Serie C
23 Dicembre 2025
ASTI SERIE D - Camillo Cascino era stato ingaggiato la scorsa estate dopo alcuni anni al San Domenico Savio Asti in Eccellenza
Il rumore più forte è stato il silenzio. Allo stadio «Censin Bosia» la sera di domenica 21 dicembre, dopo l’ennesimo colpo incassato, non s’è alzato un coro ma una pausa: quella di una squadra che scende negli spogliatoi con lo sguardo vuoto e quella di una città che capisce che qualcosa deve cambiare. Il tabellone resta impietoso (1-2) e il nome che punge è Club Milano, avversario diretto per la salvezza. Il giorno dopo, la decisione: A.S.D. Asti e Camillo Cascino si separano «consensualmente». Un epilogo maturato a freddo, figlio di una crisi misurabile in cifre e classifica, ma anche di segnali che da settimane correvano sotto pelle: prestazioni spezzettate, 6 sconfitte in 7 partite, la sensazione di una squadra che non riesce più a invertire la rotta.
UNA SCELTA DENTRO I NUMERI: UN PUNTO IN 7 PARTITE
Non è un fulmine isolato. La società ha letto una tendenza: 1 punto nelle ultime 7 giornate è un peso che attira verso il basso anche le strutture più solide. La sconfitta con il Club Milano è arrivata nello scontro diretto che chiudeva il girone d’andata e ha certificato la caduta in terz’ultima posizione nel Girone A di Serie D. Margine ridotto, quasi simbolico, sulla retrocessione diretta, mentre la zona playout si fa habitat obbligato. Le parole del comunicato, «decisione maturata a posteriori della partita… a causa della precaria posizione in classifica», non lasciano spazio a letture divergenti: serviva un contrappeso immediato per ridare equilibrio a una stagione che si stava inclinando.
LO SNODO DEL MATCH: ASTI-CLUB MILANO 1-2
Il campo ha scritto una trama essenziale. Al 57’ il Club Milano passa con Di Nella; l’Asti ha la forza di reagire con Chillemi al 72’, ma il colpo del ko porta la firma Dell’Acqua al 77’. Non è tanto la cronaca secca a fare la differenza, quanto ciò che suggerisce: la difficoltà dei biancorossi a reggere i momenti emotivi delle partite, la fragilità nelle transizioni e, soprattutto, l’incapacità di capitalizzare la spinta del proprio stadio. Il dettaglio che racconta il clima è arrivato già alla vigilia della decisione: silenzio stampa e sguardi bassi, mentre sul prato restava l’eco delle occasioni sprecate e di un portiere avversario, Stucchi, capace di interventi determinanti nel finale.
L'ATTO UFFICIALE: SEPARAZIONE CONSENSUALE E RINGRAZIAMENTI
Il comunicato dell’A.S.D. Asti è asciutto ma eloquente: separazione consensuale con mister Camillo Cascino, ringraziamenti per l’impegno e l’augurio di un futuro prospero. È il lessico delle società quando prevale la necessità: chiudere con rispetto, senza strappi, per non disperdere energie nel momento in cui servono tutte sul campo e nello spogliatoio. La sosta natalizia offre una finestra temporale preziosa: qualche giorno per scegliere, installare idee nuove e fissare una rotta chiara prima che il calendario ricominci a correre. Ecco il testo del comunicato: «La società A.S.D. Asti comunica la separazione consensuale da mister Camillo Cascino. La decisione è maturata a posteriori della partita contro il Club Milano a causa della precaria posizione in classifica. Si ringrazia l’allenatore per l’impegno profuso durante questi mesi di lavoro sulla panchina biancorossa e gli si augura un prospero futuro sportivo. A breve sarà annunciata la nuova guida tecnica».
IL PROFILO DI CASCINO: DALL'ANNUNCIO ESTIVO ALLA STRETTA INVERNALE
La storia tra Cascino e l’Asti era iniziata in estate, con un profilo tecnico preciso: curriculum nel settore giovanile del Torino F.C. e per anni tra Eccellenza e campionati minori, occhio per la valorizzazione dei giovani, staff strutturato, una vocazione al gioco posizionale. Un progetto definito, annunciato pubblicamente il 1° luglio 2025, con aspettative calibrate ma presenti: migliorare la proposta di gioco, dare continuità di prestazioni, valorizzare un nucleo giovane guidato da figure esperte. Nel cammino, non solo ombre. In Coppa Italia di Serie D, i biancorossi hanno toccato un traguardo storico con l’accesso agli ottavi di finale, testimonianza che un’identità si era intravista e che il gruppo sapeva riconoscersi in un piano partita. Ma il campionato ha posto domande impietose e ripetute: concretezza, gestione dei vantaggi, tenuta mentale. Le risposte non sono arrivate con regolarità, e la classifica, giudice sempre presente, ha finito per dettare la sentenza.
UNA RIPARTENZA SENZA SLOGAN
La cronaca di queste settimane non chiede slogan ma scelte. L’Asti ha preso la prima: cambiare allenatore. La seconda sarà la nomina del successore con un’idea chiara e immediatamente trasferibile. La terza, la più importante, passa ogni domenica dal campo. Il campionato ha appena varcato l’inverno: c’è tempo per rimettere le cose al loro posto, ma non c’è tempo da perdere. Il 4 gennaio c’è già un Gozzano che non aspetta. In fondo, lo stadio ha mandato un messaggio già nella notte del 21 dicembre e del 1-2: non rumore, ma silenzio. È il rumore che arriva dopo, quello di una squadra che torna a correre insieme, a fare la differenza. Se la salvezza è una somma di dettagli, il nuovo ciclo dell’Asti comincia proprio da qui.