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Serie D

A ruota libera! Ha fatto la storia dopo 63 anni, ora l'ex Milan pensa di smettere di allenare

Dopo la retrocessione dello scorso anno il tecnico si racconta: «Non c'erano le condizioni per lavorare bene»

Lorenzi Magenta

Alessandro Lorenzi, ex allenatore Magenta

«Oggi sono qui per denunciare un calcio sempre più malato ed episodi che in una società non dovrebbero mai accadere». Con la schiettezza da friulano che lo ha sempre contraddistinto, Alessandro Lorenzi ripercorre i suoi trascorsi in panchina con passione, trasporto e anche profonda delusione in alcuni contesti. Una vita vissuta all'insegna del calcio, per il quale ha profuso impegno e dedizione inquantificabili, elargendo tanto, ma non sempre ricevendo altrettanto da quel mondo a cui ha dato tutto. Con le sue idee da visionario, il carisma da condottiero, il coraggio nel lanciare, valorizzare e dare fiducia ai giovani, nel parlare di progettualità in un mondo come quello del Magenta, riportato in dopo 63 anni.

TREVISO, L'INCONTRO CON SALVORI E IL MILAN

Originario di Treviso, Lorenzi svolgerà la trafila nel settore giovanile della società della sua città natale, potendo contare su una guida tecnica di assoluto livello quale Elvio Salvori, centrocampista di assoluto livello con un passato in Serie A con Atalanta, Fiorentina, Udinese e soprattutto Roma, con la quale vinse due Coppe Italia e un torneo Anglo-Italiano. Di Salvori, Lorenzi condivideva il ruolo: un centrocampista di classe e fantasia, capace con la sua tecnica di creare gioco in regia. Le ottime prestazioni con il settore giovanile veneto gli varranno la chiamata del Milan, un sogno per ogni giovane calciatore, che Lorenzi ricorda con emozione: «Inizialmente avevo l'accordo con la Fiorentina, ma poi sopraggiunse il Milan e andai in rossoneroArrivai al tempo di Sacchi, svolsi la preparazione con la Prima Squadra anche se purtroppo non debuttai mai con loro».

Comincerà una trafila di prestiti tra Centese, Varese, Spezia e Forlì, anche se a causa di un infortunio rimediato quando era ancora a La Spezia, Lorenzi non riuscirà mai a ritornare in pianta stabile in rossonero. Un infortunio, occorso nella sfida con il Vicenza, che porterà ad un periodo complicato ma se l'intervento andrà bene sarà anche grazie alla figura del Dottor Monti, che ai tempi lavorava per il Milan. Sarà lui, pur non essendo l'autore dell'operazione chirurgica, a far arrivare infatti una serie di tecnologie dagli Stati Uniti, estremamente innovative e moderne per i tempi, che guariranno Lorenzi. In seguito, per lui anche due esperienze con Chiasso e Lugano in Svizzera, prima di chiudere, dopo altre esperienze, la carriera in Serie D a Verbano a 42 anni. 

I PRIMI SUCCESSI DA ALLENATORE

La carriera da allenatore comincerà invece «per gioco. Un gruppo di ragazzi mi convinse ad allenare il San Michele, società neonata della zona di Varese». Con loro Lorenzi vincerà il campionato di Seconda Categoria, per poi ritornare, dopo una parentesi al Morazzone, e sfiorare il sogno della Promozione. Gioco convincente e risultati che parlano chiaro: Lorenzi è uno degli allenatori più promettenti. Una chiamata importante sarà quella ottenuta poi nel 2022, quando il presidente Cerri gli affiderà la guida tecnica del Magenta: un tecnico giovane, ma molto preparato e che, pur essendo all'esordio assoluto in Eccellenza, non si fa intimorire compiendo una stagione ben al di sopra delle aspettative.

Magenta, tra l'altro, era anche una delle piazze che Lorenzi ha avuto modo di conoscere ai tempi della sua carriera da calciatore, e, anche per questo, la motivazione all'arrivo in gialloblu non può che esser altissima: «Eravamo tra gli ultimi budget della categoria, tutti ci davano per retrocessi eppure siamo arrivati sesti, sfiorando i playoff. L'obiettivo inizialmente doveva essere mantenere la categoria, ma ho avuto dei ragazzi straordinari che mi hanno permesso di compiere questo miracolo». L'anno seguente, invece, terminata la stagione regolare al secondo posto in classifica dopo un eccellente girone di ritorno, Lorenzi aggiungerà un ulteriore tassello al miracolo compiuto guidando i suoi ragazzi ad un eroico percorso ai playoff, dove la squadra ha estromesso prima l'FC Milanese e successivamente l'Ardor Lazzate, approdando dunque alle fasi finali. Lorenzi riuscirà a raggiungere la Serie D vincendo, anzi, dominando il confronto con il Tramin in semifinale e spuntandola dopo una sfida al cardiopalma contro l'ULR Altavilla in finale: «La cavalcata che abbiamo compiuto vincendo i playoff è stata qualcosa di irripetibile, con il tredicesimo budget del girone siamo riusciti a fare un qualcosa di unico. Voglio ringraziare i ragazzi che ho avuto: siete stati straordinari». 

