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Il rivale di Tavecchio è il premier Renzi

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Carlo Tavecchio intervenuto con Luca Pancalli alla presentazione del "Quarta categoria"

Non bisogna essere accaniti lettori di giornali per sapere che questi sono giorni difficili per il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio. Una serie di servizi del quotidiano “La Verità”, fondato e diretto da Maurizio Belpietro, lo hanno messo nel mirino parlando di tangenti e conti svizzeri. Io, per rispetto della persona e del suo ruolo, mi fermo qua. Se la notizia fosse nostra, così come le testimonianze, non esiterei ad andare a fondo per sviscerare ogni aspetto, cercando di scoprire dove stanno le responsabilità. Ma, trattandosi di un’inchiesta altrui, non è mia intenzione accodarmi a quanto deve essere ancora dimostrato. Tavecchio, in questa prima fase, aveva un solo modo per difendersi: promettendo, o minacciando, querele a chi avesse leso la sua onorabità. Chi mi conosce sa che non ho mai risparmiato critiche a Tavecchio. Sa anche che lo considero un affossatore del mio progetto sul calcio femminile. Sa pure che non lo trovo all’altezza del ruolo e che sono stato molto severo con lui all’epoca delle infelici uscite che lo hanno portato anche a scontare una squalifica di sei mesi in campo europeo. Tuttavia una personalità come la sua va combattuta non per via giudiziaria, ma politica. Perché, seppur sportiva, sempre di politica si tratta. Va da sé che se Tavecchio avesse violato la legge o i regolamenti dovrebbe pagare, ma in fondo io mi auguro che così non sia. Primo, perché non si augura il male a nessuno. Secondo, perché Tavecchio non ha bisogno di ulteriori inchieste - giornalistiche o giudiziarie - per essere spodestato dalla presidenza della Figc. Basta quello che ha detto, fatto in questi anni e quanto, presumibilmente, farà. Il punto è avere la forza di togliergli il potere per darlo a qualcuno di più credibile. Ma finora non si vede un’alternativa e anche chi dovrebbe pensarci sembra distratto da altre tematiche. Cosicché, se Tavecchio riuscirà a dissolvere la tempesta che adesso gli si addensa sul capo, potrà ripresentare la propria candidatura con buone possibilità di essere rieletto. L’unico antagonista che può preoccuparlo è Matteo Renzi, sempre che il premier riesca a resistere dopo il referendum del 4 dicembre. E’ da tempo, infatti, che Palazzo Chigi giudica da rottamare la classe dirigente che governa il calcio. Già all’epoca della nomina del c.t. Ventura, l’entourage renziano espresse, anche se in ritardo, qualcosa in più di una preferenza per Montella. Non aver raccolto l’invito non ha aiutato Tavecchio che a gennaio potrebbe ritrovarsi contro un candidato gradito al governo. Chi, mesi fa, ha scritto Vialli forse ha sbagliato il nome, non il profi

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