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Serie D

Un vero condottiero! Alla terza stagione sulla panchina sfiora la C e scrive un'altra pagina di storia

Giuseppe Commisso e la Casatese Merate hanno stupito tutti e sono pronti a rinnovare il loro rapporto

Giuseppe Commisso, allenatore della Casatese Merate

Casatese Merate, Serie D: Giuseppe Commisso

È la storia che leggeranno tutti. Perché ogni suo capitolo trasuda vita, perché ogni sua riga contiene un messaggio. Che, più o meno, fa così: mai mollare la presa dai propri obiettivi. Nasce da qui, il desiderio di scalare le vette più alte. Prerogativa principe delle grandi imprese, quelle che si costruiscono con l’acciaio e che fioriscono in oasi di bellezza. Pane per uomini forti, che sul coraggio forgiano un credo attraverso cui raggiungere la testa, i muscoli, il cuore. Proprio come la Casatese Merate, proprio come Giuseppe Commisso. Un binomio vincente, inscindibile e inossidabile. Destinato a proseguire, nel segno del lavoro e delle idee, della visione e della consapevolezza, della programmazione e della lungimiranza. In nome di una passione reciproca, che sigilla il rapporto di stima prolungandolo oltre il tempo. D’altronde, è la storia che leggeranno tutti. E parte da lontano. Molto lontano. Proprio come le migliori favole.

IL PERCORSO

Parte da una promessa, la nostra storia. Da un brindisi rivolto al domani. Da una stretta di mano e da un impegno comune: ritrovarsi, ripartire, arrivare insieme. Quest’ultima, la parola che costituisce l’essenza di un percorso avviato nell’ombra, perseguito nel silenzio e traslato, una domenica alla volta, su un’altra dimensione. Riavvolgiamo il nastro.

Il primo step trova concretezza nell’estate del 2022, quando a Casate arriva un nuovo condottiero: Giuseppe Commisso. Classe 1981, ex difensore e indole da tecnico («sono sempre stato un punto di riferimento per gli spogliatoi, ci mettevo la faccia e tenevo moltissimo al gruppo», ricorda il diretto interessato), è da sempre in viaggio e racconta ogni tappa con una tenacia contagiosa. Gira l’Italia, tra pulcini e camp, passa per la Svizzera, raccoglie esperienze, irrobustisce il suo bagaglio tecnico e umano, assorbe concetti da più menti. Vive per il pallone e, attorno ad esso, costruisce una filosofia. Ed è un inno ai valori, perché «le cose bisogna meritarsele». Contro tutto e tutti: «Nessuno regala niente», ama ripetere.

Il punto cardine delle sue sedute, dove «l’essere uomini» spinge a osare. Dal Milan Camp fino a Oggiono, piazza che gli regala quattro stagioni di totale coinvolgimento emotivo. Culminate con due traguardi stoici: l’Eccellenza e la Serie D. A dimostrazione di come Commisso, se corrisposto nell’ambizione, resta a lungo, crea utile, lascia un segno. Ciò che, per una serie di concause, non è riuscito a imprimere sul manto verde di Carate, sponda Folgore. Un rapporto interrotto dopo soli tre mesi, che ha a sua volta posto un limite a 22 anni di assidua attività sul campo.

Niente di cui preoccuparsi: Rogoredo bussa alla porta. Estate 2022, dicevamo. Primo step, dicevamo. Ed è lo stesso tecnico a raccontarlo: «Accettai con grande entusiasmo e onore in quanto ero fermo dopo l’esonero di Carate ad ottobre 2021. Ho ereditato un playoff vinto e mi era stato chiesto di ringiovanire, mantenendo parallelamente alto il livello». Risultato? ''Joey'' fa subito centro: i biancorossi chiudono al terzo posto in D e accedono alla finale playoff contro l’Alcione. Ma l’epilogo è amaro e «grida vendetta», perché la squadra perde l’ultimo atto rimandando l’appuntamento con il sogno professionismo. Nonostante questo, il lavoro quotidiano pone basi solide nell’idea, il singolo si esalta («ricordo l’esplosione di Quaggio e Stefanoni, le conferme Isella e Perego e il 2004 Scipione») e la società ne beneficia.