IL GIRONE D'ANDATA E UN INIZIO CONVINCENTE

Del gruppo che aveva contribuito a riscrivere la storia in pochi scelsero di restare: Avinci, autore di una stagione da autentico trascinatore tra prodezze e reti decisive, sarà indiscusso uomo mercato, con la Giana Erminio, realtà ormai radicata da anni in Serie C, che se ne assicurerà le prestazioni. Di natura diversa, invece, sarà l'addio di Alessio Papasodaro, un altro dei perni di quella formazione: «Tutti lo criticavano, io invece ci vedevo un buon centrocampista, capace di farsi valere in Eccellenza e darci una mano anche in D. Lui, però, aveva già deciso di andarsene: come si fa a rimanere in una piazza dove ti criticano continuamente, dove ogni volta ti rinfacciano il tuo acquisto, dove nessuno ha fiducia? E come lui altri».

Lorenzi e il DS Salese non si sono però persi d'animo: nonostante la squadra fosse completamente da ricostruire e vi fossero numerose difficoltà di carattere organizzativo, unite ad un budget ridotto rispetto ad altre compagini, il Magenta si presenta ai nastri di partenza del complicato girone B della Serie D con un gruppo di promettenti giovani, tra i quali moltissimi esordienti, più qualche giocatore maggiormente esperto come La Vigna, Martinez, Gatelli e Brogni per dare maggiore solidità al gruppo, sebbene l'ultimo sia stato spesso criticato per alcuni errori: «Giorgio ha un background importante, non resti nel settore giovanile dell'Atalanta per così tanto tempo se non hai le qualità. Ha avuto esperienze nel professionismo, ora sta facendo bene alla Real Calepina, così come ha dato tanto al Magenta. Per me invece è un ragazzo e un giocatore di qualità straordinarie».

L'inizio di stagione sarà comunque convincente: il Magenta conquisterà 6 punti nelle prime 3 giornate di Campionato, battendo la Folgore, che terminerà la sua stagione ai play-off, e la futura vincitrice Ospitaletto, mentre cederà il passo nel mezzo ad un Desenzano che chiuderà invece terzo. Successivamente arriverà qualche comprensibile passo a vuoto, un normalissimo momento di flessione a livello di punti per una neopromossa che doveva ancora trovare stabilità all'interno di una categoria difficile e dalla quale mancava da molto tempo, mentre le prestazioni, invece, saranno sempre ampiamente positive.

LA VARESINA E LE PRIME PREOCCUPAZIONI: LA SLIDING DOOR DEL MAGENTA

Tra la gioia sfrenata dei tifosi, i complimenti degli addetti ai lavori per il gioco espresso, e la fiducia generale per il terzo risultato utile consecutivo, dopo il già citato successo casalingo sul ChievoVerona e il pareggio esterno sul complicato campo di Sant'Angelo, comincia a serpeggiare una nuvola nera carica di preoccupazione. Un presagio negativo, che purtroppo per Magenta diventerà profetico: sì, perché se il successo netto contro la quotata Varesina di Spilli garantisce ai gialloblù la salvezza virtuale al termine del girone d'andata, Lorenzi sa però che la strada per la salvezza è ancora lunga e, anzi, forse ancor più impervia rispetto a quella del girone d'andata. Inedito l'aneddoto che l'ex San Michele racconterà: «Dopo la partita ho chiamato il DS e gli ho detto che saremmo dovuti intervenire sul mercato e avremmo dovuto acquistare una punta e lui era d'accordo con me. Sapevo che non potevamo andare avanti così, credevo che il girone di ritorno sarebbe stato tutto un altro campionato e così era stato. Degli sforzi e delle richieste che facevamo io e il DS alla società importava poco: io e lui siamo stati lasciati soli assieme ai ragazzi. Tornato a casa, parlai di questa situazione con mia moglie».

Vista la situazione e i problemi fiutati da Lorenzi, saranno in molti tra familiari e amici a consigliargli di rassegnare le dimissioni in quel mese di dicembre e di cercare magari un progetto più stimolante, proposta allora respinta con fermezza dal tecnico, che si era prefissato di raggiungere strenuamente e con coraggio l'obiettivo finale: «Eravamo in una posizione di classifica che ci avrebbe garantito la permanenza in categoria, visti gli ultimi risultati avevo pensato di potercela fare ottenendo risultati utili anche nel ritorno. E soprattutto, non avrei mai abbandonato i miei ragazzi. Mi ero fatto ingolosire da un obiettivo che ritenevo tutto sommato alla portata, per quanto consapevole di tutte le difficoltà che avremmo affrontato».

