06 Ottobre 2016
L'accoppiata suona come una coppia di centravanti dal sapore cino-milanese. Moratti-Suning, braccio e mente di un'Inter che vuole riprendere a marciare. Se ne è parlato con insistenza alla vigilia della trasferta a Roma, vista l'ammissione dell'ex presidente riguardo a un possibile ritorno in sella. L'Inter, per Moratti, è l'amante da cui non si riesce a staccarsi. Con pregi e difetti che possono derivare da un sentimento così forte, perché da imprenditore si soffre di meno che da presidenti di un grande club di calcio in Italia. Non si deve rispondere di quel che accade, le decisioni spettano ad altri, ma se poi la barca fatica a restare in piedi si passa il lunedì influenzati dalla rabbia interna che ogni vero tifoso vive davanti al bancone del bar. Forse questo sta spingendo l'inquilino di Palazzo Saras a valutare con attenzione la proposta di Suning. Che alla proprietà cinese serva un uomo di raccordo è palese. Nessuno tra i dirigenti asiatici conosce il mondo italiano come Moratti, eccezion fatta per il vice-presidente Javier Zanetti, comunque espressione del ciclo passato e da sempre legatissimo alla famiglia del petroliere. Per quanto possa essere sveglio, Steven Zhang non è il profilo che può affrontare certe tematiche più strettamente legate al campo. Serve una fusione di idee e di forze. Come due attaccanti di grande impatto, ma traslati ai piani dirigenziali, in grado di agire assieme per sopperire alle reciproche lacune. Moratti, come è diventato palese al momento della cessione a Thohir, non ha la forza d'urto economica che Suning può e vuole garantire. I tempi dei novanta miliardi di lire per Vieri sono lontani, ora quel che può dare è la passione e il legame con una piazza che non ha dimenticato i trionfi del decennio scorso e a quelli vuole tornare ad aspirare. Se alla sua conoscenza si unisce un portafoglio come quello degli asiatici, la miscela può diventare esplosiva. Farebbe comodo, per ragioni di immagine e quindi di appeal presso nuovi sponsor e investitori, una campagna europea differente da quella finora affrontata. L'avvio in Coppa è stato un disastro e questo non aiuta. Due sconfitte nette, nel risultato e nella prestazione, con poche attenuanti. Che si sia o meno d'accordo con il pugno duro utilizzato da De Boer nelle dichiarazioni post-Sparta, la sostanza del pensiero è corretta: gol come quelli subiti giovedì scorso sono da dilettanti allo sbaraglio.