Serie D
08 Giugno 2025
SERIE D OSPITALETTO •Michael Panatti, faro del centrocampo dell'Ospitaletto
Una mattina come tante. Poi, all'improvviso, uno squillo: sul display un numero sconosciuto. Michael risponde, dall'altro capo del filo c'è il direttore sportivo Paolo Musso, che gli propone un ruolo di prim'ordine nel progetto tecnico di un'ambiziosa squadra, l'Ospitaletto appunto, che all'epoca militava in Eccellenza e sognava la promozione in Serie D. Michael tentenna, non vorrebbe scendere di categoria. Tempo un paio di settimane e ci ripensa: quello che ai tempi poteva apparire come un azzardo, oggi si rivela invece una delle scelte più belle della sua vita. Una decisione che denota coraggio, personalità, carisma: le qualità che ti rendono un leader, caratteristiche da sempre intrinseche e già mostrate nel lontano 2009, quando, nell'estate in cui la Fiorentina si apprestava a disputare i play-off di Champions League contro lo Sporting Lisbona, Michael faceva il suo ingresso nel settore giovanile viola. Solo, con la famiglia distante 362 km, accompagnato dal fido pallone, quello strumento che gli ha permesso di costruirsi il suo spazio nel mondo e che ha funto da collante tra le varie esperienze della sua vita. Un mese fa, invece, quel ragazzo di belle speranze ha appena scritto una delle più belle pagine del calcio bresciano, portando il suo Ospitaletto a uno storico ritorno del professionismo: quella di Panatti è una storia dal libro ancora aperto, con pagine e fogli che si arricchiscono quotidianamente di persone, conoscenze e vittorie. E ora, che ha compiuto l'ennesima impresa di una lunga carriera, Michael pensa già a salvare il suo Ospitaletto in Serie C: uno sguardo al futuro ambizioso, ma sempre con quell'umiltà che gli ha permesso di diventare la splendida persona che è oggi.
DA BERGOMI A ZAPPACOSTA, PASSANDO PER BERNARDESCHI: I CAMPIONI CHE HANNO FORMATO MICHAEL
Un inizio come tanti, i primi calci in oratorio, le partitelle su campi in terra e in cemento assieme agli amici: tra quel gruppo di bambini ce n'è uno, in particolare, che coglie la nostra attenzione. Gioca in mezzo al campo, attira il pallone a sé come fosse una calamita, il piede è il suo pennello, il pallone il colore e il campo la tela: disegna traiettorie liftate, smarca i compagni in una brevissima frazione di secondo e nella stessa frazione di secondo in cui i compagni pensavano a cosa fare lui riusciva a compiere la decisione migliore per regalare la rete alla sua squadra. Una carriera iniziata nelle squadre nella zona di Erba, suo paese natìo, sino al 2006, quando al giovane Michael arriva una chiamata destinata a imprimere una radicale svolta alla sua carriera: «Quell'anno mi contattò il Monza, tra le cui formazioni giovanili ebbi la fortuna di incontrare Beppe Bergomi. Una persona straordinaria, di grande umanità, ma anche un profondo conoscitore di calcio che mi ha lasciato e insegnato molto». Sarà anche grazie alla conoscenza dell'attuale tecnico dell'Accademia Inter che Panatti a 16 anni compirà il primo grande, vero salto per la sua carriera: le sue prestazioni, il suo modo di vedere il calcio e il suo carisma hanno infatti convinto la Fiorentina ad acquistarlo per le sue formazioni giovanili. E come in campo Michael riesce a vedere le cose prima degli altri, fuori ha saputo prendere le decisioni migliori per la sua vita e la sua carriera: non è facile andare via di casa poco più che adolescente, specie se ti tocca ambientarti in un mondo lontano e completamente nuovo come quello di una grande città. «Un'esperienza di vita, che mi ha garantito maggiore maturità e responsabilità. Eravamo fortissimi, ho avuto la possibilità di giocare con gente come Bernardeschi, Bittante, Iemmello o Seculin. Tutti giocatori di grandissimo spessore, fu un trascorso che mi ha regalato emozioni e soddisfazioni davvero incredibili».
