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Serie D

Il bomber si è sbloccato! Realizza una tripletta nel derby e assicura la salvezza

Arriva dal Benevento e si è schiantato sul Ciliverghe: Samuele Sorrentino si è preso il Breno

Samuele Sorrentino, attaccante del Breno

SERIE D BRENO • Samuele Sorrentino

La vita è fatta di sfide. Il calcio è una di queste. Viaggiare palla al piede significa affrontare il mondo in campo aperto. Tu contro l’avversario, tu contro te stesso. In casa, come in trasferta. Nei pressi della porta o circoscritto nei suoi limiti. Ogni attimo insegna a non dare nulla per scontato. Ogni secondo costituirà il domani dei nostri ricordi. Ogni storia ha bisogno di una penna che la prolunghi oltre il tempo. Siamo noi a guidare. Siamo noi a scegliere: fermarsi o partire? Ancorarsi al passato o azzannare il presente? Accontentarsi o esplorarsi? La vita, del resto, è fatta di sfide. Il calcio è una di queste. E Samuele Sorrentino sa bene cosa significa. Anzi, benissimo.

ONE MAN SHOW: TRIPLA FIRMA NEL DERBY E VITTORIA DEL RISCATTO

Perché ha avuto il coraggio di guardare avanti. Perché si è calato, con umiltà e tenacia, in una nuova dimensione. Per ritrovarsi, per realizzarsi. O, semplicemente, per dirsi davvero felice. Ha lasciato l’universo della Serie C per addentrarsi nell’inferno del Pianeta D. Benevento e Breno sono separate da 842 chilometri, quattro regioni e, sul manto verde, da una categoria. Ma la distanza non conta quando, ad un sogno, affianchi un piano. Fatto di aspirazioni, ambizioni, obiettivi. E anche di attese, fatica, desiderio che arde a tal punto da diventare ossessione. Accecante, divampante, tanto quanto la voglia di raggiungere. Sono bastati 90 minuti a Samuele per impacchettare questa escalation di emozioni in una risposta forte e decisa, che scaccia dubbi e interrogativi nella maniera più bella, semplicemente. Domenica, Stadio Carlo e Filippo Tassara. In altre parole: teatro del riscatto. Nella tana del Breno arriva il Ciliverghe. Ma la visita avrà durata breve e decisamente poco soddisfacente. Sorrentino decide che l’ultima parola spetta a lui: ha finito di giocare, vuole vincere. Ecco come nasce una prestazione da tre gol (per giunta in un derby), i primi con indosso la maglia granata all’undicesimo gettone stagionale: uno che rompe gli indugi, due che spezzano le speranze degli ospiti. Ecco una guida pratica ed esaustiva su come si riparte. Contro tutto e tutti. Senza più voltarsi indietro.

PARTENZA BOREALE, LE FATICHE DELLA C, UNA MENTALITÀ SEMPRE VINCENTE

Ora sì, faremo uno strappo alla regola: ci voltiamo indietro. Riavvolgeremo il nastro per ripercorrere il percorso di Samuele. Fatto di ripide salite e di rapide discese; arricchito da battaglie e relative conquiste, inasprito da sconfitte ma addolcito dalla conseguente crescita raggiunta e rifinita nel tempo. Risale il manto erboso, in questo viaggio che nasce sui campetti della capitale al fianco dei fratelli Davide e Matteo, prosegue tra le file del Millesimo e dell’Ottavia e trova una direzione ben precisa con indosso la maglia della Boreale. Inizia, infatti, come difensore centrale. Si sposta a centrocampo e infine si stabilizza in attacco. Professione: centravanti. Ma non gli piace guardare gli altri (anche se rimane un profondo ammiratore di Lewandowski). Preferisce agire. Giocare, segnare, assistere se necessario. Mettersi a disposizione, anteporre il bene del collettivo all’ego del singolo, porsi un’unità di misura che superi l’ambizione personale. La ragione sopra l’istinto, la testa sopra al fisico, i muscoli sopra al tocco. Anche queste piccole cose forgiano grandi attaccanti. Anche questi dettagli costituiscono Valore.

