Promozione
09 Maggio 2025
PROMOZIONE LUISIANA • Andrea Garbero, ritratto da giovane nella sua esperienza al Vado
Diventare la persona e il calciatore che Andrea Garbero è oggi è stato un percorso complesso, un cammino tortuoso: se non mancano i successi così come gli incontri con personaggi di immenso di spessore, quella del centrale ex Trevigliese è anche la storia di cadute, di rimpianti e di sofferenza. È nelle difficoltà che si misura del resto la forza di un uomo, sono gli ostacoli a forgiare il nostro carattere, a renderci pronti per incontrare anche gli attimi di sconforto che caratterizzano la vita adulta di ciascuno di noi: «I primi anni 2010 sono stati un periodo buio, dove sembrava che il calcio si fosse girato dall'altra parte e ho pensato anche di smettere».
Ed è questo, forse, il momento in cui Andrea acquisisce piena consapevolezza della sua identità, sviluppando a pieno quella maturità che lui riconosce essergli mancata nel corso delle sue prime esperienze in Serie D: «Avevo grande forza fisica ma avevo poca mentalità calcistica, e forse è questo che ai tempi mi è mancato per fare il definitivo salto di qualità». Ha chiesto infatti aiuto, scelta che con buona pace di molti è quella a denotare maggiormente coraggio e forza d'animo fuori dal comune, a quella figura che oltre ad essere un maestro di calcio si è rivelato colui capace di far risplendere nuovamente il sole dentro Andrea: «Quando sono andato a Lissone ho incontrato una figura fondamentale per me, mister Danilo Battistini, che mi ha aiutato sia nel calcio che nella vita e lo ringrazierò sempre». Da allora la carriera di Garbero è stata un’ascesa senza fine: play-off con la Pro Lissone e passaggio in Eccellenza col Mariano, squadra con cui condurrà la storica cavalcata in Coppa Italia Lombardia, conclusasi poi con la vittoria ai rigori nella finale contro il Cavenago Fanfulla. Anche qui, a guidare Andrea dalla panchina, ci sarà sempre Danilo Battistini.
Difensore centrale forte fisicamente, dotato di grande senso della posizione ed eccelse doti in fase di marcatura, col passare degli anni Garbero ha saputo dimostrarsi anche un difensore dalla discreta capacità di andare a segno, caratteristica che ha messo in evidenza soprattutto nella sua esperienza a Treviglio, dove Andrea è andato a segno in ben cinque occasioni. Merito anche del suo dominio nel gioco aereo, che gli permette di essere sempre letale sui calci d'angolo, svettando e sopravanzando sempre i diretti avversari. E proprio l'esperienza biancoazzurra sarà tra quelle rimaste particolarmente nel cuore di Andrea: «Quando è nato il mio primo figlio ho deciso di riavvicinarmi a casa. A Treviglio sono rimasto 4 anni e abbiamo vinto e ottenuto la promozione in Eccellenza: eravamo uno spogliatoio di uomini veri». Da qui il passaggio alla Concorezzese: Garbero ci è restato un anno solo, ma è bastato per creare subito un legame inscindibile con la tifoseria, che ha saputo sin da subito apprezzare il sacrificio, l'impegno e l'abnegazione spesi sin da subito per la causa biancorossa.
Una squadra giovane, in cui Andrea è stato una guida tecnica e umana per i più giovani e in un modulo moderno, offensivo e soprattutto all'avanguardia come quello dell'allora tecnico biancorosso Claudio Nava, il difensore classe 1985 ha svolto un ruolo di prim'ordine anche dal punto di vista tecnico-tattico, dimostrando buone doti tecniche in impostazione che gli hanno permesso in più di un'occasione di avviare l'azione da regista arretrato con passaggi millimetrici.
Cercava da tempo un posto per scrivere il miglior lieto fine possibile per questa favola, un paese, prima ancora che una società, che trasudasse, ambizione, amore e attaccamento incondizionato alla squadra. Un luogo che, insomma, potesse rispecchiare quello che Andrea Garbero è, ed è stato dentro e fuori dal campo, un uomo, prima ancora che un giocatore, sempre amato e rispettato da tifosi compagni e avversari: «Qui a Pandino c'è una passione incredibile per il calcio, la Luisiana è una squadra di grande storia e tradizione calcistica da sempre». E se Andrea ci ha messo ben poco a integrarsi e trovare la sua dimensione a Pandino, anche e soprattutto in campo, dove è stato tra gli artefici della salvezza raggiunta dalla squadra nerazzurra, seppur con qualche difficoltà in più incontrata nel girone di ritorno. Un traguardo che resta comunque memorabile, un obiettivo raggiunto, una pietra scalfita nella mente di tutti coloro che gravitano intorno al mondo della Luisiana: del resto, come il centrale ex Concorezzese ci ricorda «Le cose belle non arrivano mai senza un po' di sofferenza».
Titolare quasi inamovibile, con 28 presenze messe a referto: gli anni sono passati, ma Andrea è rimasto sempre l'ultimo baluardo da affrontare, l'incubo di ogni attaccante, il leader silenzioso che con poche e semplici dritte riesce a infondere solidità e sicurezza alla sua difesa oltre che al resto dei compagni. La Luisiana non è solo una squadra di calcio, ma cela dentro di sé qualcosa di più profondo: una grande famiglia, un mondo capace di accogliere tutti coloro che vi fanno parte e farli sentire a casa. E infatti, sin dal suo approdo nel girone E di Promozione, Andrea ha subito capito che coi colori nerazzurri avrebbe presto stabilito un legame indissolubile: «Abbiamo disputato una stagione molto intensa, voglio innanzitutto ringraziare il presidente Agostino Balsamo per la stima e la considerazione che ha sempre avuto nei miei confronti. Siamo una società ambiziosa, con un progetto e degli obiettivi, e siamo riusciti a portarli a termine. E un grazie anche ai miei compagni di squadra, che mi hanno celebrato come meglio non potevano: sono stati speciali e li porterò sempre nel cuore».
Il futuro è ancora invece tutto da scrivere, con Andrea che tiene aperte le porte per tutto ciò che possa contribuire a rendere luminoso il suo domani: «Si un chiude un capitolo importante, ma come piace pensare a me il bello deve ancora venire. Se ci saranno delle opportunità stimolanti le valuterò come sempre ho fatto».
Fisicamente erano separati da una recinzione, ma era come se in campo fossero insieme a lottare e combattere: anche quando l'attaccante sembrava sfuggire verso la porta, Andrea sollevava lo sguardo verso la tribuna e ritrovava improvvisamente quella forza che gli permetteva di salvare il risultato. Che fosse in un soleggiato pomeriggio primaverile o in un freddo e piovoso weekend autunnale, il centrale della Luisiana è sempre stato accompagnato dal suo primo tifoso. A lui bastava una sola cosa per essere felice: girare tutto il Nord Italia per vederlo giocare, perennemente accompagnato dal suo pacchetto di sigarette. Ed è per questo che Andrea ci tiene a ringraziarlo, con la commozione, la sincerità e la passione che lo ha sempre reso contraddistinto e reso unico: «Hai sacrificato una parte della tua vita e il tuo tempo libero, venendo con me ovunque. Mi hai criticato ed elogiato, ma non mi hai mai fatto sentire solo. Grazie, papà».