Sormontando ben presto gli intoppi di una stagione, quella successiva, conclusa nella terra di nessuno, al decimo posto, con un organico ritoccato e ulteriormente snellito. Un risultato in parte controbilanciato dall’ottimo cammino di Coppa, che però non sazia Commisso. Non c’è motivo, infondo, di accontentarsi, quando sai di poter essere. Detto, fatto: l’anno di transizione si rivela un toccasana. Responsabilizza, tara l’orgoglio, diventa fuoco per alimentare la voglia di riscatto. Ben presto servita su un piatto stellato, dedicato ai palati fini del gioco. Il calcio, si sa, ha buon gusto. E non resta indifferente, dinanzi a chi persevera. Parola al campo. Che, di solito, sa toccare i tasti giusti.

UNA STAGIONE DA FILM

Le prime vampate di 2024 apportano subito una novità importante: la fusione tra la Casatese e l'A.C.D. Brianza Cernusco-Merate. Rinnovamento delle promesse, nuove premesse e un matrimonio che cambia colori, visione, attese. Nasce la Casatese Merate. Cambia davvero tutto, sì, anche il nome della squadra. Ma la centralità del tecnico non è mai messa in discussione. È il fulcro del progetto e in lui sono riposte tutte le aspirazioni della piazza. È lui a guidare, a scrivere, a dirigere il suo stesso capolavoro. Spalleggiato, dietro le quinte, dagli occhi attenti del direttore sportivo Alberto Rho, confermando una volta per tutte quanto sia l’unione d’intenti la vera forza dei lecchesi.

Parola a Commisso: «Come si lavora? Si lavora tanto. Io e il direttore Rho abbiamo sempre avuto carta bianca sul piano tecnico e strategico; quindi, ho sempre avuto modo di trasmettere serenamente le mie idee e pensieri alla squadra. Ho sempre sentito la fiducia della società». Attestato di stima che è motore di un ingranaggio inscalfibile, attrezzato su misura attraverso un reset accorto e scelte ponderate ma decise, funzionali. In piena sintonia con il calcio maturo di Commisso, evolutosi e affinatosi gradualmente, linearmente. Una macchina che genera certezze in fila, direttamente sul terreno di gioco, erigendo la forza delle idee a strumento di conquista. Chiave di lettura? Proattività.

«Sullo stile di gioco ho sempre pensato che l’essere propositivo possa pagare nel calcio ed è la prima cosa che chiedo. Dal punto di vista del modulo, se i primi anni ero un integralista del 4-2-3-1, devo dire che nei 3 anni di Casatese li ho adoperati quasi tutti con ottimi risultati. Ho addirittura sperimentato il rombo, proprio quest’anno». Ma, andando oltre le questioni puramente stilistiche e di impianto, per Commisso è fondamentale «mettere i propri giocatori nelle condizioni di esprimersi nel modo migliore, nelle zone di campo dove sono a più agio».

Malleabilità e predisposizione al sacrificio, per forgiare un’identità riconoscibile. A partire dalla difesa: «Sicuramente da ex difensore curo molto la fase difensiva, convincendo subito gli attaccanti a parteciparci attivamente facendogli capire l’utilità e il ritorno per la squadra». Dettaglio per dettaglio, il prodotto sarà vincente. E i conti tornano. Soprattutto perché, dietro ad un’organizzazione così lucida, entra in gioco un aspetto ancora più determinante: l’educazione ai valori. L’importanza del gruppo, nella sua totalità. Esemplificabile nelle dimostrazioni di presenza, anche di chi ha meno spazio: «La soddisfazione più grande per me è quando a fine stagione un giocatore poco impiegato vuole restare a tutti i costi perché riconosce di essere migliorato e che l’allenatore ha fatto scelte oneste e sincere». La scalata al successo, del resto, passa anche dalla cura dei dettagli e dei rapporti. Correre sul campo, così, diventa pura spensieratezza. I risultati, infatti, arrivano. E i conti tornano davvero.