La lungimiranza del direttore Salese riuscirà a gennaio ad assicurare al Magenta una punta di assoluto spessore come l'ex Udinese e Portogruaro Gerardi, che va a completare un reparto offensivo rinforzatosi a dicembre anche con l'arrivo dell'esperto Mazzarani, ex Modena e Novara, tra le altre, e con una buona esperienza in Serie A proprio con la maglia dei piemontesi, autentico punto di riferimento del Magenta grazie al suo carisma e alle sue indiscutibile qualità. L'esperienza in gialloblu del centravanti, però, sarà destinata a durare poco: complice anche qualche problema di natura fisica, il bomber non riuscirà a lasciare il segno nell'Alto milanese, totalizzando appena 7 presenze in 509 minuti complessivi prima di ricevere il benservito da parte della società.

Una decisione che per nulla piacque a Lorenzi: «Quando Gerardi è arrivato fisicamente non era ancora in condizione ma lo stavamo recuperando ed ero convinto potesse darci una grande mano. In un reparto offensivo dove giocavamo con diversi under, lui avrebbe portato esperienza e ulteriore qualità. Sono andato in difficoltà, perché la società prima ci permette di prendere una punta per poi rescindergli il contratto con il saldo dell'intero ingaggio». Saranno soltanto 33 le reti segnate dal Magenta nel corso della stagione: una squadra certamente bella e divertente da vedere, ma che ha poggiato tutto il peso del suo attacco, specialmente nel corso del girone di ritorno, sulle giovani punte Toldo e Valmori, entrambi esordienti, e sul contributo offerto dall'esterno Mascheroni, messosi in luce come uno dei più promettenti esterni di tutta la categoria.

Il Magenta che aveva convinto e brillato nel corso del girone d'andata, ottenendo vittorie importanti contro, tra le altre, Ospitaletto, Folgore Caratese e Varesina, fermando sul pareggio la Pro Palazzolo, comincia a partire dal mese di gennaio a sfaldarsi lentamente. Una crisi che va a intaccare non tanto il piano del gioco, quanto la continuità di risultati, con il solo pari esterno contro la Pro Sesto come unico tentativo di respiro tra 8 sconfitte rimediate nelle prime 9 gare del girone di ritorno. La partita più pesante, però, resta il ko interno per 1-5 con la Casatese Merate: «Secondo me questa gara è stato un altro spartiacque per la nostra stagione e penso sia stata l'unica partita in cui ho visto i ragazzi lasciarsi un po' andare dopo essere passati in svantaggio. A fine partita ho incontrato il presidente, che mi disse: "Lei è dimissionario". Io però ho rifiutato per non abbandonare i miei ragazzi e per l'attaccamento verso la maglia, non certo per i soldi».

A gennaio, invece, Lorenzi si era ritrovato privato di due figure rimastegli sempre accanto, quali il suo vice Alex Ferrero e del preparatore atletico Diego Scirea: «Diego era un bravissimo ragazzo, oltre che un professionista molto preparato. Ha grande esperienza, ha lavorato tra i professionisti a Lecco e quando ho saputo che non sarebbe rimasto da loro gli ho telefonato e l'ho convinto a seguirci a Magenta. Nell'anno in cui salirono in B lui vinse il premio di miglior preparatore atletico della Serie C. Stava svolgendo un ottimo lavoro, è stato mandato via senza motivo e non è stato nemmeno sostituito. Prima degli allenamenti arrivavo spesso due ore prima al campo e nell'organizzare e gestire le sedute ero solo con il preparatore dei portieri, Dario Caglioni, che vorrei ringraziare per la vicinanza e per avermi aiutato in ogni momento difficile. Vorrei dire lo stesso anche per Mazzarani, più di un semplice giocatore: quando avevo bisogno c'è sempre stato per me»

I PROBLEMI DI NATURA LOGISTICA E LA GESTIONE DEI MOMENTI DIFFICILI

In un infinito mare di difficoltà, Lorenzi ha sempre potuto contare sulla presenza del direttore Salese e su un gruppo di ragazzi straordinario, come lui stesso ci tiene a sottolineare. Il tecnico, poi, evidenzia anche alcuni problemi di natura logistica che hanno influenzato la stagione del ritorno in Serie D: «Ci siamo allenati prima a Parabiago, poi a Inveruno e infine su un campo a 7 di Magenta. Ma stiamo scherzando? Questa società, a mio avviso, ha un'organizzazione inadeguata per questa categoria. Durante l'anno sono passati da noi circa 40 ragazzi. Molti sono stati ceduti perché bisognava liberare spazi in appartamento, altri sono stati invece mandati via senza alcun motivo, come Gilles o Coulibaly, mentre, sempre nell'ottica del risparmio, a Capaldo è stato rescisso il contratto subito dopo l'infortunio».

