Serie D
15 Dicembre 2025
CHIEVOVERONA SERIE D - Fabrizio Cacciatore era arrivato a Verona la scorsa estate dopo aver allenato il Treviso nel campionato precedente
L’orologio segna le 17:47 quando, nel quartier generale del Centro Sportivo Bottagisio, il telefono vibra una volta di troppo: è la notifica del comunicato che azzera le certezze del giorno prima. La panchina dell’AC ChievoVerona è vacante. La società saluta l’allenatore Fabrizio Cacciatore con parole misurate e di riconoscenza, ma il messaggio è chiaro: si volta pagina. Per una squadra costruita per stare in alto in Serie D, l’istante dell’annuncio non è solo un cambio di guida tecnica: è un test di maturità per un progetto che, da 2 stagioni, ha promesso di riportare il «Chievo che fu» al centro della scena calcistica.
CONTESTO: COME CI SI ARRIVA
Per comprendere la portata della scelta, bisogna ripercorrere alcune tappe chiave della rinascita clivense e della stagione in corso. 1) Il ritorno del nome storico. Dopo l’acquisizione del marchio e una consultazione con circa 800 soci, l’ex FC Clivense ha completato nel maggio 2024 la transizione al nome AC ChievoVerona, mantenendo i colori bianco-azzurri come ponte con l’esperienza recente. Una scelta identitaria, fortemente voluta dal presidente onorario e direttore sportivo Sergio Pellissier, che ha ridato slancio e visibilità a un progetto già radicato nel territorio. 2) L’estate 2025 e il nuovo corso tecnico. Il 31 luglio–1 agosto 2025 il club ha ufficializzato Fabrizio Cacciatore come allenatore della Prima Squadra, subentrando a Riccardo Allegretti (dimissionario per motivi familiari). Il comunicato societario salutava il ritorno del «figlio calcistico», quasi 100 presenze in gialloblù da calciatore, e attribuiva alla sua «visione» la coerenza con le ambizioni del club.
I NUMERI SUL CAMPO
1) L’avvio brillante. Dopo le prime 9 giornate, il ChievoVerona era in vetta al Girone B con 5 punti di margine sul terzetto Villa Valle–Folgore Caratese–Brusaporto e 8 sul Milan Futuro. «Fuga? Non abbiamo fatto nulla. È ancora presto», frenava lo stesso Cacciatore, consapevole della lunghezza del campionato e delle insidie di una categoria che non perdona cali di tensione. 2) I primi segnali d’allarme. Contro il Milan Futuro (match di cartello del 21 settembre 2025) la squadra si portò avanti di 2 gol ma subì la rimonta fino al 3-2 finale, episodio che, a distanza, ha fotografato uno dei difetti più insidiosi: la gestione dei momenti della partita. 3) La crepa casalinga. A novembre, il ko interno per 0-3 con il Brusaporto e, più in generale, un rendimento altalenante al “Nereo Rocco”/Olivieri hanno reso evidente una frizione tra dominio territoriale e protezione dell’area: «In casa le squadre si chiudono, ci espongono a ripartenze: dobbiamo migliorare», ammetteva Cacciatore alla vigilia di Chievo–Varesina. Poi il ko interno con l'AC Leon dell'ultimo turno ha fatto il resto.
COSA RESTA DEL LAVORO DI CACCIATORE
Al netto della brusca interruzione, il lavoro di Cacciatore consegna alla società una base tecnica non trascurabile. 1) Struttura e principi. Il 3-5-2 (o sue varianti) ha dato una piattaforma riconoscibile: linee corte in non possesso, uscita palla con braccetti coinvolti, ricerca sistematica degli half-spaces in rifinitura e un attacco dell’area che, quando servito in velocità, ha esaltato terminali come D’Este e la mobilità degli esterni. Le criticità hanno riguardato più la riaggressione dopo palla persa e la protezione della profondità con squadra lunga. 2) Crescita individuale. Alcuni profili, dagli esperti Uggè e Pisano ai rientri di elementi come Paloschi, sono stati valorizzati in step differenti della stagione, con un mix di leadership e “saper stare nella categoria” che resta patrimonio dell’organico. 3) Mentalità competitiva. Le quattro vittorie esterne consecutive di fine novembre con una sola rete subita hanno dimostrato che il gruppo aveva trovato un’identità da trasferta affidabile. Trasferire quel rendimento allo stadio di casa sarà il primo obiettivo del successore.
LA DIMENSIONE DEL PROGETTO DOPO L'ESONERO
L’AC ChievoVerona non è solo una squadra di Serie D: è un progetto identitario che ha riportato al centro della città un’idea di calcio sostenibile e partecipato. L’iniziativa “Chievo is Back”, presentazione pubblica, ritorno al Bottagisio, apertura agli stakeholder cittadini, ha ricucito un rapporto emotivo interrotto nel 2021. 1) Il valore della governance. La presenza di figure come Pietro Laterza (presidente), Luigi Tavernise (vicepresidente e AD) e Sergio Pellissier (presidente onorario e DS) ha garantito una catena decisionale definita. La scelta dell’esonero, nella sua tempistica e nella sua asciuttezza, conferma un modello gestionale che privilegia la responsabilità sui risultati, senza personalismi. 2) La visibilità mediatica. Nell’ecosistema della D il ChievoVerona porta con sé un retaggio da 17 stagioni di Serie A e un’attenzione nazionale che raramente tocca la categoria. Ogni decisione, dunque, ha un’eco superiore: governarla con comunicazioni chiare e con una strategia tecnica leggibile sarà decisivo nelle prossime 2-3 settimane.
EPILOGO PROVVISORIO
L’esonero di Fabrizio Cacciatore non cancella quanto di buono è stato imbastito in questi mesi, ma impone un’accelerazione nella fase due del progetto. La Serie D è un campionato spietato e al momento vede la squadra lontana 5 punti dalla Folgore Caratese: chi rallenta nel momento sbagliato rischia di ritrovarsi inghiottito dal gruppo. Per il ChievoVerona, con una storia che spinge e una città che aspetta, la sfida è trasformare un taglio netto in un nuovo inizio. La scelta della prossima guida tecnica e la capacità di aggiornare, senza stravolgere, i principi di gioco diranno se la scossa in panchina sarà ricordata come il passaggio obbligato sulla strada del riscatto.