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Eccellenza

È la stella più luminosa dell'Eccellenza: a 19 anni cambia squadra e dedica tutto al nonno scomparso

Carlo Alberto Alletto è vicinissimo alla firma con il Saronno

CARLO ALBERTO ALLETTO

ECCELLENZA: Carlo Alberto Alletto durante il Torneo Delle Regioni

C'era una volta a Brembio un bambino che giocava a calcio con i suoi amichetti al parchetto. Ginocchia sbucciate e mamme disperate che si raccomandavano di non sudare: il più classico degli scorci italiani. Comincia così, in un cantuccio della provincia di Lodi, una storia da assaporare a piene mani e tutta d'un fiato. Di calcio, di vita, di bussole che si smagnetizzano e che ritrovano poi il loro Nord... sì, insomma: una bella storia. Comodi sul divano o alla fermata del tram, scorrere il curriculum di Carlo Alberto Alletto e toccare tutti i nodi salienti della sua carriera fa sempre uno strano effetto. Perché? Leggere per capire. 

BUSSOLA

Che ne sa di cosa sono i sogni, quelli veri, un bimbo di 4/5 anni? Magari si sarà immaginato in un castello, su un cavallo bianco, con superpoteri pazzeschi per volare su Brembio e salvare Matilde della prima B (o chi per lei). Ma pensare che un passatempo cominciato per gioco possa diventare il fil rouge di tutta una vita, l'obiettivo imprescindibile che guida tutte le scelte quotidiane? Questo no, quel bambino di 5 anni non poteva immaginarselo. Ma è proprio questo carattere di casualità che rende tutto un po' più speciale: Carlo e il calcio si sono semplicemente incontrati, un po' perché lo facevano tutti gli amici, un po' perché il parchetto cominciava a stargli stretto. E un po' anche perché a nonno Giuliano, direttamente da Pomigliano e tifosissimo del Napoli, è difficile dire di no: quando in casa c'è una passione così, impossibile scappare (ma su questo avremmo modo di tornare). 

Intanto però, l'incipit della storia è bello che apparecchiato: a Brembio la bussola di Carlo comincia finalmente a puntare verso la sua stella polare, quello sport incontrato per gioco e destinato a diventare il suo compagno di avventure più fedele. Di bussole si parla, perché quando una storia cambia setting così spesso è necessario affidarsi a qualche sorta di tecnologia per non perdersi. Si comincia a Brembio, ma si toccano una per una tutte le realtà della regione: Ossago, Fissiraga, Crema, Offanenghese... e poi ancora tra i professionisti a Piacenza e con il Sangiuliano quando ancora era in Serie C, Sancolombano, Pavia, Milanese. La testa gira? A Carlo no, mai girata. «Più squadre cambiavo più sapevo di poter imparare, volevo sentire i consigli di quanti più mister possibile»: sì, la sua bussola funziona alla grande.

Altro giro, altra corsa, altra tappa, l'ultima. Dopo l'addio alla Milanese, lo volevano un po' tutti: un curriculum così ha fatto gran gola tra i Dilettanti della Lombardia. Potremmo avere un vincitore: l'FBC Saronno si sarebbe debitamente coccolato quel classe 2005 dal ferreo orientamento e dai piedi d'oro, tanto che ormai il matrimonio appare come una semplice formalità. E mentre la nuova casa lo aspetta e il suo curriculum si allunga, Carlo pensa a quel bambino che ha cominciato trascinato dagli amici e un po' gli viene da ridere: chi poteva aspettarselo che il sogno lo avrebbe portato fino a qui?

PELLEGRINAGGIO

È un pellegrinaggio che attraversa la regione, ma è un pellegrinaggio che passa anche per tutti e quattro i vertici del rettangolo verde, solcando per intero le diagonali. Avanti e indietro, indietro e avanti, cambiando ruolo in cerca di una sua dimensione. A Brembio comincia da attaccante, poi si fa tutta la trafila a centrocampo, fino ad approdare solo in tempi più recenti al mestiere di difensore centrale. Lo racconta con una certa fierezza, come si addice alla questione: «Mi chiedono tutti se sono mancino». Finalmente la risposta al dubbio assillante: no, non è mancino, ma di fatto usa i due piedi come se fossero intercambiabili. Trattasi di una qualità rara e ricercatissima, trattasi di una caratteristica che lo rende un tesoro inestimabile in ogni posizione. All'Offanenghese giocava come terzino sinistro, per dire: chi c'era in quegli anni ricorda bene che gran figura faceva da quel lato di campo. 

COSE DI CASA

Lo avevamo promesso, dunque eccoci qui: e nonno Giuliano? Ce lo immaginiamo comodo comodo sulla poltrona, in linea d'aria diretta con lo schermo della televisione, con il busto leggermente sporto in avanti per non perdersi neanche una sfumatura del suo Napoli. Carlo lo avrà visto esultare tanto forte da essersi convinto che sì, a quello sport che piaceva tanto ai suoi amichetti valeva davvero la pena dare una chance. Impossibile dimenticarselo, nonno Giuliano. Carlo lo porta con sé in ogni tappa a cui lo conduce la sua bussola infallibile. Al Saronno ha chiesto la numero 50, sua data di nascita: per ricordarlo e per mettere ben in vista la persona da cui tutto quanto è partito. Il motore che ha dato inizio alla storia è lui, nonno Giuliano, insieme alla sua verve da vero pomiglianese e al suo Napoli. 

E la benzina? Sta tutto in famiglia a casa Alletto. La benzina ce la mette papà Giuseppe, quello che lo accompagna fin da quando è bambino per tutti i campi della regione. È uno che di calcio ne sa giusto qualcosa, è uno che per vedere il pargolo giocare ha macinato veramente chilometri e chilometri di asfalto. Discussioni dopo ogni partita, analisi minuziose, ma sempre una spalla su cui appoggiarsi. Nonno Giuliano come fondamenta, papà Giuseppe come architrave: tutto quello che serve, tutto sotto il tetto di casa. Ci sarebbero altre tonnellate di pagine da riempire (quella carriera nello sport? Il piano B di diventare un insegnante e, chissà, allenare un giorno una squadra tutta sua?). Ci accontenteremo di fermare tutto nel ricordo di una fotografia mai scattata: Alletto e Sottocornola al Torneo Delle Regioni in Liguria, abbracciati in mezzo al campo dopo che uno aveva appena fatto un assist clamoroso da metà campo («l'hai messa lì senza guardare!») e l'altro aveva siglato un gol fondamentale per l'epica rimonta sulla Puglia. Due talenti mica da ridere. Posa pronta, sorrisi stampati... quella volta la memoria del telefono era piena, ma non importa. La Lombardia sa. 

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