Da Firenze si passa ad Avellino, sempre con un comun denominatore: crescere il più possibile, buttare il cuore oltre l'ostacolo, alzare l'asticella sfidando le proprie potenzialità: anche con gli irpini Michael ha la possibilità di misurarsi con compagni quali Davide Zappacosta, che negli anni saprà costruirsi una grande carriera tra Serie A e Premier League, vincendo anche due Europa League con Chelsea o Atalanta, un difensore del calibro di Armando Izzo, che negli anni di Torino si era consacrato come uno dei massimi difensori del nostro campionato e infine Luigi Castaldo, con un passato di livello in B. «Negli anni successivi la mia carriera tra Aversa Normanna, Darfo Boario, Pergolettese, Arezzo, Giana e Sant'Angelo: ho incontrato persone che hanno avuto un impatto positivo sulla mia carriera e che mi hanno fatto crescere. Forse è stato l'anno a Seregno, dove sono arrivato nel 2022, ad essere il più difficile: sia dentro che anche fuori dal campo ho trascorso un periodo piuttosto arduo, che mi ha impedito di esprimermi al meglio.
OSPITALETTO: UNA SECONDA CASA
Un'annata dunque complicata sia sul piano sportivo, con una salvezza raggiunta soltanto con il pareggio per 0-0 nei play-out contro il Breno, sia soprattutto a livello economico: i problemi legati alle mancate retribuzioni di cui abbiamo poc'anzi parlato culmineranno nel fallimento della società biancoazzurra, che rinuncerà ad iscriversi al successivo campionato di Serie D. È inevitabile che situazioni simili abbiano un impatto non indifferente sui giocatori e il rendimento complessivo della squadra, malgrado Panatti sia comunque riuscito a metter insieme 18 gettoni realizzando due reti: «Si è trattato forse del periodo più difficile della mia carriera, non abbiamo percepito alcuno stipendio per mesi. Nonostante tutte queste situazioni io però volevo restare in Serie D, sapevo di poter dare ancora qualcosa a questi livelli». Contattato nel corso dell'estate 2023 dal direttore sportivo Paolo Musso, Michael si rivelerà infatti inizialmente titubante e poco convinto di accettare l'offerta della formazione bresciana: sarà la lungimiranza e l'esperienza del dirigente rossoblù a convincerlo a sposare poco dopo la causa Ospitaletto, sulla cui panchina si era nel frattempo insediato Andrea Quaresmini, destinato da lì a poco a cominciare a scrivere una delle più belle pagine nella storia del calcio bresciano: «Ancora oggi capita che il direttore mi ricordi con un sorriso la mia iniziale riluttanza: ad oggi invece posso dire che non avrei potuto compiere una scelta migliore, una famiglia, un gruppo straordinario come non ne avevo mai incontrati. Qui ad Ospitaletto ho trovato un gruppo di uomini veri, prima ancora che calciatori, che hanno sempre remato tutti nella stessa direzione».
Con alcuni, in particolare, si è creato un legame speciale, anche per via dei lunghi trascorsi insieme: «Ho trascorso sette stagioni insieme a Bakayoko, cinque con Lucenti, conoscevo Gobbi dai tempi di Sant'Angelo: per me è un giocatore straordinario, fuori categoria. Anche coi nuovi mi sono subito integrato benissimo e la forza di questo gruppo ha contribuito a raggiungere i traguardi di questi due anni: non cambierei mai i miei compagni con nessun altro». E se il ritorno in Serie D era stata un'impresa straordinaria, la memorabile cavalcata che ha riportato l'Ospitaletto nel professionismo dopo ben 27 anni era qualcosa di difficilmente pronosticabile: perché se è vero che Paolo Musso ha ancora una volta dimostrato nel non avere rivali sul mercato, assicurandosi giocatori con un passato importante nel professionismo come l'ex Giana Messaggi o alfieri della categoria quali l'implacabile Francesco Gobbi, non si può mai indicare con certezza la vincente del girone B di Serie D soprattutto quando a competere per la promozione vi sono corazzate più esperte e con budget maggiori come Desenzano o Palazzolo: «Eravamo consapevoli del nostro valore, ma sapevamo che c'erano squadre più attrezzate, per cui in ritiro estivo non avevamo mai messo in conto questo traguardo. Per quanto riguarda il mercato, per me il merito del direttore è stato quello di chiamare giocatori sì di esperienza ma che avevano già giocato insieme e che avevano sviluppato una certa intesa calcistica». E tra i colpi messi a segno non si può mancare di ricordare anche il giovane estremo difensore Francesco Bonardi, prospetto che aveva già mostrato le sue indiscutibili doti dividendosi tra Inter e Ponte San Pietro, un centrocampista col vizio del gol come Guarneri, già perno del centrocampo della Pro Palazzolo 2023-24, o l'estroso Cantamessa, che dopo un discreto girone d'andata è emerso prepotentemente nel ritorno, dispensando colpi e magie anche e soprattutto in partite decisive e risultate successivamente a conti fatti fondamentali per salire di categoria: «I giovani che abbiamo per me sono molto forti ed è stato fatto un grande lavoro anche con il settore giovanile».