È proprio quella sopracitata Boreale, dal rigoglioso color viola, a regalargli la prima, vera opportunità nel mondo del calcio. Calca i campi di Eccellenza, mette benzina nelle gambe e, quasi senza accorgersene, spicca il volo. Segna due gol nelle sue prime cinque partite e, a 16 anni, inizia ad assaporare sulla pelle il rumore della felicità, la consistenza dei sogni. Perché un filo giallorosso unisce Roma e Benevento. La Città Eterna e la Strega: sembra l’inizio di una favola. Sembra. Perché l’ingresso nel mondo dei grandi subirà fisiologiche frenate, poi brusche variazioni. Come Icaro diretto verso il Sole.

I campani lo accolgono nella squadra Primavera, girandolo a titolo temporaneo in Serie D, al Matese. È la svolta? I numeri dicono di sì: Samuele confeziona la sua annata migliore. Segna nove reti, acquisisce fiducia e raggiunge piena consapevolezza delle sue qualità. Non contento, trova il bandolo della matassa persino da centrocampo e viene nominato miglior under del torneo. Sì, è la svolta. Perché? Perché impara a conoscersi. Questa esperienza lo forma, incanalandolo sulla strada della maturità. E, soprattutto, gli insegna a mettersi sempre in discussione. Nulla gli sarà dato, ha tutto da guadagnarsi. Non sarà semplice. Detto, fatto: rientrato nei pressi del Vigorito, il ragazzo non percepisce la fiducia dell’ambiente. La Serie C gli regala ben poco spazio e, pur instaurando una complicità con l’allenatore Andreoletti, fatica ad imporsi, a stare al passo. Prova a voltare pagina, a stendere la trama di un nuovo inizio: si trasferisce al Latina, ma nemmeno il nerazzurro gli dona. Anzi: pesa. Tanto, troppo. Irrigidisce prospettive, irrobustisce dubbi, imperversa in pensieri mai stati più disordinati. Ma Samuele non si abbatte. Al contrario: getta il cuore oltre l’ostacolo. Lavora il doppio, prende nota dai compagni più esperti, rigurgita rabbia che trasforma in energia positiva, si riprende ciò che gli spetta. Con coraggio, disciplina, voglia di dare e di imparare che è prerogativa dei veri numeri nove. Parallelamente, affina il suo stile di gioco. Inquadra ogni dettaglio, armato di scalpello e tanta pazienza. Fa della fisicità e della stazza i suoi punti forti, sa attaccare la profondità, si focalizza su potenza, precisione e reattività per esaltarsi. Una ricetta intrigante, che per raggiungere i palati più fini ha bisogno di altri due ingredienti fondamentali: la cattiveria e la caparbietà. Tratti di una personalità (calcistica e non) in continua evoluzione. Felicemente in continua evoluzione: come gli piace ripetere: «Sentirmi completo vorrebbe dire aver raggiunto un limite. Spero di non raggiungerlo mai». Una frase che rispecchia in tronco la mentalità di un giocatore semplicemente diverso dagli altri.

IL BRENO, UNA NUOVA CASA?

A settembre fa ancora le valigie. Direzione: casa. Torna a Roma, questa volta sponda Atletico Lodigiani, sempre in D. Obiettivo: resettare. Non brilla (raccoglie 15 gettoni, segna 2 reti) ma pone un mattoncino che, unito ad altri piccoli step geografici, lo porteranno fino in Val Camonica, provincia di Brescia. Il Benevento, che ne mantiene le prestazioni, lo cede in prestito al Breno. Chissà, l’inizio di un qualcosa di grande. È la speranza condivisa da un allenatore, Davide Bersi, che impartisce fiducia a iosa, da un gruppo determinato e solido, da un ambiente sereno e da una società sana nei principi che ha saputo fin da subito integrare Sorrentino nella sua famiglia. Eccola, forse, la chiave di volta: Samuele, adesso, è finalmente parte di qualcosa. Che funziona, che lo rispecchia, che gli assomiglia. Dove c’è connubio, dove c’è visione d’insieme, dove c’è stima reciproca, del resto, c’è anche futuro. E il futuro, se queste sono le premesse, non può che essere bellezza. Come la Fenice che rinasce dalle sue stessi ceneri.

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