Prima Categoria
25 Aprile 2025
Di Po Vimercatese, Prima Categoria: Michele Forcisi
Non avevano tutti gli occhi puntati addosso. Ma è forse questo, alla lunga, ad aver fatto la differenza. E alla fine hanno vinto: non un caso, anzi. Perché dietro ad un trionfo all'apparenza così schiacciante, dietro ad un risultato così rilevante, c'è un'intera storia da raccontare. Che parte da lontano, come nei migliori romanzi di formazione, tra desideri incompiuti e avversità incombenti. E che termina come terminano solo le più belle favole: con il successo del protagonista, con il sogno che si realizza. Lo sa bene, la Di Po Vimercatese: la cavalcata-Promozione, oggi, è splendida realtà. Un traguardo insperato, raggiunto e agguantato controvento e contro il tempo, in una rincorsa continua che, alla fine, ha premiato una squadra e i suoi valori, un territorio e la sua passione, una società e il suo credo. Un'impresa stoica, il sigillo perfetto che platina d'immenso le ottanta primavere del club: non poteva esserci regalo migliore da scartare e scenario migliore per scartarlo. Soprattutto se si pensa agli ostacoli sormontati dal gruppo in questa stagione travolgente: fino ai primi di novembre, infatti, i biancoverdi galleggiavano poco al di sopra della zona playout. Senza appigli. In apnea. Poi, un nuovo inizio, una svolta decisa, un autentico canto del gallo. A volte, basta poco per ritrovarsi: i giusti accorgimenti, una pacca sulla spalla, parole che responsabilizzano, persuadono, alimentano fame e sete di riscatto. A volte, basta poco per ritrovarsi: in questo caso, un nome e un cognome ben precisi. Michele Forcisi.
In poche parole, l'uomo che ha prima capovolto e in seguito tramortito il Girone M di Prima Categoria lombarda. Ancora meglio, l'allenatore che, chiamato nel momento del bisogno, ha saputo risollevare la Di Po dalle sue stesse ceneri. Come? Attraverso le idee e il coraggio di erigerle a strumento di conquista, attraverso il lavoro meticoloso e l'ambizione smisurata, attraverso lo spirito di sacrificio, il carattere ostinato e quella visione d'insieme che fa grandi i progetti, le squadre, le relative mire. Attraverso i risultati, ovviamente: su 18 partite ne ha vinte 14, pareggiandone quattro e racimolando, in totale, 46 dei 59 punti totali iscritti a referto dai biancoverdi. Una dimostrazione di forza unica, intatta, eterea. Del resto, Amelia Earhart insegna che «non esistono confini, solo orizzonti». E la Di Po, adesso che ha imparato a volare, non vuole proprio smettere di farlo.
L’ultimo tassello del mosaico è stata la vittoria di misura rifilata alla Nuova Ronchese. A scatenare la festa, il solito Nicolò Bonalumi. Bomber e assoluto trascinatore di una realtà che, finalmente lo si può dire, funziona: in virtù delle 18 reti messe a segno (e mancano altri 90 minuti alla fine della stagione), è il capocannoniere del campionato insieme a Stefano Cei, terminale de La Dominante. Quest’ultima, la vera rivale nella bagarre-primato: a inizio anno imprendibile, sempre più vicina nel bel mezzo della corsa, infine sverniciata sull’ultimo rettilineo con un definitivo colpo di frusta.
Ma Forcisi non dimentica facilmente il punto di partenza del suo operato: la Di Po occupava la 12esima piazza in classifica e ha per giunta dovuto fronteggiare le dimissioni del tecnico Bassignani. Incassata la fiducia del direttore sportivo Marco Russo, l’ex allenatore tra le altre di Pontelambrese e Gunners Milano accetta la sfida, subentra in corso d’opera e si rimette in pista. Individuando ben presto, attraverso una guida attenta e ponderata, cause e concause della crisi biancoverde: «Ho capito subito che bisognava ridare entusiasmo. Il primo lavoro importante è stato svolto sull’aspetto mentale». La testa, del resto, domina il corpo. Nasce lì, la voglia di fare, di essere e di diventare.
Non solo. Perché Forcisi sperimenta, impone il suo credo e plasma una Di Po consapevole. Con un volto riconoscibile, un’identità chiara e dei concetti affini alle caratteristiche di ciascun interprete. Il tutto per far sì che i suoi ragazzi potessero «trovare le soluzioni giuste durante la gara». Obiettivo, dunque: farsi trovare pronti. Del resto, «non esiste uno stile di gioco che funzioni sempre: la capacità di un allenatore è quella di creare il miglior vestito a seconda della squadra di cui dispone, del campionato e delle strutture». Quindi, armato di propositi e pazienza, Forcisi scolpisce e rifinisce il restyling biancoverde adattandone il design al contesto, proprio come fanno i migliori artisti. Questo e altro, per raggiungere il cuore. E le gambe: intensità, è il principio cardine su cui il tecnico (38 anni e 16 di panchina) incentra il processo di crescita fisico e tattico della sua creatura. «Il ritmo - spiega - fa la differenza: ci sono pochi campi che premiano il fraseggio o la costruzione della manovra; quindi, è necessario essere determinati nei duelli, negli uno contro uno e nelle transizioni».
Logica conseguenza, gli sforzi vengono progressivamente ripagati sul manto erboso. Uno ad uno, un passo alla volta: la Di Po ha intrapreso un percorso di cui andare fieri. Ed è una persistente ascesa al potere. «Ma non penso ci sia stata una partita determinante nello specifico: abbiamo ricostruito le nostre certezze tappa dopo tappa». Tra queste, «il 4-3 in rimonta contro il Monvico e il 2-1 interno sulla Pro Lissone», a cui seguono «il pareggio con la Dominante e lo scontro diretto con l’Accademia Isola: da queste battaglie, abbiamo capito di avere davvero qualcosa in più».
E quando percepisci questa sensazione di superiorità, significa che il gioco è fatto. Sommando i dettagli, il risultato non può che essere vincente: i conti tornano. Soprattutto se tra le mani hai materiale umano e in dotazione un gruppo così affiatato, parola di Forcisi: «Dal primo giorno i ragazzi hanno lavorato con un impegno e una dedizione rara, in campo si sono sempre sacrificati l’uno per l’altro per raggiungere l’obiettivo. Non ho mai visto nessuno tirarsi indietro, ogni elemento è stato importante a suo modo: tutti sapevano di avere la mia fiducia e quella dei propri compagni».
Il futuro, con queste premesse, non può che essere roseo. Prima, però, ci sono altri 90 minuti da vivere: «non mi posso ancora sbilanciare, domenica chiuderemo il campionato e poi parlerò con la società. Sono un tecnico ambizioso e voglio delle garanzie importanti». Sospeso sul domani, ma con le idee chiare su quello che serve alla Di Po per affrontare la Promozione: «è sicuramente imperativo accrescere la qualità, la velocità delle letture e la capacità di adattamento alle partite. Inoltre, bisogna essere pronti a sostenere un ritmo fisico più alto». Se sarà ancora lui a capo della squadra, lo dirà il tempo. Il campo, invece, ha già detto tanto. Se non proprio tutto: il lavoro di Forcisi, comunque vada, sarà ricordato.