani è il fuoco e Marenco le ali, lui allora è la mente del dragone. Nelle retrovie sa sempre cosa fare con il pallone, che sia per ripartire in solitaria, per smistare il gioco o per rubare il possesso all'avversario, come quando Lavopa - uno dei giocatori con più qualità di tutta la competizione - prova a saltarlo con la suola e lui in spaccata lo ferma sulla linea di centrocampo. Nessun bisogno di fiammate particolari, giusto un paio di assist, perché è il classico giocatore che può passare inosservato, ma che in realtà fa un lavorone.

SALVATORE FEDERICO (ETERNALS)

Sì, Lavopa e Filipi rubano ancora una volta l'occhio, ma a proposito di giocatori che agiscono nell'ombra, se si accende la luce spunta chi prova a darla al fanalino di coda. Tra una punizione su cui è bravissimo Marenco e un'imbucata visionaria che un compagno non sfrutta, è Federico a tentare di fare da collante dei bianconeri, mettendosi poi in mostra con quella che è forse la giocata più bella della terza giornata: stop e tunnel in una frazione di secondo in un centimetro di campo e appoggio per Filipi, che accorcia le distanze con la Furia Roja prima della sconfitta finale. Un lampo di genio, con la speranza di illuminare la squadra anche questa settimana per rialzarla dall'ultimo posto.

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