Eccellenza Femminile
20 Dicembre 2022
Dovera è un comune della provincia di Cremona che non arriva a quattromila abitanti. Qualche cinefilo lo conosce perché nel 1985 fu ambientazione del film con Celentano e Pozzetto “Lui è peggio di me”, con la celebre scena del Cowboy Roy («Sei del Texas? No, di Gallarate…»). Oggi, però, se dici Dovera pensi al giallo e al nero di una società che è tra le migliori piazze di calcio femminile a livello lombardo.
Prima squadra in Eccellenza, unica antagonista della corazzata Monterosso, nessuna sconfitta e nella stanza dei trofei proprio lo scalpo delle bergamasche. Un ruolino di marcia atteso? «Abbiamo sicuramente rinforzato la squadra - analizza il direttore generale Rocco Sales - eravamo sicuri di poter fare un campionato tra le prime tre o quattro, ma non ci aspettavamo che a dicembre si configurasse già lo scenario di una lotta a due. Noi abbiamo delle giocatrici di categoria superiore (pensiamo a Seveso, o Gatti, solo per dirne un paio -ndr-), ma ci sono tante squadre di valore».
Una delle tantissime esultanze post partita della Prima Squadra
I sorrisi in casa Doverese sono tuttavia anche quelli dell’altra squadra iscritta ai campionati FIGC, e cioè l’Under 17 allenata da Francesco Protasi, seconda in classifica dietro soltanto al Milan, e capace di fare quattro punti nel doppio confronto con una squadra di Serie A come la Cremonese. «Questo è un gruppo che abbiamo preso 5-6 anni fa, quando il Mozzanica ha cessato l’attività sulle giovanili. Da allora sono sempre rimaste con noi e sono cresciute di stagione in stagione. Pur essendo giovani, perciò, hanno alle spalle una formazione solida, cosa che nel calcio femminile non è per nulla scontata».
Con 28 punti in 12 partite la Doverese è ancora in corsa per qualificarsi alla fase interregionale primaverile, destinata per dna alle formazioni professionistiche. Questa formula dei campionati convince? «È una buona modalità, sicuramente un passo avanti rispetto al passato visto che anche chi non passa ha la possibilità di misurarsi poi in ambito regionale; e dà la possibilità anche a qualche società dilettante di provare l’exploit. Vero anche che probabilmente avrebbe più senso che le formazioni prettamente professionistiche avessero un campionato tutto loro fin dall’inizio. Così eviterebbero di “perdere” quattro mesi giocando partite che non hanno molto senso».
Anche perché ora anche il femminile dovrebbe avere una struttura paragonabile a quella del maschile, in termini di status. «Esattamente, anche se credo che l’avvento del professionismo sia argomento delicato, che rischia di andare a creare una spaccatura ancora maggiore su chi ha più risorse o anche solo visibilità, rispetto a società che da tanti anni dedicano sforzi e investimenti al calcio femminile».