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Under 18

Mai smettere di sognare! L'ex Milan riparte dai Dilettanti, vince tutto e diventa Campione d'Italia

L'infortunio al ginocchio, una salvezza ai playout e ora la storia scritta da leader: è la rivincita di Samuele Roveda

Roveda Rozzano

UNDER 18 ROZZANO • Samuele Roveda

E alla fine sbuca sempre lui. Sempre e ovunque. In difesa, per intercettare i palloni più caldi, a centrocampo, per dirigere, dominare e condurre il gioco, in attacco, per mettere la firma su una storia bellissima. Quella di chi fino a 15 anni ha indossato una delle maglie più prestigiose del mondo, cullando il sogno di tutti nonostante un infortunio al ginocchio, di chi due stagioni fa doveva fare i conti con il passaggio dai professionisti ai dilettanti, conquistando una salvezza ai playout, ma senza mai arrendersi. Sì, perché 12 mesi più tardi Samuele Roveda è Campione d'Italia, e lo è da protagonista indiscusso.

DAL MILAN AL TETTO D'ITALIA: MAI SMETTERE DI SOGNARE

Passando per un paio di peripezie non sempre facili da superare. Innanzitutto l'infortunio al ginocchio nel 2019, che dopo due stagioni tra gli Esordienti del Milan lo costringe praticamente ai box nel biennio successivo, con qualche apparizione in Under 15 A-B prima del cambio di maglia, sempre tra i professionisti. Nel 2022 arriva infatti la Pro Patria, con cui conquista il terzo posto in campionato e gioca da subentrato i playoff con la Pro Sesto, prima di ripartire dai dilettanti. Dal biancorossoblù della Pro, Samuele veste così quello dell'Aldini, ritrovando minutaggio (16 presenze) in una stagione tosta per il club, conclusa superando 2-1 e 4-1 la Sestese nei playout per mantenere l'Élite.

Anni forse non semplici per Roveda, passato dall'apice dei settori giovanili nazionali alla lotta per la salvezza nei regionali, seppur in una delle società più storiche della Lombardia, ma tutti quei sogni rimasti nel cassetto rossonero sono ancora lì per essere realizzati. Con la pazienza di chi non ha mai smesso di crederci, con la voglia di fare la storia e con un nuovo ambiente da cui ripartire: Rozzano. Lì, dove Samuele si prende la cabina di regia non proprio di una squadra qualunque, anzi, quella dei Campioni di Lombardia Under 18 in carica. Un titolo da difendere sul campo, dove il play giganteggia in ogni senso: 2046 minuti giocati, più di chiunque in squadra, e 7 gol fatti per trascinare il Rozzano al secondo campionato vinto di fila.

Un primo trofeo da mettere in bacheca, ma quello più importante dista ancora 4 partite. Quelle di una fase finale in cui il Rozzano elimina ai rigori il Città di Varese ai quarti, superando l'Ospitaletto in un altro thriller in semifinale: 1-1 all'andata, con gol proprio di Roveda, e 2-1 in rimonta a dieci minuti dalla fine al ritorno. Una partita chiusa con l'uomo in meno al 90', e, di nuovo, non uno qualunque, perchè quel rosso è destinato a Samuele. Raggiunta la seconda finale regionale consecutiva, il Rozzano si ritrova così dinanzi a un fortissimo Saronno senza il suo cuore pulsante in mezzo al campo. I ragazzi di Codecasa, però, hanno quel qualcosa in più in mezzo al petto: l'animo dei campioni in carica. Mantenuto lo 0-0 soffrendo le iniziative degli avversari, nei supplementari cambia tutto: Ceraso, presente un anno prima nella finale dominata con il Cinisello, firma una doppietta da subentrato che stravolge ogni cosa, seguita dal 3-0 di Curci che vuol dire storia, ma anche il suo inizio.

Sì, perché il Rozzano si conferma Re di Lombardia e si qualifica alla fase nazionale, quella con destinazione Scudetto. Un sogno gigantesco per chiunque, sfumato un anno fa in Piemonte dopo un pareggio all'esordio in casa nella semifinale-triangolare. Lo stesso script di questa stagione, con i biancoverdi che a cinque minuti dallo scadere strappano un 2-2 ai sardi del Tharros, ancora senza lo squalificato Roveda. Lui, però, che torna per la partita più importante, e cambia la storia: in casa del Lucento Samuele si riprende la maglia numero 4 e il centro del gioco, nonché dell'attenzione, illuminando una sfida che la squadra di Codecasa vince 2-1 grazie alla doppietta del solito Ceraso. Sono i tre punti che servono per superare gli avversari in cima al triangolare, sono i tre punti che servono per volare verso la finale Tricolore con il Cittadella Vis Modena, l'ultima tappa del viaggio.

Quello di chi a 15 anni lasciava il Milan dopo un infortunio al ginocchio, ritrovandosi a lottare per la salvezza nei regionali, quello di chi nonostante tutto non ha mai smesso di sognare, quello di chi i propri desideri li realizza in una finale scolpita nell'eternità. Esatto, perché a Firenze il Rozzano è un'opera d'arte: 3 gol fatti nei primi 28 minuti, 4-1 definitivo, primo Scudetto nella storia del club e prima squadra lombarda a vincere il Tricolore in categoria, nonché la prima tra tutte le età a farlo 6 anni dopo l'Olginatese Under 17. È la partita dei sogni, ma anche una partita da sogno, quella di Roveda, lui che lo Scudo lo cuce sulla maglietta biancoverde giocando una gara semplicemente perfetta. Difesa, centrocampo e attacco, il 4 milanese è ovunque, e fa sempre la cosa giusta: ripiega dietro per chiudere i cross degli avversari, imposta, dribbla e scatta in ripartenza nel mezzo, segna là davanti, realizzando in maniera impeccabile il rigore del momentaneo 2-0

LA STAGIONE DELLA RIVINCITA

La ciliegina sulla torta di una stagione chiusa vincendo tutto, campionato, titolo regionale e Scudetto, scrollandosi ogni sassolino dalla scarpa: «Sì in passato ho avuto dei momenti di difficoltà, mi sono operato anche al ginocchio nel 2019 e ho giocato poco nei 2 anni successivi. Per me è una rivincita alzare 3 coppe su 3 con il Rozzano». Parola di Roveda, che riavvolge così il nastro sulla stagione del Triplete: «Abbiamo lavorato tanto, abbiamo vinto 3 trofei, che non era scontato ovviamente, e abbiam fatto veramente un grande lavoro col mister. Siamo una squadra, un gruppo unito magari a differenza di altri, ed è anche questo che probabilmente ci ha portato avanti fino a qua».

Passando per quella finale regionale vista fuori dal campo a causa del rosso in semifinale: «È stata una delusione ovviamente non poter giocare la finale, potenzialmente la più importante, però la squadra anche senza di me ha fatto benissimo». E con lui in regia ancora meglio, merito anche di chi gli ha affidato le chiavi del centrocampo senza pensarci due volte: «L'anno scorso ho giocato poco rispetto a quest'anno, per fortuna ho trovato un mister che mi ha dato fiducia ed è completamente un'altra cosa». Come lui lì in mezzo al campo, lui che dopo tre anni ridipinge di biancoverde il cassetto dei sogni, tenendo giusto una sfumatura di rosso per completare un disegno Tricolore che non si potrà mai dimenticare.  

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