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Pavia, il paragone con il Varese... non s'ha da fare

Pavia, il paragone con il Varese... non s'ha da fare
Quanto è dura ripartire. Se ti chiami Pavia, poi, dev’essere complicato all’ennesima potenza. Dopo l’addio dei proprietari cinesi (Xiadong Zhu) già durante lo scorso campionato, il mancato accoglimento in Serie D quando la squadra si stava già allenando in ritiro (con il conseguente addio del tecnico Aimo Diana e di buona parte del gruppo), Pavia ripartì dall’Eccellenza. Creando malumori alle altre società del girone A, decise a “farsi sentire” dopo che già lo scorso anno venne catapultato dai professionisti il Varese, con i biancorossi autentici dominatori del campionato passato.   Pavia come Varese? Nemmeno per scherzo, le analogie si fermano soltanto al blasone delle due squadre ed al fatto che sia l’Eccellenza la categoria “scelta” per voltare pagina e provare a tornare grandi. Per il resto però… Nulla contro la squadra che il tecnico Francesco Buglio sta plasmando: i risultati, pur a stento, tutto sommato ci sono visto che Mangiarotti e compagni al momento sono ancora imbattuti, occupano il quarto posto in classifica a tre lunghezze dalla vetta e hanno conquistato i quarti di finale in Coppa Italia. Eppure… L’1-0 sul Brera (tutt’altro che una big) ha messo in mostra tutta la fatica che Pavia ha dovuto fare per portare a casa i tre punti.   Il motivo? L’ha affermato proprio il tecnico Buglio nel recente passato: Pavia è incompleto e ancora lontano da una condizione fisica accettabile. D’altronde, è sotto gli occhi di tutti come la rosa sia stata integrata soltanto a stagione in corso. Ad Orzinuovi, alla “prima” in Coppa Italia, soltanto sedici a referto con un ’99 e un 2000 in panchina e i soli Mangiarotti, Rescio e Simoncini ad alzare una bassissima età media. Successivamente ecco i rinforzi: Barabino, Fogacci e Lepre in difesa, Chiaria in attacco. Ma proprio mentre Pavia si rinforzava, ecco i primi scricchiolii societari: perché il direttore sportivo Massimo Londrosi parlava di Aquaro e Soncin, mentre Giacomo Brega portava in dote al Pavia proprio Chiaria.   Lo scontro infinito all’interno della società è tema attuale: prima la tregua tra le varie componenti societarie prima della guerra scoppiata nuovamente dopo Pavia-Ardor Lazzate quando furono costretti ad arrivare i carabinieri (chiamati in realtà solo per ritirare l’incasso) successivamente ad un diverbio tra la presidentessa Rasparini e il direttore sportivo. Ormai ex, visto che il consiglio d’amministrazione ha di fatto “licenziato” Londrosi (che rimane comunque nel Cda) con il ruolo di direttore sportivo assunto proprio da Giacomo Brega. Il quale, nei giorni appena passati, ha attaccato Londrosi colpevole di aver allestito una squadra troppo costosa. Il futuro? L’obiettivo resta quello di vincere l’Eccellenza, trovando investitori in vista della Serie D, anche se a dicembre le sensazioni portano al taglio di qualche big, soprattutto nel reparto arretrato.   E i tifosi? Stanchi. Dopo tanti anni di sofferenze e prese in giro ci si aspettava una ripartenza fatta soprattutto all’insegna della trasparenza. Le posizioni in ogni caso sembrano chiare, visto che anche i supporter del Pavia hanno ormai voltato le spalle a Londrosi, reo di promettere l’imminente arrivo di nuovi investitori ma che a conti fatti… Certo è che i cori “Siamo solo di passaggio” e “Forza Pavia, portaci via, da questa m**** di categoria” potrebbero essere vani. Più volte al “Fortunati” i tifosi più caldi hanno chiesto chiarimenti alla società riguardo al futuro. Proprio il “Fortunati”, lo stadio da Lega Pro il cui manto erboso però sembra più uno dei tanti campi di periferia.   Per chi si fosse scordato il Varese dello scorso anno: una rosa sulla carta fortissima dimostratasi tale anche all’atto pratico; investimenti anche durante il mercato di dicembre (arrivò Piraccini) quando il campionato era praticamente già in cassaforte ma si pensò che era meglio prevenire i muscoli di Marrazzo e Giovio; una società capace di remare tutta nella stessa direzione (o comunque in grado di non fare uscire i problemi) e un Franco Ossola dodicesimo uomo in campo e in grado di essere fattore anche in trasferta (mille, almeno, i tifosi biancorossi al seguito della squadra e non soltanto nella vicina Solbiate Arno). Paragoni? Se volete continuare a farli…
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