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Il primo stadio intitolato a delle donne è a Lodi: la storia indelebile delle sorelle Boccalini

Lo stadio della Dossenina cambia nome e decide di dare spazio a delle figure femminili storiche del loro comune

SORELLE BOCCALINI

SORELLE BOCCALINI

Lo stadio comunale "Dossenina", sede delle partite del Fanfulla Calcio, verrà intitolato alle sorelle Boccalini: l'impianto sportivo di Lodi (città natale delle Boccalini), inaugurato nel 1920 prendeva il nome dell'omonima cascina che sorgeva nelle vicinanze, nei prossimi mesi però avverrà l'inaugurazione ufficiale con l'intitolazione a queste quattro donne che hanno sfidato le convenzioni dell'epoca. Ci distanziamo di quasi un secolo da questa storia ma grazie a questo gesto le azioni e le conquiste di queste donne non verranno dimenticate. L'intitolazione dello stadio avverrà anche grazie all'iniziativa annuale del torneo provinciale studentesco femminile, chiamato "Memorial Boccalini", che segue la volontà delle sorelle di dimostrare che il calcio è uno sport anche da signore, tema che rimane attuale.

L'iniziativa di intitolare lo stadio alle sorelle Boccalini è nato dall'impegno di due associazioni "Se Non Ora Quando" e  "Toponomastica Femminile" e il sostegno di Lodi Civica, manca solo di completare il passaggio formale della delibera di giunta.

MA CHI SONO LE SORELLE BOCCALINI? 

Siamo nell'Italia del 1933, il potere è nelle mani di Benito Mussolini, intanto Adolf Hitler viene nominato cancelliere tedesco, siamo nel pieno del ventennio fascista. Giovanna, la più grande delle sorelle Boccalini, decide di fondare la prima squadra femminile di calcio italiana - in futuro Giovanna diventerà una partigiana e in seguito assessora della città di Milano - composta con l'aiuto delle sorelle Marta, Rosetta e Luisa e chiamata "Gruppo Femminile Calcistico" (GFC). Eccole le parole di Giovanna Boccalini al riguardo: «Amo moltissimo il gioco del calcio, un amore tenace il mio, non un fuoco di paglia. Le mie compagne hanno tanta passione e buona volontà: non tramonteremo mai», queste parole sono state riportate dall'unico giornale che ha deciso di seguire la notizia: "Il Calcio Illustrato".

LA SFIDA AL REGIME E ALLE OPPRESSIONI

Nonostante le forti restrizioni li verrà dato il concesso di giocare ma sotto delle rigide regole discriminatorie: andava usata la gonna al posto dei pantaloncini, il pallone doveva essere più piccolo, si poteva tirare solo a raso terra e bisognava schierare un portiere maschio. L'11 giugno 1933 si giocò la prima partita ufficiale al campo Fabio Flizi di Milano e la partecipazione fu molto affluente, con oltre mille persone sugli spalti a fare il tifo per loro. Burgo Jarosla: capitano della Sparta Praga, nazionale della Cecoslovacchia, con la quale partecipa ai mondiali nel 1934 e nel 1938, dopo aver assistito, insieme ai suoi compagni, ad una delle partite della GFC, si complimentò di persona con Rosetta Boccalini, regalando alla squadra i biglietti per la partita Ambrosiana-Inter.

L'iniziativa purtroppo durò poco, la concessione venne ritirata (seguendo l'ideologia secondo cui «L'Italia ha bisogno di buone madri, non di donne che rincorrono un pallone»), condannando l'esperimento. Per il regime le donne si stavano appropriando di troppa libertà e un comunicato sancì definitivamente il divieto di costituire società femminili di calcio. Il calcio femminile troverà una degna rinascita negli anni 90'. Rosetta Boccalini ha continuato a fare sport, vincendo tre titoli italiani di pallacanestro. Il contributo delle sorelle Boccalini, fondamentale nel calcio femminile, era già stato celebrato, per la prima volta, con l'intitolazione di una strada all'interno del parco Sempione di Milano nel 2021. 

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