In un'annata trionfale non sono comunque mancati i momenti difficili: per quanto sin dalla fine del mese di settembre l'Ospitaletto sia riuscito a mantenere la vetta del campionato, un calo di risultati e prestazioni accusato tra gennaio e febbraio ha rischiato di compromettere il primato, dilapidando il vantaggio fin lì accumulato e favorendo la rimonta delle inseguitrici: «In una stagione esistono vari momenti, quello che conta è saperli affrontare: a inizio campionato le rivali non conoscevano il nostro gioco, essendo una neopromossa non avevano magari molte informazioni su di noi. Abbiamo quasi sempre mantenuto il 4-3-3, però nella seconda parte di stagione molte squadre, avendo capito il nostro gioco, preparavano la partita in modo molto accorto, spesso ci aspettavano e chiudevano gli spazi: è proprio in questo periodo sfavorevole che ci siamo ancora una volta confermati un gruppo straordinario e le vittorie inanellate a marzo contro le diretti concorrenti ci hanno fatto ritrovare la consapevolezza dei nostri valori tecnici».
IL GIOCATORE
Leader indiscusso del centrocampo di Quaresmini, Panatti è un centrocampista duttile e versatile: per quanto maggiormente volto verso la fase di interdizione e contenimento, le sue caratteristiche tecniche e la sua visione di gioco gli consentono di detenere le chiavi del centrocampo e di innescare i movimenti dei compagni con i suoi lanci millimetrici. «Il numero dei centrocampisti in campo non è un problema per me, posso giocare indifferentemente con qualsiasi modulo, poi è chiaro che se vi è un sistema di gioco che non prevede il trequartista io riesco ad avere più libertà d'azione». E a vederlo chiudere sui centrocampisti avversari per poi dare il via all'azione con una disarmante sicurezza, Panatti non può che ricordare per certi aspetti un mostro sacro della storia di questo ruolo come Busquets, tra i modelli a cui il mediano bresciano si ispira: «Oltre a lui ho grande ammirazione per Pirlo o Xavi, diciamo che mi piace questo tipo di calciatori. Con il sistema di gioco di Quaresmini mi trovo benissimo, sia calcisticamente che umanamente con lui ho un bellissimo rapporto: mi voleva anche quando era sulla panchina del Cast Brescia, è ed è stata una figura fondamentale per la mia crescita calcistica».
C'è un altro dato che non va assolutamente trascurato e che contribuisce a far di Panatti un calciatore completo: nel corso degli anni, l'ex Fiorentina è anche riuscito a trovare una discreta continuità sottorete. Quest'anno, favorito dalla proposta di gioco frizzante e offensiva di Quaresmini, Panatti ha saputo timbrare il cartellino in ben 4 occasioni, score impreziosito da 3 assist. Numeri certamente di una certa rilevanza, che gli hanno permesso di attirare su di sé l'interesse di diverse formazioni dilettantistiche: offerte rispedite tuttavia al mittente, visto che Michael ha già fatto sapere alla società di voler proseguire questa storia d'amore con l'Ospitaletto anche in Serie C, per continuare a far giocare con i suoi lanci e i suoi illuminanti cambi di gioco un gruppo di tifosi che partita dopo partita si è fatto sempre più folto.