La forza d'animo di colui che fu l'artefice del miracolo Serie D lo porterà a tenere il gruppo compatto, concludendo discretamente il girone di ritorno: un crescendo di gioco e risultati senza alcun dubbio rispetto allo sciagurato inverno ma che, complice i risultati degli altri campi, impedirà al Magenta di salvarsi. «Anche se siamo retrocessi io vedo diversi lati positivi del nostro lavoro. Abbiamo sicuramente fatto delle scelte sbagliate e non dovevamo trovarci a dipendere dagli altri all'ultima giornata di campionato: sicuramente, però, vedere come è maturato il risultato del Crema e il loro gol all'ultimo secondo ci lascia tanto rammarico».

L'IDEA DI GIOCO

Allenatore dotato di grande conoscenza tecnico-tattica, Lorenzi è un tecnico che si ispira in particolare alla filosofia calcistica spagnola, facendo in particolare riferimento ad alcuni aspetti della rivoluzione calcistica operata da Guardiola e poi seguita da altri tecnici iberici come ad esempio Luis Enrique. Nel corso degli anni, infatti, Lorenzi ha saputo valorizzare in maniera considerevole diversi centrocampisti o pedine del reparto avanzato: da centrocampista quale era, abituato a mandare in rete le sue punte con lanci illuminanti e a costruire gioco con il genio del regista, Lorenzi ha mantenuto le stesse caratteristiche anche in panchina, mettendo sempre i suoi attaccanti nelle condizioni migliori di rendere, come dimostrato dall'esplosione di Doria al primo anno di Magenta dopo annate difficili, dal lavoro svolto con Avinci o l'esplosione del giovane Mascheroni l'anno scorso, accompagnata dalla verve del ritrovato Andrea Toldo dopo un semestre incolore alla Pro Sesto. «Con me gli attaccanti si sono sempre divertiti», ricorda il trevigiano con un sorriso.

Da sempre fautore della difesa a 4, nel corso della scorsa stagione Lorenzi si affiderà principalmente ai collaudati 4-3-1-2 e 4-2-3-1, con squadre corte e compatte in fase di non possesso e capaci di partecipare attivamente con tutti gli 11 alla proposizione. Tuttavia, a partire dalla seconda parte di anno, Lorenzi comincerà a ricorrere al 3-5-2, comprendendo che, alla luce degli elementi e delle caratteristiche della rosa a disposizione, fosse quella la soluzione tattica in grado di meglio esaltarne le caratteristiche: «Pensavo che in questo modo alcuni giocatori avrebbero potuto rendere meglio. In difesa, ad esempio, aveva Gatelli: peccava un po' in marcatura e dunque, spostandolo al centro della difesa affiancato da due braccetti che dovevano tenere l'uomo, avrebbe potuto partecipare maggiormente all'impostazione del gioco, cosa in cui lui era molto bravo. Tecnicamente aveva veramente doti straordinarie per un centrale, era un glaciale rigorista e gli piaceva costruire: me lo ricordo positivamente, anche perché, dietro al giocatore, c'è un bravissimo ragazzo».

Importante è sempre stato inoltre il contributo offerto dai centrocampisti in fase offensiva: il 4-2-3-1 di Lorenzi facilita infatti l'avanzamento del play, permettendogli di concludere dalla distanza o di inserirsi in area al momento della conclusione. Giocatori come il talentuoso Jordan Pedrocchi, che per Lorenzi «nulla c'entrava con la categoria. Giocatore e uomo straordinario»Nicholas La Vigna e Grandinetti lo scorso anno, hanno sempre trovato gli spazi per sfruttare le proprie doti balistiche o rifinire le azioni. Inoltre, l'utilizzo di tal modulo ha valorizzato anche giocatori terzini di gamba e tecnica come Brogni: coloro che lo criticano, infatti, dimenticano che nelle 21 presenze col Magenta l'ex Ponte San Pietro ha realizzato un gol e fornendo tre assist, risultando spesso decisivo come nel caso dello scontro salvezza con l'Arconatese, dove fu lui a premiare un geniale lancio del citato La Vigna con un'azione da manuale conclusasi con l'assist per il pari di Toldo. Il futuro? Lorenzi attualmente si dedica alle sue attività imprenditoriali. Ma un pensiero al calcio va sempre: «Sono stato per tanto tempo dentro quel mondo, sarei ipocrita se ti dicessi che non mi manca. Tornerò ad allenare solo se mi chiama un progetto stimolante; altrimenti, mi godo la mia famiglia, i miei amici e il lavoro».

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