La Casatese Merate, non appena prese le misure con la concorrenza, inizia a inanellare prestazioni viavai convincenti. Lo fa mostrando un gioco attraente e al contempo applicato, corale e parallelamente intenso. Commisso lavora tanto sulla forza, tra pesi e ripetute sul campo. Lì dove nascono sogni e oneri. Lì dove il gruppo diventa squadra. Switch prioritario, per il classe ’81: «Bisogna raggiungere la coesione il prima possibile. Poi, è necessario provare a vincere le partite con le proprie qualità». E nei pressi del Cavalier Ferrario, queste qualità, emergono pesantemente, rigogliosamente. Tutte in una, generando gioia e sicurezza crescente.

La sconfitta contro la Castellanzese è formativa, perché apre una striscia di dieci partite senza sconfitte. Nel cui mezzo si segnalano i due testa a testa che, secondo Commisso, hanno svoltato il percorso dei bianco-cremisi: «i match che ci hanno fatto prendere consapevolezza sono stati la vittoria in casa contro il Sangiuliano 1-0 e la settimana successiva a Palazzolo, 1-0 nuovamente, che ci hanno proiettato dentro le prime 5. Ma al di là della classifica provvisoria, avevamo vinto e convinto contro due dirette avversarie». Dunque, non spaventa il ko di Desenzano. Anzi, fortifica. Tenete bene a mente questa data: 22 dicembre 2024. Perché, da quel momento in poi, la Casatese saprà solo vincere. 

Di fatto, il sogno meratese nasce proprio nei pressi del Natale. Il regalo più sentito lo scarta Corno, la cui testata piega il Sant’Angelo tra le mura amiche. Un successo tanto sofferto quanto pesante, che dà il via ad un periodo di forma travolgente. Nelle successive 11 partite, snocciolando qualche dato, la Casatese Merate raccoglie 23 punti senza mai cedere il passo, fermando tra le altre Ospitaletto e Folgore Caratese. Il ko interno contro la Nuova Sondrio ferisce, non affonda: perché la squadra gioca a testa alta. Si compatta ancor di più, trasformando la rabbia in energia positiva. È una realtà vera, forte, nel pieno della forma in ogni sua fattezza. E lo ribadisce chiaramente.

Trascinata da Gningue (che «potrebbe fare numeri ancora migliori»), dalla «voglia contagiosa» di Mendola e Carannante, da uomini-squadra come Corno e Taliento e dal sempre efficace Ferrante. Più nel concreto: da ogni membro di una rosa che, nel momento clou, risponde presente e aderisce totalmente al credo. Inizia così, quindi, una nuova striscia travolgente, in una stagione di per sé ricca di rincorse, capovolgimenti, continue dimostrazioni di carattere. Prima il 4-0 senza diritto di replica rifilato ai rivali della Pro Palazzolo, partita che, secondo il tecnico, è ritratto fedele del torneo meratese. Poi, le quattro vittorie della gloria, tre di queste senza incassare gol: due successi di misura su Sangiuliano e Chievo Verona, un roboante 6-0 contro il Breno, il tachicardico 3-2 nella tana della Varesina. Risultato? Playoff, nella maniera più incredibile e impensabile. Perché la Casatese, fino a pochi passi dal traguardo, rimane a stretto contatto addirittura con la vetta dell’Ospitaletto, i cui propositi di festa sono stati rimandati solo alla penultima giornata. Soddisfazione di cui andare fieri: Commisso duella al potere, infastidisce, ha sempre l’ultima parola.

E non è solo il pass per la postseason a platinare d’immenso l’operato suo e della società. L’orizzonte è largo, i confini sempre più marcati. Non una questione geografica, ma «di strutture, di organizzazione, di logistica». Tre aspetti che permettono di crescere, di ridurre il gap, anche se il tecnico tiene il profilo basso: «Dal mio punto di vista la fusione col Merate è stata fondamentale perché ha portato aiuti a 360 gradi al Patron Sassella e soprattutto strutture, tra cui lo stadio di Merate e il centro di allenamento a Cernusco. Il passo è importante, ma c’è ancora molto da fare per ambire al professionismo. Siamo consapevoli che ci manchi qualcosa ed è per questo che non coviamo rimpianti».

