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Hanno consegnato per anni alla gloria calcistica piccoli borghi, i 3 dirigenti ora salutano con amarezza

«Abbiamo lasciato le cariche a giugno 2023 senza nessuna pendenza, chi poi ha preso in mano la società ha disperso tutto il nostro lavoro»

GIGI CARRA DANIELE GIANETTO EMANUELE GALLICO

Gigi Carra, Daniele Gianetto ed Emanuele Gallico salutano il mondo del calcio dilettantistico

«Abbiamo lasciato le cariche a giugno 2023 senza nessuna pendenza, successivamente nella scorsa stagione abbiamo tamponato fin dove è stato possibile perchè ci sembrava giusto aiutare la squadra. Ma è tanta l’amarezza nel vedere che chi dall’ultima annata ha preso in mano la società non ha avuto poi le risorse e le capacità per proseguire il discorso che avevamo avviato. La conseguenza è che tutto il nostro lavoro è stato disperso e alcune persone hanno anche fatto le fortune di altre società». Un addio al calcio con non poca delusione, dunque, quello vissuto da 3 storici dirigenti del mondo del pallone dilettantistico della zona del vercellese più a Ovest. Già dalla scorsa stagione non erano più in carica formalmente Gigi Carra, Emanuele Gallico e Daniele Gianetto, anime dell’Alicese e degli Orizzonti United prima, e dell’Alicese Orizzonti poi (ora il club si chiama invece Orizzonti Canavese Alicese ndr). Ma a stagione 2024-2025 iniziata il momento è propizio per fare il punto sulla situazione e per raccontare le modalità del disimpegno, anche con qualche sassolino dalla scarpa da togliersi.

«C’è poco rispetto nel mondo calcistico ed è anche per questo che ci dispiace per come sono andate le cose - osservano Carra, Gianetto e Gallico - noi pensiamo di essere dalla parte del giusto perchè alla nostra uscita formale il 30 giugno 2023 abbiamo lasciato una situazione pulita, non è invece andato così nell’anno seguente tanto che abbiamo dovuto dare una mano alla società per terminare la stagione e scongiurare un eventuale ritiro delle squadre. Purtroppo si parla di promesse non mantenute quando noi abbiamo passato la mano, pendenze lasciate e amministrazioni comunali prese in giro. Il che è veramente brutto perchè noi ci siamo impegnati tanti anni per fare le cose per bene, mentre chi è succeduto è stato totalmente assente. L’amarezza non è soltanto relativa alla prima squadra che avevamo lasciato in Eccellenza, ma soprattutto verso il settore giovanile e verso la Scuola Calcio, perchè allo stesso tempo ci sono anche persone che da dentro non si sono comportate benissimo lavorando per altri».

A tentare di esplicitare meglio il concetto prova lo stesso Gigi Carra, la cui militanza calcisticasi ferma dopo ben 32 anni, senza contare i tempi da giocatore: «Il calcio non è cambiato in meglio e diventa difficile al giorno d’oggi entrare in un certo tipo di mentalità. A livello nazionale non si interviene e va tutto a cascata a scendere. Soprattutto la gestione dei genitori dei tesserati è diventata sempre più difficile nel corso degli anni. E c’è da chiedersi il perchè in questo sport che si paghi o non si paghi la quota annuale per qualcuno sembri non fare la differenza, mentre molte cose non si sa perchè sembrino scontate quando in realtà non lo sono. Si possono mettere in piedi discorsi di affiliazione con le Academy o sviluppare una Scuola Calcio d’Elite, ma se nessuno viene dietro e collabora nei modi giusti allora non ne vale quasi la pena. Senza considerare il discorso delle strutture che è un grosso problema di tutto il Piemonte. Non dico che si debbano vedere cattedrali nel deserto come a San Giusto Canavese, ma almeno avere un minimo di cura degli impianti è doveroso. Nel corso degli anni le strutture in cui siamo stati sono migliorate anche per nostra iniziativa, ma anche qui non si capisce come mai sembrava quasi fosse tutto scontato».

Emanuele Gallico in questo si rifà anche all’esperienza dell’Alicese, che aveva portato un paese di poco più di 2mila abitanti a giocare in Eccellenza. «Se il calcio sta andando sempre più alla deriva la responsabilità è anche delle istituzioni, calcistiche e non, che non seguono troppo le società. Per molti anni ad Alice Castello si è giocato in deroga per l’Eccellenza, e se qualcosa va storto la responsabilità è sempre del presidente. Abbiamo avuto anche 300 tesserati e gli impegni sono sempre stati tanti, ma il seguito poco». I 3 dirigenti vedono anche con delusione la mancata prosecuzione di una filosofia di calcio «aggregato» che a loro è stata cara nel corso degli anni, chi prima e chi dopo.

«Siamo tornati al calcio dei campanili e questo non è un bene per il territorio, sono i numeri che dovrebbero far capire che non è più tempo di coltivare il proprio orticello in ogni paese ma di mettersi insieme e lasciare da parte i campanilismi per fare qualcosa di più strutturato e che possa avere uno sviluppo futuro. Diversamente ad ogni estate ci sarà sempre la corsa a sottrarsi i tesserati l’un l’altro. Così non si riesce a gestire e programmare proprio nulla ed è dovuto ad un’ignoranza galoppante che avanza sempre di più nel corso degli anni. Ovvio che questo porti anche a chiedere se ne valga la pena considerando che lo stress non è poco e le persone pretenziose invece sempre di più. Ci sentiamo comunque con la coscienza a posto dal momento che abbiamo consegnato l’Alicese Orizzonti ad altri senza pendenze e con tante cose avviate, chiaro che ci sia dispiacere per come sono andate le cose successivamente» concludono.

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