Serie D
16 Luglio 2025
ECCELLENZA LEON • Inacio Joelson
Porte che si aprono, storie che nascono, sogni che crescono. Sì: il calcio è fatto di vita. Ha i suoi stessi lineamenti, si evolve di pari passo, sa regalare attimi di bellezza. Ma proprio perché fugge, bisogna respirare ogni sorso. Anche il più aspro. Come una complicità che finisce, nel silenzio di un rimpianto. Lasciando solo ricordi, dispersi nel caos dei pensieri: cosa potevamo ancora essere? Cosa siamo stati davvero?
Tante domande senza risposte: quelle che Inacio Joelson, adesso, cercherà nella Real Calepina. La nuova creatura del tecnico brasiliano, che riparte da Bergamo con grande sete di riscatto. È scenario noto: l’esonero incassato in inverno dall’AC Leon (il secondo in carriera dopo la separazione con il Mapello) ha generato strascichi e dubbi, ma anche tanto desiderio e voglia di dimostrare. Valori da ergere a strumento di conquista, per accantonare definitivamente il passato. E per ambire, senza più voltarsi indietro, ad un futuro di rinnovata passione e spensierata convivenza.
Stagione 2001-2002. L’inizio di un lungo viaggio. Quello che porterà Joelson, nativo di Ibitinga, San Paolo, fino ai massimi livelli del nostro calcio. Lo farà spalla a spalla con il fratello Pià: entrambi, partiti da Bergamo, riusciranno a rincorrere i rispettivi sogni. Senza difficoltà, certo, ma serbando la consapevolezza di aver raggiunto un piccolo, grande traguardo. Nonostante le luci dei riflettori fossero gioie effimere, nonostante l’imperversare di ombre e penombre, nonostante il sorriso delle tenebre che, tuttora, percuote, graffia, segna. Impossibile dimenticare, come confessato in un'intervista per Il Foglio dall’ex Atalanta, Grosseto e Reggina tra le tante, il caso scommesse che, nel 2012, lo allontanò dai campi sempre amati e onorati. Oggi riguadagnati e riassaporati attraverso l’area tecnica, che circoscrive ambizioni, speranze e la voglia di trasmettere passione, conoscenza e tanta, tanta vita. Per ricucire gli errori, per cicatrizzare le ferite, per fare pace con il passato e con sé stesso. Chissà che non sia partita proprio da qui, la scelta di rimettersi in gioco nelle vesti di allenatore. Percorso intrapreso concretamente nel 2021, quando il Mapello gli affidò progetti e obiettivi, ma formalmente selezionato ancor prima di sedersi su una panchina. A raccontarlo, proprio il diretto interessato: «L'idea di allenare nasce da un pensiero molto lontano. Quando ho cominciato a giocare la maggior parte degli allenatori mi ha preso non solo per la qualità, ma anche per la mia gestione del gruppo, ero bravo in questo». Tra i suoi maestri, del resto, spiccano due volti noti del calcio italiano: Maurizio Sarri e, soprattutto, Gian Piero Ventura, che ha allenato Joelson in quel di Pisa e che lo stesso brasiliano ricorda come il più grande mentore incontrato lungo il tragitto: «Ventura mi ha aperto un mondo, mi ha convinto a intraprendere la strada. Ha un modo importante di spiegare. Non nel convincere, nello spiegare e far capire. Quello che diceva lui avveniva la domenica». E poco importa se l’indole propendesse verso altre qualità: la dote di gestore, a Joelson, non è mai mancata (tende spesso a specificarlo) ed è la fiammella che ha acceso in lui la fame di traguardi. «Mi è sempre piaciuto conoscere e stare in mezzo alla gente» – dichiara il tecnico. Che aggiunge: «mi piace anche conoscere persone e frequentarne di diverse. Questo mi ha aiutato a diventare allenatore». Con un pensiero rivolto ai numeri uno del mestiere, tra cui Luis Enrique «per la sua idea propositiva», il Cholo Simeone «per il modo in cui convince i calciatori a giocare il suo calcio» e il Loco Marcelo Bielsa. Imparare, così, diventa una piacevole discesa.
Personalità diverse accomunate dal gusto per il nuovo, che avanza e scala posizioni anche nella visione di Inacio. Tecnico in erba ma con dettami fin da subito chiari, definiti, improntati sulla ricerca estetica, sull’offesa continua e sull’aggressività. Parlano i numeri del suo Mapello versione Eccellenza, l’esperienza che ha aperto il viaggio da allenatore e che, indubbiamente, ne risalta al meglio stile e principi: 75 gol realizzati al primo anno e annesso quarto posto in classifica, 48 reti nelle quindici partite antecedenti il suo esonero datato 2 dicembre 2023. Un punto di non ritorno che ha spezzato l’armonia tra le parti, un mandato ben avviato e, in primis, la rincorsa alla Serie D. Insomma: il progetto ha subito una sterzata importante, irreversibile, proprio sul più bello (la vetta della Tritium distava solo 5 lunghezze). Ma il classe '83, a distanza di tre anni, non cova rimpianti. E ricorda così l’avventura gialloblù: «Penso che a Mapello abbiamo fatto qualcosa di grande soprattutto a livello umano. È stato un anno e mezzo importantissimo, un’esperienza bellissima. E per l'esonero non ho nessun rammarico. Stavamo facendo un bel lavoro, avevamo la possibilità di vincere il campionato ma non eravamo d'accordo su alcune scelte e abbiamo rescisso consensualmente. Ho imparato che bisogna inseguire tutto quello in cui si crede, senza scendere a compromessi».
Una frase che risuona come un monito: sulla falsariga dei migliori tecnici, Joelson fa tesoro di ogni piccolo intoppo, per crescere, migliorare e rinfoltirsi di propositi. Ed è proprio quest’ultima la motivazione che lo ha spinto ad osare, abbracciando prontamente un nuovo progetto: quello targato AC Leon, società rinomatamente ambiziosa e in continua ascesa. Il brasiliano accetta la sfida e torna a dirigere nell’estate del 2023. Il palcoscenico è sempre l’Eccellenza, a cui gli arancioneri prendono parte con l’obiettivo di agguantare la D. Cambia la piazza, non la mira. E, come dirà il campo, nemmeno l’epilogo: amaro, per quanto arricchente.
Perché il primo anno su suolo vimercatese è intenso, una vera e propria capriola di emozioni che vedrà la squadra sognare il quarto step del calcio italiano fino alle battute finali del campionato. Arrendendosi, per un beffardo gioco del destino, proprio contro il Mapello, nel secondo turno dei playoff di categoria. Joelson sbatte sul suo passato (con tanto di polemica per presunto gol gialloblù realizzato in posizione di fuorigioco) e, nonostante una regular season colma di gol (72), vede sfumare la promozione in Serie D. Complice soprattutto una difesa cedevole, i cui meccanismi saltano spesso nell’impianto di gioco arancionero: 44 le reti incassate nelle 34 partite che sono valse il terzo posto finale e, a conti fatti, anche un pungo di rimpianti. Quegli stessi rimpianti che, nella stagione seguente, verranno trasformati in flebile rabbia: la Leon nei nomi è una corazzata, ma stenta a trovare consistenza. E, a partite spettacolari, alterna pericolosi momenti di blackout. Due di questi, contro dirette rivali come Cisanese e Trevigliese, costano a Joelson il secondo esonero della carriera. Con un paradosso: la squadra ha mantenuto altissima la produzione offensiva (52 reti in 23 gare), ma ha concesso tanto, troppo, ben 42 gol. Impensabile aspirare al trono, senza equilibrio collettivo: le sortite dei singoli hanno così progressivamente perso valore e disperso centralità, riducendo ad un lumicino le speranze di conquista arancionere. In seguito, rinfrancate da una nuova guida tecnica: Riccardo Ghidelli, vice del brasiliano. Che subentra, ritocca e completa una rimonta-capolavoro, agguantando la promozione insieme al Mapello. Proprio le prime due creature del tecnico classe '83, che però non demorde, non si lascia sopraffare dai pensieri e contrattacca, valorizzando il suo operato: «Anche la Leon è stata un’esperienza bellissima, penso di aver svolto un bel lavoro nonostante il risultato non sia arrivato nell’immediato. L’esonero è stato frutto di risultati negativi, anche se credo fossimo in linea con il mio progetto. Quando sono arrivato mancava una base e gliel’ho data io sia a livello di gioco che di organizzazione. Abbiamo dato spettacolo facendo tanti gol, forse ne abbiamo preso qualcuno in più ma conserverò il ricordo di una squadra fortissima, di ragazzi stupendi con cui mi dispiace non aver vinto». Lecito quantomeno pensare che, rispetto al primo anno di mandato, qualche condizione sia venuta meno all’interno del gruppo, considerati i risultati in progressivo decrescere. Un aspetto che Joelson, al contrario, commenta così: «Non è cambiato nulla. Nel secondo anno ho voluto mantenere l’ossatura forte, ero contentissimo di chi è rimasto e di chi è arrivato. A livello umano penso di non aver avuto problemi con nessuno, a livello di scelte forse sì: magari qualcuno non era del tutto contento di alcune decisioni». A calmare le acque, storia nota, l’apporto di Ghidelli, di cui Joelson riconosce le qualità: «Ho accettato la decisione della società di dargli fiducia, stava lavorando benissimo al mio fianco ed è un bravissimo allenatore. Ha portato idee e ha costruito su quello che c’era già».
