Cerca

Serie D

Era un centrocampista, ora è il pararigori del momento: l'ex Inter è formidabile

Para 3 rigori in 3 partite: «Serve fortuna, ma in settimana studiano tutti i possibili rigoristi»

Simone Stucchi

SERIE D CLUB MILANO • Simone Stucchi, estremo difensore dei biancorossi crociati di Pero

Sono passati ormai 20 minuti dall'inizio della ripresa nella cornice del comunale di Pero: dopo infruttuosi attacchi, il Desenzano sembra avere finalmente l'opportunità di passare in vantaggio. Sul dischetto si presenta Cardella: rincorsa breve, destro angolato, ma Stucchi respinge, mantenendo vivo un Club Milano che riesce alla fine a portare a casa un punto contro un'avversaria tutt'altro che facile. Parare un penalty può sembrare normale, neutralizzarne due di fila fa di te un portiere temibile, ma fermare 3 rigoristi su 3 in stagione è qualcosa di fantascientifico. Ex Inter e Lecco, Simone Stucchi è semplicemente l'eroe del Club Milano: non indossa un mantello, ma un paio di guanti capaci di arrivare su ogni pallone, anche quelli diretti sotto l'incrocio dei pali. Chiedere anche a Isella e Brighenti per conferma: segnargli dal dischetto risulta ad oggi una missione impossibile.

GLI INIZI DA CENTROCAMPISTA

C'è chi si avvicina al calcio su input dei genitori, o chi si appassiona giocando all'oratorio con gli amici: Stucchi invece entra a far parte del mondo del pallone in maniera particolare, quasi unica, come lo è la sua carriera sino ad oggi:« Mi sono avvicinato al calcio in maniera piuttosto casuale. Inizialmente avevo provato a fare altri sport come il basket, il nuoto e il tennis, ma non mi hanno mai appassionato. A quel punto ho deciso di giocare a calcio nella Concorezzese, la squadra del mio paese».

Da centrocampista col compito di inventare calcio e gonfiare la rete quando possibile, dopo qualche partita Simone si ritrova ben presto a difendere i pali della sua squadra, un cambio di posizione alquanto insolito, arrivato a seguito di una richiesta altrettanto particolare: «Serviva un portiere, allora i miei allenatori ci chiesero chi volesse andare in porta: mi offrii volontario e da allora viste le mie prestazioni mi convinsero a restarci anche nelle partite e nelle stagioni successive».

UN VIAGGIO TRA I MASSIMI SETTORI GIOVANILI

I più importanti settori giovanili della zona non tardano ad accorgersi delle doti fuori dal comune che Stucchi sembra dimostrare partita dopo partita: dopo un anno alla Tritium con i giovanissimi regionali, ecco la chiamata del Renate, con cui arrivano le prime esperienze tra i professionisti. «Ho fatto 6 mesi in prima squadra, dove però sono sceso in campo solo nella sfida di Coppa Italia contro il Monza e poi anche 4 anni di settore giovanile, dove ho incontrato Rankovic e Costa, che oggi sono miei compagni al Club Milano». L'ascesa del portiere di Concorezzo sembra ormai inarrestabile e l'approdo all'Inter sembra essere il trampolino di lancio perfetto per giocare con continuità nel calcio che conta: le prestazioni ci sono, la squadra è forte, ma un po' di sfortuna e una grave lussazione alla spalla fanno sì che la sua permanenza in nerazzurro si concluda dopo solo un anno. 

«È stata comunque un'esperienza bellissima, ho giocato soprattutto con l'Under 18 e con la Berretti e ho avuto l'opportunità di fare anche qualche allenamento con la Primavera. Durante la rifinitura della Supercoppa Italiana però mi sono infortunato e sono dovuto restare fuori tutta la stagione». Un'annata importante a soli 18 anni da titolare in D con la Pergolettese non sarà sufficiente per poter tornare all'Inter: dopo un fugace al ritorno alla Tritium nell'anno della pandemia e 6 apparizioni in C con il Piacenza l'anno successivo, Stucchi riesce a trovare finalmente la sua dimensione a Lecco, coinciso anche per sua stessa ammissione con il punto più alto della sua carriera: al di là delle poche presenze, quella stagione culminata con la promozione in Serie B è destinata a rimanere nella storia del club. Come ricorda l'oggi portiere del Club Milano: «Fu un'esperienza unica, era un traguardo impensabile per molti. Mi porto dietro anche tanti amici tra calciatori e staff tecnico, ci sentiamo ancora oggi dopo tanto tempo e sono felice di essere in squadra ancora oggi con Rankovic e Costa».

INFORTUNIO E CARATTERISTICHE

Prime partite da titolare, prime parate importanti, prima che come qualche anno prima ci sia un infortunio ad interrompere il tutto sul più bello: questa volta l'avversario è l'ambiziosa Casatese Merate di Commisso, vera e propria rivelazione del girone, e la posta in palio è la vittoria nel primo turno infrasettimanale del campionato di Serie D«All'85' ho cominciato a sentire qualche fitta alla coscia, poi esami più approfonditi hanno rilevato una lesione di primo grado al tendine del quadricipite. Avevo già avuto infortuni più o meno simili in passato, ma non me ne era mai capitato uno simile». La conseguenza sono tempi di recupero più lunghi e un periodo anche difficile a livello psicologico«Era frustrante andare al campo e vedere gli altri che si allenavano, mentre io dovevo fare fisioterapia. Non potevamo però forzare i tempi di recupero perché i rischi di recidiva erano alti». È proprio in questo frangente che però si vede la sottile linea che divide il buon giocatore e quello di alto livello, quel confine sottile segnato da una mentalità e una forza di volontà che non tutti hanno: e Simone Stucchi, dopo settimane di lavoro per tornare a volare tra i pali, ha dimostrato ancora una volta di essere di un'altra categoria.

Pur non ispirandosi a nessun portiere in particolare, l'ex numero 1 di Inter e Lecco presenta caratteristiche tecniche che lo accomunano all'estremo difensore del Manchester City, come da lui stesso confermato: «Lo ammiro per la sue qualità podaliche, come lanciare lungo o controllare il pallone, anche a livello estetico è poi molto bello da vedere. Oggi saper giocare con i piedi è fondamentale, sia per fraseggiare con i compagni sia per rinviare, in modo da poter evitare il pressing avversario e se oggi ho queste capacità e grazie al lavoro svolto negli anni con i miei preparatori, tra cui Matteo Annoni del Club Milano. In questi anni ho avuto però la fortuna di allenarmi anche con portieri che hanno giocato in Serie B, e quindi ho sempre provato a rubare con gli occhi da loro per poter imparare il più possibile». Il segreto sui rigori? «Serve una buona dose di fortuna, ma bisogna anche studiare i papabili rigoristi della squadra avversaria, analizzando in settimana come calciano».

Tante prestazioni positive e diversi giocatori di qualità, ma l'obiettivo resta sempre quello: «Vogliamo mantenere la categoria e credo che ce la possiamo fare, poi se dovesse arrivare qualcosa in più ben venga. A livello personale non mi pongo traguardi precisi, io punto a continuare a fare bene e vedremo che cosa mi aspetterà il futuro».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter