Promozione
20 Settembre 2024
PROMOZIONE PUOZZOLO • Le due generazioni dei bianconeri: il più piccolo della rosa Samuele Bustreo e il più grande Alessandro Solerio
Un napoletano che studia medicina a Milano, un brasiliano che si trasferisce qui dall'America, un ragazzo che viene dal settore giovanile dell'Inter. Queste e tante altre storie si intrecciano grazie a un unico filo conduttore: il Pozzuolo. Non una semplice squadra, ma molto più di questo. Ogni storia rappresenta un pezzo di un puzzle più grande: una famiglia calcistica che ha ottenuto due risultati utili nelle prime due partite di campionato. Ma il vero evento del momento è la presentazione delle nuove maglie, frutto della collaborazione con Adidas, una celebrazione che va ben oltre la semplice novità di stile. Tutto qui? No, quando si parla di Pozzuolo c'è sempre qualcos'altro da menzionare, o meglio, qualcun altro: il tecnico Sottocorno. Lui ha portato la squadra in Promozione e, sempre lui, li ha salvati lo scorso anno. Il suo segreto? Il solido rapporto con i ragazzi. Infatti, gran parte dei 2005, giocano con lui da quando avevano solo 7 anni. Una vita con lo stesso tecnico, figura di riferimento per la società. A dargli piena fiducia, anche quest'anno, è il Presidente Varischi, figura imprescindibile per chiunque in società.
La presentazione delle nuove maglie, organizzata con Adidas, è stata una serata importante non solo per la squadra, ma per tutta la comunità di Pozzuolo. Presenti all’evento erano il sindaco Angelo Caterina, i rappresentanti degli sponsor e diversi ospiti. Ad aprire la presentazione è un discorso del presidente Varischi che presenta il direttore generale Gianluca Angelucci e parla degli obiettivi societari: «Il calcio per noi è un gioco che serve ai ragazzi per divertirsi e crescere in maniera non solo individuale ma collettiva». E continua parlando del nuovo progetto in ballo per sostenere Il filo d'oro: «Vogliamo sostenere chi ha meno possibilità di noi. Oltre a fare calcio facciamo anche del bene».
Anche il sindaco Caterina è voluto intervenire, rivolgendosi ai ragazzi con parole di grande ispirazione: «Io ho imparato tanto dal vostro presidente, e uno dei suoi mantra che io cerco di ereditare è che quando nella vita stai bene, questo bene lo devi condividere con gli altri, non te lo devi tenere tutto per te. E questa è una cosa bellissima». Ha poi aggiunto: «Nella vita non c'è nulla che arriva perché è dovuto. Ricordatevi di ringraziare sempre tutti quelli che lavorano per questa società. Inizio io e ringrazio gli sponsor, lo staff, i dirigenti e soprattutto il presidente».
Il momento clou della serata è stato, naturalmente, la sfilata delle nuove maglie. A indossarle sono stati i giocatori stessi, orgogliosi di rappresentare i colori della loro squadra. Dalla divisa di casa a quelle dei portieri, ogni maglia aveva un elemento distintivo: la scritta «Siamo i Blackbucks» dietro lo schiena. E il significato di questa frase lo spiega proprio il presidente: «La Blackblucks è un'antilope indiana bianconera che vive in un'area geografica dove si è estinto il suo predatore naturale che era il ghepardo indiano. Quindi è l'unica antilope che quando si alza la mattina non è rincorsa da nessuno quindi può correre per divertirsi; questo è il senso della nostra società: correre senza pressione, per divertirsi».
Una spiegazione precisa che racchiude alla perfezione il senso di questa società; e se le parole sembrassero superflue e di circostanza, arrivano i fatti a chiarire a tutti che ciò che dice il presidente è pura realtà: due ragazzi della formazione bianconera, infatti, vivono proprio in una casa fornita da lui. Il primo è Di Lauro, classe 2005, originario di Napoli che vive a Milano per motivi di studio; il secondo è il brasiliano Piva che, dopo essersi trasferito in America, ha deciso di tornare in Italia e tornare dal suo "Pozzuolo". Da Varischi, per la società e per i ragazzi: è così sempre ma è anche sempre ricambiato e i ragazzi decidono di fare un regalo al presidente per il compleanno: una foto in cui sono tutti insieme, da appendere in casa per trasformare un momento in un ricordo indelebile.
Non servirebbe una foto in realtà perché molta della storia del Pozzuolo potrebbe raccontarla direttamente una persona: l'allenatore Andrea Sottocorno. Le sue parole non lo esplicitano ma la commozione e la fierezza che esprime quando parla dei ragazzi sembra trasparire solo una cosa: per lui la loro crescita è tutto. Un obiettivo come quello di tanti allenatori ma lui per questi ragazzi è molto di più: è famiglia, nel senso più vero del termine. La sua storia con gran parte di questi ragazzi inizia nel 2012 a Gessate. Loro avevano solo 7 anni e lui da quell'anno li ha sempre portati con sé: anni dopo arrivano al Pozzuolo e vincono, vincono e vincono ancora. «Sei anni fa il presidente il presidente ha avuto la pazza idea di credere in me e nel mio progetto. Allenavo più di 40 ragazzi 2005, qualcuno ci dava dei pazzi: sia a me, sia al mio secondo Davide Giussani che mi segue da 11 anni. Abbiamo giocato tante volte da sottoetà e abbiamo avuto ben tre categorie diverse, nessuno ci credeva e invece con gli Allievi abbiamo vinto, siamo arrivati ai playoff con l'Under 18 e quinti con la Juniores giocando 3 anni sottoetà. Noi giocavamo con i 2005 ed era un torneo per i 2002. Nonostante ciò il presidente ha creduto in me e l'anno dopo mi ha consegnato alla prima squadra».
Alcuni dei ragazzi del 2005 il tecnico, infatti, li allena da addirittura 11 anni e adesso sono arrivati con lui in prima: «L'anno scorso abbiamo vinto il Premio Giovani. Ho anche la fortuna di avere un gruppo di persone con esperienza. Sarò diverso da altri mister ma a me non piace il rapporto formale con i ragazzi, loro devono chiamarmi per nome, il rispetto poi verrà in allenamento e durante le partite». Grazie a Sottocorno, il Pozzuolo ha fatto passi da gigante, portando la squadra dalla Prima Categoria alla Promozione e poi mantenendo il gruppo saldo nei momenti difficili. «Ho un gruppo di giovani che sono come fratelli e un gruppo di veterani che sono come amici. Questo è tutto merito della società: Pozzuolo è una famiglia», ha concluso con orgoglio l'allenatore.