Accantonato il passato, è tempo di voltare pagina: il futuro è oggi e indossa il biancazzurro della Real Calepina. Una consolidata realtà della nostra Serie D, categoria in cui la squadra di Grumello Del Monte compete da cinque stagioni consecutive. La prossima sarà la sesta (iscrizione confermata proprio sei giorni fa), al contempo la prima per il suo nuovo allenatore (successore di Vinicio Espinal, ora sulla panchina della Giana Erminio), che a lungo l’ha inseguita e che, adesso, potrà finalmente viverla da protagonista. «Ma non temo niente» – confessa il tecnico. Che prosegue: «E non serbo rivalsa nei confronti di nessuno. Ho solo voglia di tornare, di portare le mie idee e di migliorare sempre. Tengo lontano i vortici negativi, sono positivo e ottimista e non sarà un esonero a farmi pensare male: significa che ti è mancato qualcosa e che devi migliorare». Un credo che si sposa perfettamente con le necessità bergamasche, subito palesate e condivise in tronco, come confermato dallo stesso allenatore: «La società ha l’obiettivo di preservare la categoria e di valorizzare i giocatori, dando loro entusiasmo e autostima. Se arriverà qualcosa in più della salvezza, sarà solo che guadagnato. Dell’ambiente ho apprezzato il lavoro maniacale incentrato sulla valorizzazione dei giocatori, la dirigenza lavora benissimo e mi sta venendo incontro. Penso di essere al centro del progetto e sento fiducia. Nel colloquio con il direttore sportivo - Giuseppe Nervi - ho percepito entusiasmo e precisone nel lavoro. La mia figura rispecchia il loro modus operandi». Il che testimonia come Joelson, se corrisposto nelle esigenze e nelle ambizioni, possa stabilire subito una sinergia che dalla scrivania scorre in armonia sul campo. Lì dove nasce un credo «un puzzle mai completo», che il brasiliano vuole prontamente ergere a strumento di conquista: «cerco sempre di migliorare i miei principi di gioco, che però restano sempre l’offesa e la ricerca della verticalità. Vogliamo essere pericolosi con la palla e ordinati quando non abbiamo il possesso. Faremo allenamenti specifici per ogni giocatore, in particolare cercheremo di lavorare sullo spazio, sulle zone in cui un giocatore si muove e tocca palloni». Ma l’aspetto più importante su cui il tecnico vuole costruire certezze è il carattere del gruppo: «voglio lavorare sull’autostima, voglio preparare all’errore». Quegli stessi errori che vanno affrontati e non schivati, per maturare e ricavare bellezza. Ed è per questo che il tecnico dice di aver pensato a ritoccare la sua idea, in modo che possa «semplificare il conseguimento degli obiettivi e garantire concretezza».
Concretezza: una prerogativa a lungo cercata nel mercato estivo. Finora, a detta dell’ex Leon e Mapello, condotto con modi e tempi impeccabili: «Abbiamo un direttore che va a vedere tante partite, conosce molti giocatori, è capace e sono contentissimo dei ragazzi che sono arrivati. Sono contento del mercato, sono contento degli arrivi di Brogni, Freri e Semprini e sono contento di chi è rimasto, tra cui Zappa che è un giocatore di grandissima qualità. Nello specifico non seguiamo nessuno, stiamo valutando diversi profili in tanti ruoli, come punta stiamo visualizzando quattro o cinque profili. Inoltre, cerchiamo anche un portiere e un difensore». Ma tanta attenzione sarà sicuramente dedicata ai giovani, con particolare focus sulle squadre B data anche la presenza in Serie D del Milan Futuro, fresco di retrocessione. Un argomento spinoso che spacca l’opinione calcistica e smuove molto dibattito. E che Joelson chiosa così, rinsaldando uno dei suoi pilastri di pensiero: «l'età non conta nel campo di gioco, conta fuori. Io non ho mai guardato l'età. Un giovane può essere più spensierato e dare molto più di un esperto. Dobbiamo essere pazienti per farli crescere. Quanto alle seconde squadre, io credo che possano essere una buona idea. Il punto è che, così, togli possibilità alla primavera e al giocatore più giovane di andare su, perché c'è un passo in più da compiere. Le rose B tolgono molto a primavera e allievi, l'under 23 comporta che c'è un passo in più prima di esordire in prima squadra». Aspetto, quest’ultimo, che è solo la punta di un iceberg complesso. Quello della Serie D che non progredisce, quello di un calcio malandato e preda di numerose criticità. Tra queste, i playoff di categoria, il sistema di ripescaggi, la salute delle singole società. Anche il classe '83 prende posizione, ponendo un accento che deve smuovere: «Il calcio italiano ha bisogno sicuramente di cambiamenti. Aver tolto la C2 così di colpo e facendo subito un passaggio da D a C è sbagliato. Si poteva riformare, ma non togliere, perché dava anche più opportunità per entrare nel professionismo. C’è da migliorare tanto».
Insomma: l’esperienza in procinto di iniziare segnerà, comunque vada, uno spartiacque nella carriera di Joelson. A metà senza avere misure, all’attacco come le sue squadre, ma talvolta insicuro e schivo, per quanto ottimista e positivo. La palla, adesso, passa a lui. Che si congeda con una promessa, lanciata agli appassionati di Real Calepina e anche a sé stesso: «Prometto di dare tutto quello che ho, tra cui la mia idea. Voglio convincere i miei giocatori, e quando me ne andrò spero che avrò aiutato la società a migliorare sia a livello di gioco che di strutture e di organizzazione. Spero che, un giorno, sarò apprezzato da tutto l’ambiente». Parole che profumano di riscatto: un impegno comune che Joelson vuole dominare e vincere. Alla sua maniera. E senza scendere a compromessi.