Silvio Berlusconi dal 1986 al 2015 per il Milan ha speso complessivamente 865,47 milioni. La cifra sborsata nel 1986 per acquistare il Milan: 6 miliardi di lire. La Fininvest per l’aumento di capitale versò 25 miliardi. Dopo lunghe trattative che hanno coinvolto più gruppi finanziari asiatici, il presidente rossonero ha deciso di chiudere col consorzio Sino-Europe Investment Management Changxing Co.Ltd per 740 milioni di euro, comprensivi dei 240 milioni di debiti. Il coordinatore del consorzio ha detto: «Abbiamo scelto il Milan per la sua gloriosa storia che permette alla Cina di sviluppare il calcio sia a livello culturale sia a livello di business». Nel gruppo degli acquirenti con una quota del 10% (74 milioni) c’è il fondo di Stato Haixia Capital, una garanzia di serietà in più, visto che è la prima volta che una società di proprietà statale partecipa all’acquisto di una squadra di calcio di grande risonanza. Oltretutto il presidente del governo ha precisato: «Siamo molto contenti che il nome della nostra città sia collegato all’acquisto del Milan». Il governo di Pechino ha assicurato sostanziosi aiuti alla cordata che acquisterà il Milan. Si profila un grosso business, tanto più che è intenzione del consorzio promuovere in Cina un azionariato popolare e se si considera che il territorio asiatico può contare su 200 milioni di praticanti i numeri possono essere notevoli. Nel contratto la Sine Sport Investment ha assunto l’impegno di stanziare per il mercato 350 milioni in tre anni di cui 100 alla chiusura del closing. Un affare da 1 miliardo e 100 milioni di euro. Berlusconi sarà presidente onorario del nuovo Milan. Intanto l’operazione sta riscuotendo grande successo in Cina, i media infatti riservano molto spazio a tale iniziativa. Il presidente della Sino Sports Yonghong ha comunicato anche il nome del Direttore Escutivo: Han Li, manager affermato con esperienza in Europa e in Cina negli investimenti di capitali, da sempre tifoso del Milan e uomo di calcio visto che nel 2002 ha giocato nelle giovanili di una squadra svedese. Dopo la firma del closing, la holding che controllerà il Milan si chiamerà Rossoneri Sports. Marco Fassone, advisor dei cinesi che già collabora con Galliani, verrà nominato amministratore delegato e direttore e generale. In Inghilterra l’Aston Villa è stato acquistato al 100% dalla Tony Xia Jiantong, il Birmingham dalla Carson Yeeung, il Wolverhampton dalla Fosun International Limited, il West Bromwich per l’88% è di proprietà Yunyi Guokai (Shanghai) Sports Development Ltd. Mentre il 13% del Manchester City è stato acquistato dalla CMC Holdings. Altra particolarità delle 20 squadre della Premier League: 14 sono di proprietà di imprenditori stranieri (6 statunitensi, 2 russi, 1 iraniano, 1 Emirati Arabi Uniti, 1 italiano, 1 svizzero, 1 tailandese, 1 cinese). Il quindicesimo potrebbe essere l’egiziano Assem Allam, proprietario dell’Hull City ma che dal 1968 è residente nel Regno Unito. In Spagna il 100% del Granada è passato ai cinesi del Desports, il 20% dell’Atletico Madrid a Dalian Wanda Jianlin, il 45% dell’Espanyol al Rastar. In Olanda il 100% del Den Haag è della United Vansen International Sport Co. In Repubblica Ceca il 60% dello Slavia Praga è della CEFC China Energy Company. In Francia il Sochaux è al 100% di Ledus mentre l’80% del Nizza è del gruppo Chien Lee e Alex Zeng. Recentemente un gruppo di investitori cinesi del fondo IDG Capital Partners ha rilevato il 20% del Lione per un cifra di 100 milioni di euro. Per avere un’idea più precisa, in Europa ben 11 club di calcio (4 inglesi, 1 spagnolo, 1 olandese, 1 Repubblica Ceca, 2 in Italia e 2 in Francia) sono proprietà di cinesi, mentre altri 4 (1 inglese, 1 francese, e 2 spagnoli) hanno ceduto quote di minoranza. Non solo nel calcio. I cinesi hanno acquistato alcune grandi aziende: la Pirelli per 7 miliardi di euro arrivati dal Governo cinese mentre Dalian Wanda Group per rilevare Infront Sport e Media ha versato oltre 1,05 miliardi di euro. La Volvo è stata invece acquistata dalla cinese Geely per 1,8 miliardi dollari.
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