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Serie D

È il colpo dell'ultimo giorno! Una stagione da record, l'esordio in Serie C, la nuova avventura nei Dilettanti

Il difensore classe 2006 lascia il Lecco e si sposta di 100 chilometri

Christian Di Bitonto

Christian Di Bitonto, 17 presenze e 2 gol in Primavera 3 nella passata stagione

Domanda da spogliatoio: è meglio scaldare la panchina tra i grandi o sporcarsi le ginocchia ogni domenica in un campionato tosto? Christian Di Bitonto, difensore centrale classe 2006, ha scelto la seconda strada. Il Lecco ha ufficializzato il suo trasferimento al Sant’Angelo, formazione che milita in Serie D. Per il ragazzo di casa bluceleste è l’occasione giusta per cambiare marcia, accumulare minuti veri e misurarsi con una categoria dove gli attaccanti “menano” e non regalano un centimetro. Una mossa studiata, una giocata pensata: la classica verticalizzazione che rompe le linee e apre il campo alla crescita.

UN’OPERAZIONE RAGIONATA: ESPERIENZA PRIMA DI TUTTO
Il comunicato del Lecco parla chiaro: Di Bitonto va al Sant’Angelo per imbottire il bagaglio di esperienza e mettere minuti nelle gambe. Tradotto dal gergo dei direttori sportivi: niente lifting d’immagine, qui c’è una strategia di sviluppo. Il ragazzo arriva dai “pro” e scende in Serie D con l’obiettivo di fare il pieno di fiducia, tempi di gioco e letture difensive. Per un centrale, la categoria è una palestra perfetta: marcature a uomo, duelli spalla a spalla, palloni sporchi da pulire senza fronzoli. In D si impara presto che il clean sheet non è un filtro Instagram, ma la somma di attenzione, malizia e concentrazione.


IL PROFILO: UN CENTRALE 2006 CHE CERCA IL SALTO DI QUALITÀ
Classe 2006, difensore centrale puro: etichetta essenziale, ma sufficiente a inquadrare il tipo di sfida. Di Bitonto esce dal vivaio del Lecco e va a cercare ritmo e responsabilità. Perché il mestiere del difensore non si studia solo in lavagna: si impara a leggere il corpo dell’avversario, a scegliere quando accorciare e quando scappare, a guidare la linea con voce e personalità. E queste sono abilità che attecchiscono meglio quando il cronometro corre e gli errori pesano. È la differenza tra tenere il pallone in allenamento e doverlo spazzare al 90’ con l’area che brucia.



SANT’ANGELO, UN CONTESTO CHE ACCOGLIE: MANGNI E CEOLA COME BUSSOLE
La notizia ha un dettaglio che profuma di conforto: a Sant’Angelo Di Bitonto ritroverà facce familiari. C’è Doudou Mangni, presenza di spessore in gruppo, e soprattutto c’è Francesco Ceola, ex compagno di Primavera al Lecco. Proprio Ceola ha già avuto modo di assaporare il calcio dei professionisti, debuttando con la maglia bluceleste: un riferimento prezioso nello spogliatoio, un compagno che sa come prepararsi all’impatto con partite vere, pressioni autentiche e aspettative che non perdonano. Ritrovare un vecchio alleato accelera l’inserimento: i meccanismi si oliando prima, il linguaggio del reparto si impara più in fretta. E per un centrale, l’intesa è metà del lavoro.

PERCHÉ LA SERIE D PUÒ ESSERE IL TRAMPOLINO GIUSTO
Serie D: per qualcuno è un parcheggio, per altri è la rampa di lancio. Dipende da come la vivi. È una categoria che ti mette alla prova con ritmi intermittenti e contrasti che sanno di pane e polvere. Ma è proprio lì che un giovane difensore ripassa il manuale: postura, anticipo, lettura della profondità, gestione del corpo a corpo con attaccanti smaliziati. E poi c’è il fattore più importante: la continuità. Giocare, sbagliare, correggere, tornare a giocare. La ripetizione crea abitudine e l’abitudine genera sicurezza. Se vuoi prendere la patente “pro”, la D è un circuito che ti fa macinare chilometri veri.



LA VISUALE DEL LECCO: VALORIZZARE IL VIVAIO, SENZA FORZARE I TEMPI
Per il Lecco, l’uscita di Christian Di Bitonto è un segnale di fiducia. Il club tutela il proprio vivaio non solo tenendo i talenti sotto una teca, ma permettendo loro di confrontarsi con una realtà competitiva. È un modo di dire: “Vai, prendi botte e applausi, torna più pronto”. In un calcio che brucia spesso le tappe, scegliere una traiettoria sostenibile è un atto di intelligenza. Fungono da promemoria proprio storie come quella di Francesco Ceola, che il profumo dei professionisti l’ha già sentito sulla pelle con il Lecco: la strada c’è, basta imboccarla con il passo giusto.

COSA ASPETTARSI: CONCORRENZA, MINUTI E CRESCITA
Cosa si chiede a Di Bitonto? Semplice, ma non banale: guadagnarsi spazio, alzare l’asticella ogni settimana e trasformare la teoria in sostanza. Al Sant’Angelo non regala nessuno: la maglia la conquisti sul campo, con allenamenti fatti di duelli e sedute video dove ogni dettaglio conta. La posta in palio? Una stagione che ti lascia addosso un mestiere: leggere il cross prima che parta, accorciare con coraggio, guidare la linea con l’autorità di chi ha capito i tempi del gioco. Il centrale è il metronomo invisibile: se sta bene lui, l’orchestra suona.

UN PASSAGGIO CHE PROFUMA DI PROGETTO
Chiamatela scommessa, chiamatela scelta di carriera: il trasferimento al Sant’Angelo è soprattutto una dichiarazione d’intenti. Perché Di Bitonto non va a nascondersi, va a prendersi responsabilità. E lo fa in un ambiente dove il mix tra volti conosciuti come Doudou Mangni e Francesco Ceola e un contesto “vero” di Serie D può fare da incubatrice perfetta. La traiettoria è chiara: mettere in mostra le qualità, puntare a un ruolo da protagonista e consolidare il cammino nel calcio che conta. Domanda finale, quasi retorica: non è così che nascono i difensori che poi reggono le baracche nei momenti caldi?

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