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Serie D

Dall'infortunio fino ai gol decisivi nel calcio dei grandi: l'ex Inter e Monza è rinato

La Casatese Merate si gode l'exploit di Tommaso Goffi, interessantissimo classe 2004

Goffi CASATESE MERATE

SERIE D CASATESE MERATE • Tommaso Goffi

Perché la Casatese Merate di Giuseppe Commisso funziona così bene? Perché, in ogni sua piccola sfumatura di bellezza, incorpora i valori e le prerogative delle grandi squadre. Lotta a viso aperto, gioca con coraggio, difende con onore e attacca con freschezza. Dettagli che, sommati, non possono che generare risultati vincenti. Ma ridurre tutto al campo e alle statistiche, per quanto importanti, sarebbe limitativo. Dietro, c’è un ingranaggio che produce certezze in fila, costantemente attivo e al passo con tempi sempre più veloci. Nessun segreto o pozione magica: solo tanto lavoro, obiettivi e desiderio di raggiungerli. Tre regole che fanno un vademecum; vademecum che tutti seguono alla lettera, ergendolo a strumento di conquista. E non è affatto scontato, nel calcio che corre senza sosta. Il processo di crescita, però, passa soprattutto da questi particolari. Che forgiano il percorso, un gradino dopo l’altro, dandogli una direzione, uno scopo, un senso. Con gli occhi sul presente, con uno sguardo sul futuro. E se il futuro è adesso, allora questo è il momento di un profilo in particolare: Tommaso Goffi.

I NUMERI

In questo gioco, alla fine dei giochi - ripetizione voluta -, vince chi riesce a cogliere le opportunità. E il classe 2004, nelle ultime uscite, ha saputo riaffermare con forza la sua centralità nello scacchiere biancorosso, affiancando a prestazioni convincenti un ritrovato fiuto del gol. Il marchio di fabbrica di un attaccante che sa essere tante cose, pur giocando meno degli altri. Fino a questo punto della stagione, infatti, Goffi ha racimolato 926 minuti ridistribuiti in 26 presenze. Che sia da subentrato o dal primo, che sia con uno strappo in verticale o con una sportellata, però, l’apporto alla causa non manca mai. A premiarne la fatica, l’attesa e gli sforzi ci ha poi pensato il campo. Ora sì, possiamo dirlo: Goffi si è preso Merate. Tra ventate di freddo e accenni di sole, con promesse di primavera all’orizzonte, un tuono si abbatte «senza preavviso» e in rapida successione su Vigasio, Magenta e infine Fanfulla. Tre partite, quattro reti (una ogni 232 minuti, dietro solo a Diana ed El Hadji), e sette punti per la Casatese, imbattuta da undici match, quarta in graduatoria a sole due lunghezze dalla seconda piazza della Folgore Caratese e in scia persino della capolista Ospitaletto. Il potere dei numeri. Rkomi ci scuserà, ma questo è a tutti gli effetti un violento…crescendo

LA CHIAMATA DELL'INTER E LA GIOIA A MONZA

E un violento crescendo lo è anche il viaggio di Goffi nel mondo del calcio. Il rapporto con il pallone è simbiotico, rifornisce la sua anima, gli offre la possibilità di lottare per qualcosa. Sin da piccolo, sin dai primi calci, che tira con la Garibaldina, club d’infanzia e trampolino di lancio in direzione Inter. La chiamata dei sogni arriva nel 2011: il ragazzo ha solo sette anni, ma il talento è ben visibile e attira occhi sempre vigili sulla prospettiva. Il treno nerazzurro, del resto, non passa una sola volta per caso: è una fortuna, un privilegio, una responsabilità da onorare e veicolare sul campo.

Glielo ripetono spesso i suoi allenatori; lui ne fa un mantra e cresce insieme alla convinzione che dare tutto sia la soluzione. Non c’è strada più sicura da percorrere, per fare strada. Tommaso lo sa: azzanna il manto verde, ma lo fa sempre con il sorriso sul volto e la gioia nel cuore. Una sensazione gratificante e di gratitudine nei confronti dello sport che gli ha permesso di incamerare ricordi e memorie indimenticabili. Nella gioia e anche nel dolore. L’esperienza con il Monza, in tal senso, incapsula tutto questo miscuglio di emozioni. Dalle giovanili fino alla prima squadra, a rapporto con Palladino e con i grandi per due settimane da capolavoro del cinema, passando per l’oblio e la sofferenza

L'INFORTUNIO E LA SERIE D

Perché il biancorosso gli dona. Perché con i brianzoli vince, segna, migliora. E perché, prima di ogni cosa, impara. Impara a cadere e a rialzarsi. Impara ad accarezzare le avversità. Impara a conviverci, per cinque mesi. Cinque lunghissimi mesi in cui Tommaso lotta contro il peggiore degli infortuni: la rottura del legamento crociato anteriore. Un colpo che, però, non lo affonda. Anzi: lo fortifica. Ripensa alla storica Primavera 1 appena agguantata sul terreno dell’Ascoli, ripensa al gol vittoria da lui siglato, ripensa all’esultanza rabbiosa sua e dei compagni. Ce l’aveva fatta prima, ce la deve fare anche adesso. Lancia una sfida a sé stesso e torna a vivere, senza più fermarsi. Finisce la scuola e inizia a lavorare nell’agenzia di viaggi del padre, ma niente sgroviglia quel pensiero fisso. Lo spogliatoio, l’adrenalina, la sfera che si allinea insieme ai pianeti: non esiste sensazione più bella e appagante. Ci penserà la Casatese Merate a mantenere accesso il fuoco di un Tommaso mai sazio, appassionato, alla ricerca di sfide e di crescita personale. Crescita che, uno step alla volta, raggiunge e rifinisce: tecnicamente e, soprattutto, caratterialmente.

Basa la sua propensione e la sua produzione offensiva sullo spirito sacrificio, gioca bene spalle alla porta, gli piace permettere alla squadra di salire e prendere campo. Prerogative che assimila prendendo spunto dai migliori: guarda con ammirazione Suarez e Benzema, non disdegna le movenze di Lautaro Martinez, ma chi gli sta attorno continua a vedere in lui un piccolo Lukaku. Ci penserà poi la Pro Sesto a permettergli di compiere lo step successivo, di premere il tasto click, unificando i tratti del suo carattere in un puzzle di consapevolezza. Ed è proprio partendo dalla mentalità già in vigore che Tommaso ha intenzione di costruire ulteriori capisaldi: più fame, più rabbia, più egoismo. Merate non può che essere la piazza giusta per un giocatore che fa della determinazione, della puntualità e della spensieratezza le sue armi migliori per trovare il feeling con allenatori e compagni. Caratteristiche che aiutano ad integrarsi e a lasciare un segno. Un segno che resta. Che va oltre le etichette. Proprio come fanno i veri bomber. Proprio come vuole fare Goffi: meant for more.

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