Serie D
16 Agosto 2025
A sinistra Roberto Maglione, a destra Giuseppe Mazzola
Cosa serve davvero per cambiare il volto di una squadra? A volte basta mettere mano al volante lì dove si decide il ritmo, nel cuore pulsante del campo. La Vogherese ha scelto la via più diretta: due colpi a centrocampo in un solo affondo, per dare tono, freschezza e cervello alla manovra. Arrivano Giuseppe Mazzola, mediano classe 2005 in prestito dal Lecco fino al termine della stagione 2025-2026, e Roberto Maglione, centrocampista che saluta L’Aquila 1927 per trasferirsi in rossonero a titolo definitivo. Un’accelerazione netta sul mercato e un messaggio chiarissimo: alzare il livello tecnico e allargare le rotazioni, perché la battaglia del campionato si vince prima di tutto nella terra di mezzo.
PROFILI COMPLEMENTARI, UN PIANO CHIARO
La società rossonera ha imboccato una strada oculata: puntare su due profili che si parlano senza pestarsi i piedi. Da una parte il talento in crescita, dall’altra la gamba esperta che sa leggere i momenti. È una coppia costruita per reggere le onde lunghe della stagione, come due interni motore: uno che spinge i giri, l’altro che tiene la rotta quando il mare si increspa. La dirigenza rossonera lo ha detto coi fatti: servivano profondità e qualità nel reparto mediano. E cosa c’è di meglio che incrociare entusiasmo giovane ed esperienza per far viaggiare la palla con più idee e meno affanni?
MAZZOLA, SCUOLA LAZIO E INTER: GEOMETRIE, LETTURE E DUTTILITÀ
Giuseppe Mazzola arriva con un pedigree da vivaio di prima fascia. Cresciuto nella Lazio e poi nell’Inter, con cui ha disputato l’annata 2023-2024 a livello Primavera, il mediano del 2005 porta con sé un bagaglio di letture e tempi di gioco che non s’improvvisano. La scorsa estate ha fatto tappa all’Alcione Milano, in Serie C, prima del successivo passaggio al Città di Varese in Serie D. Percorso variegato, stimoli alti, apprendimenti rapidi: il pane quotidiano per chi vuole misurarsi con contesti competitivi e assimilare in fretta la grammatica del calcio dei grandi. Alla Vogherese, Mazzola si presenta come un centrocampista “multitasking”: visione di gioco spiccata e versatilità tattica che gli consente di occupare più zolle del mediano. Una spanna più avanti per costruire, un passo più dietro per schermare, sempre con la bussola orientata alla linea di passaggio pulita. È il tipo di profilo che ti permette di cambiare spartito senza stravolgere l’orchestra: puoi alzare un interno, abbassare il vertice basso, allargare un raggio d’azione. E quel quid di freschezza che spesso fa la differenza nei finali di partita, quando le gambe pesano e la testa deve restare lucida.
MAGLIONE, SOLIDITÀ E TEMPI: IL SALUTO DI L’AQUILA E UNA NUOVA PAGINA
Se Mazzola aggiunge brio e prospettiva, Roberto Maglione porta ordine, mestiere e quel senso della misura che nel mezzo è oro colato. L’Aquila 1927 ha comunicato ufficialmente la conclusione del rapporto con il centrocampista, accompagnandolo con parole che pesano come un abbraccio: «La professionalità e la dedizione dimostrata in questi mesi». Un congedo elegante, che dice parecchio su come il giocatore abbia lasciato il segno nello spogliatoio abruzzese. Ora Maglione veste rossonero, pronto a mettere a terra esperienza e affidabilità in un reparto che chiede diagonali, tempi d’uscita, letture preventive. Il suo arrivo completa il mosaico di metà campo: spalle larghe nei duelli, testa alta quando c’è da riavviare la manovra, gamba giusta per cucire il reparto con le due fasi. È il tipo di centrocampista che fa sembrare semplice il difficile: un controllo orientato, una verticalizzazione senza fronzoli, una copertura preventiva che stronca sul nascere la ripartenza avversaria. Le piccole cose che però fanno grande un centrocampo.
PIÙ OPZIONI PER IL TECNICO ROSSONERO: ROTAZIONI, RITMO E ALTERNATIVE
Con Mazzola e Maglione, il tecnico rossonero guadagna leve tattiche e margini di manovra. Serve un mediano di posizione che filtri e faccia partire l’azione? Si può abbassare uno dei due per dare equilibrio e costruzione. C’è bisogno di un centrocampo più dinamico per rompere linee e inserirsi? Si alza uno tra le mezzali e si lascia all’altro la regia della prima uscita. Rotazioni più ampie significano anche gestione dei carichi, competizione interna, minuti distribuiti senza calare d’intensità: quando la partita si fa lunga, poter cambiare il volto del centrocampo è come avere una panchina che segna il gol invisibile. La scelta di un doppio innesto nel medesimo reparto racconta una strategia: consolidare la posizione in campionato con un potenziamento mirato, senza fuochi d’artificio, ma con il pragmatismo di chi sa che le partite si indirizzano tra le linee. In altre parole, mettere benzina ottani e un nuovo filtro all’altezza del motore.