Il sogno con la C. Quell’obiettivo tanto atteso e a lungo cercato che, a fine turno, rimane ancora una chimera. La Casatese Merate termina la stagione regolare al quinto posto, registrando dati importanti: quinto attacco (58 gol realizzati), terza difesa (34 reti subite). Ma, nella semifinale playoff, la squadra cade contro il Desenzano, pur giocando un’altra partita di spessore. E s’inchina. La resa, però, è lontana e i grandi, si sa, non ne hanno abbastanza. Difatti, quattro giorni dopo le lacrime, un sorriso largo quanto un rinnovo di contratto: Commisso resta in panchina. Insieme a lui, il direttore Rho: accoppiata perfetta. Come tre anni prima, è un brindisi al domani a suggellare il desiderio di riprovarci. Ancora e ancora.

LA CASATESE MERATE CHE VERRÀ

Gli occhi sono dunque rivolti unicamente a quello che verrà. Commisso sa che non c’è tempo da perdere. Non si concede pause, né distrazioni: è subito coinvolto nella messa a punto della squadra che, il prossimo anno, aspirerà a stabilizzarsi nelle zone nobili della griglia. Seguendo quale principio? Uno, in particolare: schiettezza. «Ora vorrei staccare almeno una settimana con la testa ma è impossibile. Ho rinnovato quattro giorni dopo l’ultima partita e tra conferme, valutazioni, visioni di giocatori praticamente non ho ancora staccato un giorno. Non temo nulla perché saremo chiari: chi rimane e chi arriverà dovrà avere la mia stessa fame e quella della società di voler far bene e qualcosa di importante».

Parole che racchiudono tutto il calcio dell’ex Nibionno, alla ricerca di adesione caratteriale ancor prima che tecnica. Ma il mirino è già puntato sulle necessità, tra cura del settore giovanile, inserimento di risorse e volontà di confermare i baluardi della gestione storica. Insomma: i dossier aperti sono tanti, occupando tavoli e pensieri. A partire dalle quote Under, con una missione: impartire loro il senso di appartenenza. «Sul lato giovani dobbiamo muoverci, perché quest’anno non abbiamo fatto esordire 2007, e quindi dovremo andare a cercare un pacchetto di quest’annata, rinforzando l’annata 2006. Seguo molto il lavoro sotto, nonostante non sia stato facile, nel primo anno di fusione, far coesistere al meglio due settori giovanili. Ma, a mio avviso, deve tornare la voglia dei ragazzi di voler arrivare nella propria prima squadra, quel valore di appartenenza ormai sconosciuto che può essere, al contrario, un valore aggiunto fondamentale nei dilettanti».

Cruciale, in tal senso, sarà anche la sinergia con la prossima juniores, che Commisso spera di avere spesso a rapporto nelle sue sedute. Il raggio d’azione è però ampio e, difatti, il prossimo ritiro estivo vedrà l’inserimento di due 2008. Senza dimenticare la classe 2009, vittoriosa dell’ultimo campionato e pronta a rientrare nei piani del club. Dove il focus sui propri talenti è sale di un credo fulgido, su cui costruire il futuro. Anche se la priorità rimane la competitività nel breve termine. E le idee per rinforzare le rotazioni della prima squadra non mancano, affatto: «Mi piacciono giocatori che creino superiorità numerica, oramai merce rara nel calcio. Al contempo, prediligo giocatori completi ma soprattutto che vogliano e sappiano giocare a calcio senza paura, partendo da difensori e portieri. Vogliamo ripartire dalla base che abbiamo costruito, anche se sappiamo che le scelte under determineranno la composizione della rosa. Una volta trovato il 2007 adatto, credo serva un over per reparto per alzare il livello e un 2006 e un 2005 di movimento per chiudere il cerchio. Inoltre – conclude il tecnico - cerco un’altra punta da doppia cifra e un centrocampista con qualche numero nelle corde».

Idee chiare, per una società che osa e per un allenatore consapevole. Idee chiare, mire ambiziose. Una promessa: «proveremo ad affrontare tutti a testa alta e viso aperto». E un obiettivo, nitido: «sognare, insieme». Risiede in queste parole, l’essenza della nostra storia. Ed è una storia bellissima, che ha ancora tanto da lasciarci dono. Dunque, mettiamoci comodi: Giuseppe Commisso e la Casatese Merate hanno appena iniziato.

 

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